Alberto Trionfi
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Alberto Trionfi (Jesi, 2 luglio 1892 – Kuźnica Żelichowska, 28 gennaio 1945) è stato un generale italiano trucidato dai nazisti a Schelkowhammer (oggi Kuźnica Żelichowska[1]), in Polonia, durante una marcia della morte.
Il suo assassinio avvenne dopo l'evacuazione del campo di concentramento Offizierslager 64Z di Schokken, nel quale Trionfi era stato deportato assieme ad altri duecento ufficiali generali italiani fatti imprigionare dal Reich nazista dopo l'8 settembre 1943 per non essersi voluti piegare al nazifascismo al momento dello sbando dell'esercito italiano[2]. Una via gli è stata intitolata nelle città di Ancona e Roma.
La sua biografia - dal ruolo di ufficiale di carriera con importanti incarichi nel Peloponneso (fu a capo della fanteria della 59 divisione Cagliari) fino al martirio per mano nazista - è stata narrata in due libri scritti sulla base del diario tenuto in lager dallo stesso internato, e pervenuto in circostanze rocambolesche ai familiari, e resoconti di testimoni oculari. Uno di questi volumi (Il generale Alberto Trionfi - Scritti e memorie dalla Grecia al Lager - Un delitto delle SS[3]) è stato pubblicato nel 2004 dall'Associazione Nazionale Ex Internati a firma della figlia di Trionfi, Maria, che ha rievocato in un'intervista alla trasmissione Cominciamo bene estate (Raitre)[4], la figura del padre. Questo episodio storico, non molto conosciuto, è narrato anche nel libro Noi nei lager: testimonianze di militari italiani internati nei campi nazisti (1943-1945), di Luca Frigerio, pubblicato dalle Edizioni Paoline nel 2008[5].