Sette arcangeli
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Il sistema di sette arcangeli nasce da un'antica tradizione dell'angelologia giudaica, secondo la quale ci sono sette angeli che stanno costantemente di fronte al trono di Dio pronti a mettere in opera i suoi interventi nella storia umana. Il loro numero è evidentemente convenzionale (in tutte le culture mesopotamiche il numero sette indica completezza). Essi sono chiamati "angeli della presenza" o "angeli del volto" e solo successivamente, dopo lo sviluppo di gerarchie angeliche, vennero chiamati "arcangeli". Nella Bibbia essi sono citati esplicitamente solo nel Libro di Tobia, un'opera deuterocanonica, cioè ritenuta ispirata solo dalla chiesa cattolica e da quella ortodossa, non dagli ebrei e dai protestanti. Nel libro, infatti, compare l'angelo Raffaele che afferma:
« Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che sono sempre pronti ad entrare alla presenza della maestà del Signore. » (Tobia 12,15[1]) |
Zaccaria 4,10[2] fa riferimento a "sette lucerne [che sono] gli occhi del Signore che scrutano tutta la Terra". Gli angeli della presenza compaiono più volte nella letteratura giudaica intertestamentaria e, in particolare nel Libro di Enoch, un'opera ebraica post-biblica del I secolo a.C., ritenuta canonica solo dalla Chiesa copta e non dagli altri cristiani, né dagli ebrei.[3] Anche i sette angeli, che nell'Apocalisse suonano le sette trombe (Apocalisse 8,2[4][5]) e successivamente versano i sette aspersori (Apocalisse 16,1[6]), sono da interpretarsi come angeli della presenza. Inoltre, sette spiriti innanzi al trono di Dio, la cui identità non è meglio precisata, tengono accese le sette lampade di Apocalisse 4,5[7][8].
Nella Bibbia compare il nome di altri due arcangeli. Il primo è Michele, che è citato brevemente nel Libro di Daniele (Daniele 10,13[9]) e compare anche nel Nuovo Testamento nell'Apocalisse, in cui è considerato il capo degli angeli (Apocalisse 12,7[10]) e nella Lettera di Giuda, in cui viene riconosciuto come arcangelo (Giuda 9[11]); il secondo è Gabriele, che compare nell'Annunciazione di Maria, in cui il titolo di arcangelo non è citato (Luca 1,26[12]).
Differenti fonti successive sono in disaccordo sia sull'identificazione dei sette arcangeli (nome e funzione) sia sulla loro appartenenza alle diverse gerarchie angeliche.
L'elaborazione della dottrina dei sette arcangeli nella cabala e in altre dottrine esoteriche ha portato a cercare una corrispondenza con i giorni della settimana, cioè con i sette astri mobili ("pianeti") dell'astronomia antica: Sole, Luna, Marte, Mercurio, Giove, Venere e Saturno. Anche su questo punto, tuttavia, non c'è completo accordo fra le diverse proposte.
I sette arcangeli presiedono ciascuno uno dei sette cieli, sempre secondo la tradizione ebraica.