Genocidio culturale degli uiguri
violazioni dei diritti umani perpetrate alla minoranza uigura dal governo cinese / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Il genocidio culturale degli uiguri è il nome dato ad una serie di violazioni dei diritti umani perpetrata dal governo cinese, sotto la direzione del Partito Comunista Cinese durante l'amministrazione del segretario generale del PCC Xi Jinping, contro gli uiguri ed altre minoranze etniche e religiose nello Xinjiang e nei suoi dintorni.[1][2][3][4][5]
Genocidio culturale degli uiguri | |
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La Regione Autonoma Uigura dello Xinjiang, evidenziata in rosso, in Cina | |
Data | 2014-oggi |
Stato | Cina |
Obiettivo | Uiguri e altri gruppi di musulmani cinesi |
Responsabili | Governo cinese |
Motivazione |
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Conseguenze | |
Feriti | 1 milione di detenuti nei campi di rieducazione |
Dal 2014,[6] la Repubblica Popolare Cinese ha perseguito una politica che ha portato oltre un milione di musulmani[7][8][9][10][11] (la maggioranza dei quali uiguri) ad essere detenuti in campi di rieducazione senza procedimento legale[12][13] in quella che è ritenuta da alcuni come la più grande detenzione di minoranze etniche e religiose dalla seconda guerra mondiale.[14] I critici di queste politiche le hanno descritte come la sinizzazione dello Xinjiang e definite un etnocidio o genocidio culturale,[15][16][17][18][19] mentre i parlamenti di Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Belgio, Lituania, svariati attivisti, ONG indipendenti, esperti di diritti umani, accademici, funzionari governativi ed il governo in esilio del Turkestan orientale lo hanno riconosciuto come un genocidio.[2][20][21][22][23][24][25][26][27][28]
In particolare, è stata evidenziata la concentrazione di uiguri nei campi di rieducazione sponsorizzati dallo Stato (stimata in 1-3 milioni di persone, su circa 11 milioni di uiguri presenti in Cina),[29][30][31][32][33][34][35] la repressione delle pratiche religiose e culturali uigure,[36] l'indottrinamento politico,[37] i gravi maltrattamenti[38] e le testimonianze di violazioni dei diritti umani, tra cui sterilizzazione forzata e contraccezione (il che ha portato molti media a parlare anche di «genocidio demografico», visto il forte calo del tasso di natalità in aree della Cina con un'ampia fetta di popolazione uigura).[33][39][40][41][42] Le statistiche del governo cinese mostrano che dal 2015 al 2018 i tassi di natalità nelle regioni a maggioranza uigura di Hotan e Kashgar sono crollati di oltre il 60%.[43] Le autorità cinesi hanno ammesso che il tasso di natalità sia diminuito di quasi un terzo solo nel 2018 nello Xinjiang, ma hanno negato che vi avvengano sterilizzazione forzata e genocidio.[44] Il tasso di natalità ha continuato a scendere nello Xinjiang, scendendo di quasi il 24% nel 2019, rispetto al solo 4,2% a livello nazionale.[43]
Tuttavia, alcune delle fonti che parlano di «genocidio uiguro» sono state criticate da gruppi indipendenti o da gruppi affiliati alla Cina,[45][46] mentre lo stesso impiego del termine "genocidio" per descrivere questo fenomeno è stato criticato anche dal The Economist.[47]
All'interno dell'ONU, 39 Stati membri, tra cui l'Italia,[48] condannano le politiche della Cina nello Xinjiang e 45 (inizialmente 54) le sostengono.[49][50][51] Durante l'estate 2020, diversi gruppi per i diritti umani hanno chiesto alla Corte penale internazionale e al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite di indagare sui funzionari cinesi per accuse di crimini contro l'umanità e genocidio.[52][53][54] Nel dicembre 2020, la Corte penale internazionale ha rifiutato di intraprendere un'azione investigativa contro la Cina, in quanto non aveva giurisdizione sulla Cina per la maggior parte dei crimini, non essendo la Cina un membro della Corte.[55]