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aereo da turismo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Caproni Ca.100, soprannominato Caproncino, era un aereo da turismo, usato anche come aereo da addestramento, biplano, in configurazione sesquiplana invertita, monomotore e biposto sviluppato in numerose versioni dall'azienda aeronautica italiana Aeronautica Caproni negli anni trenta e prodotto su licenza anche dalla Cantieri Aeronautici Bergamaschi (CAB), sussidiaria della Caproni, dalla divisione aeronautica della Breda, dall'Aeronautica Macchi, che curò soprattutto la versione idrovolante, e dalla Compagnia Nazionale Aeronautica (CNA).[1]
Caproni Ca.100 | |
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Un Ca.100 Idro ancora in condizioni di volo, presso l'Aero Club Como | |
Descrizione | |
Tipo | aereo da turismo aereo da addestramento |
Equipaggio | 2 (pilota ed istruttore) |
Costruttore | Aeronautica Caproni CAB Breda Aeronautica Macchi CNA |
Data primo volo | tardo 1928 |
Esemplari | 677 |
Costo unitario | £. 72 500 (1938) |
Dimensioni e pesi | |
Lunghezza | 7,30 m |
Apertura alare | 10,00 m |
Altezza | 2,73 m |
Superficie alare | 24,44 m² |
Peso a vuoto | 500 kg |
Peso carico | 760 kg |
Capacità combustibile | 125 L |
Propulsione | |
Motore | Colombo S.63 |
Potenza | 130 CV (96 kW) |
Prestazioni | |
Velocità max | 180 km/h |
Velocità di stallo | 75 km/h |
Velocità di salita | a 3 000 m in 25 min |
Corsa di decollo | 110 m |
Autonomia | 600 km |
Tangenza | 4 500 m |
Note | le prestazioni cambiavano in relazione alla diversa motorizzazione adottata |
i dati sono estratti da Dimensione Cielo, Aerei Italiani nella 2ª Guerra Mondiale Vol.10, Scuola-Collegamento[1] | |
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Il Ca.100, grazie alla facilità di manutenzione ed alle doti di manovrabilità, rimase per molti anni nelle scuole di volo civili e della Regia Aeronautica e ancora impiegato da proprietari sino a oggi.
La concezione del Ca.100 è direttamente conducibile al desiderio di Italo Balbo, allora ministro dell'aviazione, di promuovere la cultura aeronautica di massa con conseguente sviluppo dell'aeronautica da turismo. In quest'ottica nel gennaio 1928 il Ministero dell'aeronautica emise una specifica per la realizzazione di un velivolo leggero da utilizzarsi nel ruolo di addestratore basico per le scuole di volo, ad esempio la Reale Unione Nazionale Aeronautica (RUNA), come aereo da collegamento e da turismo. Al bando di concorso parteciparono la quasi totalità delle aziende di produzione aeronautica del territorio nazionale che presentarono il loro prototipo nelle prove comparative del febbraio 1929. Alla fine furono ben dieci i progetti che vennero ritenuti all'altezza dei requisiti richiesti, sviluppati dalla Ansaldo, poi realizzata dalla Fiat Aviazione, dalla divisione aeronautica della Ernesto Breda, dalla Cantieri Aeronautici Bergamaschi, azienda del gruppo Caproni, dalla divisione aeronautica della Cantieri Riuniti dell'Adriatico, dalla Caproni stessa, dalla Meridionali (IMAM), dall'Aeronautica Macchi, dalla S.A. Piaggio & C. e dalla Piero Magni aviazione.[2]
La Caproni decide di sviluppare non un progetto completamente nuovo ma rielaborare il britannico de Havilland DH.60 Moth del quale l'azienda italiana aveva acquistato la licenza di produzione con il permesso di introdurre qualche modifica. Al progetto della cellula originale venne abbinata una velatura sesquiplana invertita, una caratteristica distintiva già adottata dalla Aeronautica Caproni nel bombardiere Ca.73 progettato da Rodolfo Verduzio, più altre modifiche al disegno dell'impennaggio. Per il resto sia la tecnica costruttiva, con struttura lignea ricoperta dal tela tela verniciata, che l'aspetto generale del nuovo Ca.100, rimase quello del modello da cui derivava, tanto che il "Caproncino", quando tra i numerosi motori a disposizione montava i britannici Cirrus o de Havilland Gipsy, ne era quasi indistinguibile se non per la particolare configurazione alare.
Il prototipo, immatricolato con marche militari MM.110, venne portato in volo per la prima volta negli ultimi mesi del 1928 dal Campo di aviazione di Taliedo, ai comandi del pilota collaudatore Domenico Antonini.[1]
Avviato a test comparativi con i concorrenti Bonomi B-2, Breda Ba.15, CAB C.4, CANT 26, Fiat-Ansaldo A.S.1, Gabardini B.7, Romeo Ro.5, Macchi M.70 e Piaggio P.9[2], riuscì ad esprimere risultati giudicati interessanti, e benché la commissione esaminatrice dichiarò vincitrice la proposta della Fiat-Ansaldo il Ca.100 venne successivamente rivalutato grazie ad una serie di prestazioni ottenute da Mario De Bernardi durante un tour di presentazione del nuovo modello in diverse nazioni europee.[3]
La fusoliera era a sezione quadrangolare, realizzata in legno e rivestita da legno compensato telato e verniciato, dotata di due abitacoli di pilotaggio aperti in tandem, con il posteriore riservato per l'istruttore o passeggero, e forniti di doppi comandi. Posteriormente terminava in una coda dall'impennaggio tradizionale monoderiva dagli ampi piani di coda.
Il carrello d'atterraggio era fisso, a ruote indipendenti munite di freni, dotato anteriormente di gambe di forza controventate ed ammortizzate ed integrato posteriormente da un pàttino di coda anch'esso ammortizzato. La propulsione era affidata ad una nutrita serie di motorizzazioni diverse sia nell'architettura che nella gamma di potenza, tutte comunque abbinate ad un'elica bipala in legno.
La configurazione alare era sesquiplana invertita, cioè con l'ala inferiore di maggiori dimensioni della superiore. Entrambe erano realizzate con struttura in legno ricoperta in tela verniciata, con la sola inferiore dotata di alettoni, controventate, collegate tra loro tramite montanti tubolari e tiranti in filo d'acciaio e dotate in opzione di alette Handley-Page sul bordo d'attacco.
Benché principalmente destinato all'uso civile, 579 esemplari del Ca.100 in versione terrestre e 25 idro furono impiegati come addestratori anche nelle scuole di volo militari della Regia Aeronautica venendo costruiti dall'aprile 1930 ed il giugno 1937. Il 31 luglio 1943 la Regia Aeronautica ne aveva in dotazione 241.
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