Acosmismo
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Acosmismo (Akosmismus) è un termine che il filosofo Georg Wilhelm Friedrich Hegel coniò nella seconda edizione della sua Enciclopedia delle scienze filosofiche[1] per riferirsi alla concezione metafisico-teologica di Baruch Spinoza.[2][3]
Con esso Hegel voleva sostenere che Spinoza, contrariamente a quanto gli era stato a più riprese imputato dai suoi detrattori, non può essere considerato un ateo; e che al contrario egli divinizza il cosmo fino a negare la sua autonomia rispetto a Dio. La parola "acosmismo" è costruita parallelamente ad "ateismo",[4] volendo significare la negazione non dell'esistenza di un Dio oltre la natura, bensì dell'esistenza di una natura indipendente da Dio.[3]
L'espressione è stata impiegata anche per indicare, ad esempio, l'idealismo radicale di un Fichte (che nega la realtà del mondo esterno), l'immaterialismo di un Berkeley (che afferma che i corpi non sono che un prodotto della mente)[5] o il dualismo acosmista di Spir (per il quale il mondo esterno non solo non è spiegabile e privo di una sua ragione, ma logicamente non dovrebbe nemmeno esistere).