Guerra polacco-cecoslovacca
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La guerra polacco-cecoslovacca, nota anche principalmente nelle fonti ceche come guerra dei sette giorni (in ceco Sedmidenní válka), fu un breve conflitto che coinvolse, tra il 23 e il 30 gennaio 1919, la Seconda Repubblica di Polonia e la Prima Repubblica Cecoslovacca, durante i convulsi eventi del periodo immediatamente successivo alla prima guerra mondiale.
Guerra polacco-cecoslovacca | |||
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Legionari cechi con equipaggiamento francese durante un momento di riposo dagli scontri sul fronte polacco | |||
Data | 23-30 gennaio 1919 | ||
Luogo | Slesia di Cieszyn | ||
Esito | Conferenza di Spa | ||
Modifiche territoriali | Spartizione della Slesia di Cieszyn tra Polonia e Cecoslovacchia | ||
Schieramenti | |||
Comandanti | |||
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Questo conflitto nacque a seguito del vuoto di potere lasciato dalla caduta dell'Impero austro-ungarico nell'Europa centrale, a causa della sconfitta nella prima guerra mondiale. Fin dal primo momento le relazioni tra i nuovi paesi emergenti, tra cui Polonia e Cecoslovacchia, furono tese a causa delle rivendicazioni territoriali reciproche, con conseguenti piccoli conflitti armati di assestamento.
La guerra iniziò con un attacco a sorpresa delle forze cecoslovacche, intenzionate ad approfittare dell'impegno dei polacchi nella dispendiosa guerra con l'Ucraina: superiori in numero, i cecoslovacchi riuscirono in breve tempo a impossessarsi dell'intera regione contesa della Slesia di Cieszyn, anche se loro ulteriori avanzate furono impedite dall'intervento delle grandi potenze alleate.[1] Dopo un primo cessate il fuoco negoziato ai primi di febbraio, la contesa tra Polonia e Cecoslovacchia venne poi risolta dalla Conferenza di Spa del luglio 1920.