Tecnologia e logistica nella seconda guerra mondiale
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Ebbero un ruolo decisivo tecnologia e logistica nella seconda guerra mondiale, sia per lo svolgimento, sia per i suoi esiti: fu dunque guerra totale, per la prima volta, anche in questi settori. Se infatti durante la Grande Guerra erano già comparse molte innovazioni, spesso a livello di prototipo, fu solo nel secondo conflitto mondiale che esse conquistarono un'importanza enorme. Ricordiamo, tra gli altri, l'aeronautica militare, con l'arma micidiale del bombardamento aereo, i carri armati, i sottomarini, la crittografia.
Anche le strutture economico-logistiche ebbero un ruolo importantissimo, insieme con le dinamiche demografiche (la consistenza delle forze armate, a fronte dei milioni di morti), per decretare la vittoria alleata: gli Alleati vinsero e l'Asse perse, almeno in parte, perché i primi avevano molte più risorse produttive, e furono in grado di trasformare queste risorse in un maggior numero di soldati e di armi rispetto all'Asse. Questo fu vero soprattutto per gli Stati Uniti, la cui economia stava uscendo da una crisi di sottoconsumo. A questo fattore macroeconomico di base si devono aggiungere due importanti innovazioni: lo studio teorico sistematico dei problemi logistici, che diede vita alla ricerca operativa, una scienza completamente nuova in grado di studiare ed ottimizzare una serie di fenomeni legati alla distribuzione, alla composizione, al carico merci eccetera.
Quanto al potenziale industriale, il vantaggio era sicuramente degli Alleati. Nel 1938, un anno prima della Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti, l'Unione Sovietica e la Gran Bretagna in totale costituivano il 60% della capacità mondiale di produzione industriale; mentre le Potenze dell'Asse raggiungevano insieme solo il 17%.[1]