Liberalismo classico
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Il liberalismo classico è una corrente di pensiero politico ed economico che si sviluppò tra il XVII e il XIX secolo in Europa e negli Stati Uniti. Il liberalismo classico si basa su alcuni principi fondamentali, tra cui:
- La difesa della libertà individuale e delle libertà civili contro l'ingerenza dello Stato e di altri poteri;
- Il governo limitato, cioè sull'idea che il potere dello Stato debba essere circoscritto da principi e norme costituzionali;
- Lo stato di diritto, che si basa sul principio della legalità, ovvero il rispetto delle norme giuridiche che regolano i rapporti tra i cittadini e lo Stato;
- Il consenso dei governati, il quale si riferisce all'idea che la legittimità e l'autorità di un governo dipendono dal consenso del popolo;
- La separazione dei poteri tra esecutivo, legislativo e giudiziario;
- Il riconoscimento dei diritti naturali dell'uomo, come la vita, la libertà, la proprietà privata, il perseguimento della felicità e la resistenza all'oppressione;
- L'uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e il suffragio universale;
- Il libero mercato e la libera concorrenza come meccanismi di regolazione dell'economia;
- La tolleranza e il pluralismo che incoraggiano il rispetto e la convivenza pacifica tra persone di opinioni, credenze, culture e stili di vita diversi;
- Il cosmopolitismo e il pacifismo come ideali di convivenza tra le nazioni.
Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Liberalismo neoclassico o Liberalismo conservatore.
Voce principale: Liberalismo.
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Il liberalismo classico è l'insieme delle idee dei whigs e dei radicals,[1][2] e rappresenta anche le posizioni politiche iniziali del Partito Liberale (evoluzione del Partito Whig).
Tra i principali esponenti del liberalismo classico si possono citare John Locke, Adam Smith, Montesquieu, Voltaire, Benjamin Franklin, Thomas Jefferson, Alexis de Tocqueville, John Stuart Mill e Benjamin Constant.