Crocifisso Gallino
scultura di Michelangelo Buonarroti / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Il Crocifisso Gallino (dal cognome dell'antiquario torinese che lo ha venduto allo Stato Italiano nel 2008) è una piccola scultura lignea (41,3x39,7 cm) raffigurante la crocifissione di Gesù, rimasta priva della croce, databile al 1495-1497 circa, che alcuni attribuiscono a Michelangelo Buonarroti. Noto anche come Crocifisso di legno di tiglio, in realtà è molto probabilmente realizzato in essenza di pioppo[1].
Crocifisso Gallino | |
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Autore | [Anonimo intagliatore fiorentino] (inizialmente attribuito a Michelangelo) |
Data | 1495-1497 circa |
Materiale | legno |
Dimensioni | 41,3×39,7 cm |
Ubicazione | Museo del Bargello, Firenze |
Opera destinata alla devozione privata, il crocifisso era divenuto di proprietà dell'antiquario torinese Giancarlo Gallino, prima che si facesse strada l'attribuzione a Michelangelo, una posizione, peraltro, che incontra l'opinione contraria della maggior parte degli studiosi. La critica si è divisa infatti su estremi opposti[2], tra chi la considera opera attribuibile allo scultore toscano e chi, con una valutazione contrapposta, la reputa alla stregua di un'opera seriale o semi-seriale di una tradizione artistica, quella dei legnaioli, molto viva a Firenze in epoca rinascimentale. Ha suscitato pertanto notevoli perplessità, e una inchieste della magistratura penale e contabile, la decisione dello Stato italiano di impegnare una somma considerevole per il suo acquisto[2]. La vicenda ha indotto la Procura della Corte dei Conti, nel mese di febbraio 2012, a citare in giudizio l'allora direttore generale del ministero dei Beni Culturali, Roberto Cecchi, la soprintendente del Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini, e quattro funzionari del ministero[3].
La Corte dei conti ha emesso la propria sentenza sul caso (la n. 643 del 2013 della Sezione Lazio) nel settembre del 2013 e ha ritenuto esenti da responsabilità erariale gli incolpati in quanto, ad avviso del collegio giudicante, non è stato esattamente quantificato il danno subito dall'erario. La stessa sentenza però ha in più punti mosso critiche alla condotta che i soggetti evocati in giudizio hanno tenuto nella fase che ha preceduto la formalizzazione dell'acquisto del manufatto da parte dello Stato, giudicando inadeguato e insufficiente il procedimento di valutazione dell'effettiva attribuibilità dell'opera al Buonarroti.
Il crocifisso è stato affidato al Polo Museale Fiorentino. Dall'ottobre 2011, l'opera è stata destinata al Museo del Bargello dove, dal 4 aprile 2012, ha trovato la sua definitiva sede espositiva in una teca nella Cappella del Podestà, accompagnato da una didascalia che lo attribuisce ad "Anonimo intagliatore fiorentino".