Lingue dell'Impero romano
lingue ufficiali dell'Impero Romano / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
Caro Wikiwand AI, Facciamo breve rispondendo semplicemente a queste domande chiave:
Puoi elencare i principali fatti e statistiche su Lingue dell'Impero romano?
Riassumi questo articolo per un bambino di 10 anni
Il latino e il greco costituivano le due lingue ufficiali dell'Impero romano, purtuttavia numerose altre lingue rappresentavano importanti mezzi di comunicazione linguistica a livello regionale, con differenti gradi di diffusione e sviluppo.
Il latino era la lingua nativa dei Romani e rimase la lingua dell'amministrazione imperiale, della legislazione, della burocrazia e dell'esercito per tutto il periodo classico;[1] in Occidente divenne la lingua franca e venne utilizzata anche per l'amministrazione locale delle città, compresi i tribunali.[2][3] Dopo che tutti gli abitanti maschi nati liberi dell'Impero furono universalmente affrancati nel 212 d.C., a un gran numero di cittadini romani sarebbe mancata la conoscenza del latino, anche se ci si aspettava che acquisissero almeno una conoscenza simbolica, e il latino rimase un segno distintivo di romanitas.[4]
Per quanto concerne il greco (più precisamente, il greco della koinè), esso era diventato, soprattutto a partire dall'età ellenistica, una lingua condivisa in tutto il Mediterraneo orientale ed era utilizzato per le comunicazioni diplomatiche in Oriente, anche oltre i confini statali dell'Impero. L'uso internazionale del greco fu una delle condizioni che maggiormente veicolarono la diffusione del cristianesimo, come indicano, ad esempio, la scelta del greco come lingua del Nuovo Testamento nella Bibbia[5] e il suo uso nei concili ecumenici dell'impero ormai cristianizzato, che lo preferiva al latino. Con la caduta e la dissoluzione della pars Occidentis, il greco, poco influenzato dal contatto col latino, divenne la lingua dominante della pars Orientis o, come modernamente conosciuta, Impero bizantino.
Poiché la comunicazione nella società antica era, per ovvie ragioni, prevalentemente orale, può essere difficile determinare fino a che punto le lingue a carattere regionale o locale continuarono a essere parlate o utilizzate per altri scopi sotto il dominio romano. Alcune prove esistono nelle iscrizioni, nei riferimenti ad altre lingue contenuti in testi greci e romani e, infine, nella necessità di interpreti. Per il punico, il copto e l'aramaico (incluso il suo ramo siriaco), sopravvive una quantità significativa di materiale epigrafico o letterario.[6][7] Per quanto riguarda le lingue celtiche, queste potevano vantare un'estensione che arrivava a comprendere gran parte dell'Europa occidentale e centrale (con isole linguistiche nei Balcani e nella regione anatolica della Galazia), e mentre l'oralità dell'educazione celtica ha lasciato scarse testimonianze scritte,[8] l'epigrafia celtica, sebbene sia in quantità limitata, non può essere considerata molto frammentaria, per cui, specialmente per lingue quali il gallico e il celtiberico, una comprensione generale non è affatto compromessa.[9] Le lingue germaniche, tardivamente entrate nell'impero, non hanno lasciato quasi alcuna traccia sotto forma di iscrizione o testo, ad eccezione del gotico.[10]