Sofista (dialogo)
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Il Sofista (Σοφιστής) è un dialogo di Platone dedicato a temi ontologici e risalente al periodo dei dialoghi cosiddetti dialettici o della vecchiaia, l'ultima fase della produzione del filosofo.
Sofista | |
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Titolo originale | Σοφιστής |
Altri titoli | Sull'essere |
Ritratto di Platone | |
Autore | Platone |
1ª ed. originale | IV secolo a.C. |
Genere | dialogo |
Sottogenere | filosofico |
Lingua originale | greco antico |
Personaggi | Socrate, Straniero di Elea, Teeteto, Teodoro |
Serie | Dialoghi platonici, II tetralogia |
Preceduto da | Teeteto |
Seguito da | Politico |
Alla ricerca di una definizione del "sofista", figura che si rivelerà sfuggente e che agli occhi di molti appare simile al "filosofo" o addirittura al politico, lo Straniero di Elea si ritroverà a dover affrontare il tema del non essere e compiere un "parricidio" ai danni di Parmenide: il sofista, con i suoi discorsi falsi e ingannevoli, fa apparire come essente ciò che non è, contravvenendo in questo modo al monito di Parmenide: "Ciò che non è non devi forzare ad essere" (Sofista, 237a).
Vengono così affrontati i quesiti che erano rimasti irrisolti nel Teeteto e nel Parmenide, dialoghi aporetici a cui si fa esplicito riferimento in vari passaggi della discussione:[1] dimostrando dialetticamente l'esistenza del non essere, Platone supera le aporie di questi due dialoghi riguardanti l'essere e l'errore, definendo il non essere come modalità dell'essere, come diversità ("essere altro da"). Tutto ciò che è, che partecipa dell'essere, risulterà così anche non essere: le idee saranno identiche a se stesse, ma diverse le une dalle altre, poiché l'una non sarà l'altra; la realtà trascendente pertanto si articolerà in una molteplicità di enti, dei quali ognuno non sarà ogni altro.[2] L'essere consiste dunque in una molteplicità [di idee], mentre il non essere è infinito (256e).