Stradario di Bolzano
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Elenco delle strade di Bolzano, capoluogo dell'omonima provincia, e delle diverse circoscrizioni cittadine (Centro-Piani-Rencio, Don Bosco, Europa-Novacella, Gries-San Quirino e Oltrisarco-Aslago).
Caratteristica dell'odonomastica bolzanina è il suo essere interamente bilingue italiano-tedesco. Le forme italiane non sempre sono coincidenti con quelle tedesche, di norma più antiche: spesso nomi antichi sono stati tradotti o adattati dopo l'annessione e durante gli anni del fascismo (a titolo di esempio: la zona Am Grutzen è divenuta "Agruzzo", e conseguentemente Grutzenweg è divenuta "via Agruzzo", mentre Erbsengasse - letteralmente vicolo dei Piselli - è stato tradotto con "vicolo Erbe", il Reichrieglerweg con "via Miramonti" o la Tuchbleichgasse con "vicolo Muri", ecc.).
Già prima del 1500 vi sono copiose attestazioni documentali di nomi di piazza, riferite al centro storico di Bolzano. La piazza Erbe (Obstplatz) è testimoniata quale "am Obern Platz" (piazza superiore), la piazza Municipio (Rathausplatz) quale "Unterer Platz" (piazza inferiore), la piazza del Grano (Kornplatz) quale "Cornplatz" o "Korennplatz", la piazza della Mostra quale "auff der Muster", lo spiazzo antestante l'odierna sede comunale in via Gumer quale "Plärrer".[1]
Lo stesso vale per le strade - nei secoli XIV-XV sono attestate le odierne via Isarco ("in der gassen Eysackhpruggen"), la via Museo ("in der Fleischgassen"), la via Dr. Streiter ("Hindergass"), la via Goethe ("Hudergasse, Huderstang" e "Schustergassen"), i Portici ("vnter den Gewölben"), la via della Rena ("an dem Rayn"), la via della Roggia ("Rauschgazzen") o la via dei Bottai ("Wagnergassen").[2]
Dopo l'annessione italiana dell'Alto Adige nel 1919/20, l'odonomastica cittadina di Bolzano subì, soprattutto nel contesto della politica di italianizzazione voluta dal regime fascista, pesanti modifiche. Soprattutto con decreti del 1929 e 1936, furono introdotte nuove denominazioni, esclusivamente monolingui, con evidenti riferimenti alla retorica del tempo.[3] Sin dal 1º ottobre 1929 lo stradario diventa completamente italiano, eliminando ogni segnaletica bilingue.[4] Durante l'occupazione nazista degli anni 1943/45, all'interno dell'Operationszone Alpenvorland, una sorta di binominalismo di facciata fu ristabilito. Solo dopo la liberazione dal nazifascismo, la nomenclatura del dopoguerra ha riattivato una parte dei nomi storici, non senza preservare alcuni dei nomi degli anni Trenta (per es. via Cadorna, via Locatelli o piazza della Vittoria), di cui comunque è stato proposto il cambiamento onomastico[5]. In periodi più recenti, si è cercato invece di rispettare criteri moderni nell'intestare nuove strade e piazza, aumentando sensibilmente le intestazioni femminili, antifasciste e di merito democratico.
Nel caso di odonimi riferiti a persone, l'elenco riporta il nome completo. Tuttavia nei cartelli stradali, nella quasi totalità dei casi si trova solo l'iniziale del nome proprio, mentre nell'uso comune ci si riferisce alla strada col solo cognome.