Zona umbertina (Siracusa)
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La zona umbertina, o terraferma siracusana, è il terzo quartiere storico della città di Siracusa. Corrisponde al promontorio sud di Siracusa esteso fino all'isola di Ortigia.
La zona è stata costruita durante l'espansione urbanistica sulla terraferma negli ultimi decenni del XIX secolo. Le sue strade principali sono: corso Umberto I, piazzale Guglielmo Marconi (storicamente noto come "puzzu ngegnere"[1]), viale Regina Margherita, viale Montedoro e via Malta, e ingloba quattro piccoli rioni: Borgo Sant'Antonio (in cui c'è il molo omonimo del porto grande), Carcare[2], Marinaretti e Regina. Rientrano nella zona i due ponti che uniscono Ortigia al resto della città: il ponte Santa Lucia sul lato destro del porto grande e inaugurato nel 2004, e alla sua sinistra il più vecchio ponte centrale Umberto I (ponte umbertino per i siracusani), in quest'ultimo si trovava la porta Ligne (o Ligny) demolita nel 1893 insieme alle altre fortificazioni di epoca spagnola. Della porta seicentesca, opera di Carlos de Grunenbergh, oggi rimane solo lo stemma reale di Spagna (conservato al museo Bellomo) e lo stemma del viceré Ligne (posto sulla muraglia "dei Cattivi" alla Marina). Ai lati del ponte, dagli anni settanta fino al 2015 affiancato anche dal ponte dei "calafatari"[3][4], sono ancora visibili gli antichi rivellini.
Nelle immediate vicinanze, all'interno del parco dei Marinaretti, vi era l'altro sito monumentale del castello Marieth di cui non rimane più traccia. Tra corso Umberto e piazzale Marconi, all'interno dei giardini pubblici localmente conosciuti come i villini, sono visibili i resti dell'agorà con pavimentazione e colonne dell'antica piazza. Qui si trova inoltre il foro siracusano (toponimo ancora vivo ai giorni nostri) aggiunto dai romani, i quali per raggiungerlo costruirono anche una strada romana anch'essa inglobata all'interno degli ordierni villini, e, fino agli inizi del XIX secolo, la piazza d'Armi. Cicerone nelle Verrine (II 4, 119) descrive i portici, la sede del potere cittadino (pritaneo), la meridiana di Dionigi, l'altare della Concordia e il tempio di Zeus. A nord-est del sito, si innalza il sacrario ai "caduti della grande guerra" (chiamato anche Pantheon) costruito nel 1936 e opera dei fratelli Rapisardi di Catania.