Vangelo di Filippo
vangelo apocrifo gnostico / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Il Vangelo di Filippo è un vangelo gnostico, probabilmente di scuola valentiniana, scritto in lingua copta nella seconda metà del II secolo, probabilmente da un originale in lingua greca perduto. L'attribuzione pseudoepigrafa è a Filippo apostolo. Contiene alcuni detti di Gesù, e fa particolare attenzione agli insegnamenti sui sacramenti, cui aggiunge quello della "camera nuziale".
Vangelo di Filippo | |
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Datazione | II-III secolo |
Attribuzione | Filippo apostolo (pseudoepigrafo) come indicato nel colofone del manoscritto/anonimo e non l'apostolo Filippo secondo gli studiosi[1][2] |
Luogo d'origine | Siria (Edessa?) |
Fonti | diverse ma non identificate |
Manoscritti | Codici di Nag Hammadi (codice II, trattato 3) |
Tema | sacramenti cristiani gnostici |
Andato perduto con l'estinguersi dello gnosticismo, non menzionato dai Padri della Chiesa, nel 1945 ne è stato ritrovato un manoscritto di trentacinque pagine databile al IV secolo tra i codici di Nag Hammadi (codice II, trattato 3).
La sua importanza è legata al fatto che getta luce sui sacramenti di una corrente gnostica cristiana, in particolare su quello, peculiare, della camera nuziale. Il Vangelo di Filippo è particolarmente noto presso il pubblico in quanto citato dal romanziere Dan Brown nella sua popolare opera Il codice da Vinci (2003).