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Lu fogghiu di prova è na zona prutiggiuta ntra cui si pò travagghiari libbiramenti senza èssiri scantatu di fàciri dammaggiu a la nciclupidìa chi stamu sviluppannu propiu a stu mumentu cû vostru aiutu. Putiti jucari e sprummintari ccà tranquillamenti!
Faciti li vostri provi ccà sutta, SENZA CANCIARI STA NTRUDUZZIONI.
Uttùviru 2014----
SCRITTURA
Domus Studiorum: Casa degli Studi. Sede centrale della Biblioteca Siciliana «Alberto Bombace».
27 novembre 1586, fondazione dell'istituzione, posa della prima pietra del Collegio Massimo della Compagnia di Gesù, patrocinata dal viceré di Sicilia, conte di Albedelista.
Fernando Selma (1752, Valencia - 8 gennaio 1810, Madrid) è stato un incisore e illustratore spagnolo.
Ha iniziato i suoi studi artistici con Ignacio Vergara presso la Real Academia de Bellas Artes de San Carlos de Valencia. Nel 1768, gli fu concessa una pensione dal re Carlo IV per continuare i suoi studi presso la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, dove frequentò i corsi di disegno di Francisco Bayeu e imparò l'incisione da Manuel Salvador Carmona. Solo un anno dopo, è stato premiato dall'Accademia in entrambe le categorie. Fu nominato Accademico al merito dall'Accademia di Valencia nel 1780 e dall'Accademia di Madrid nel 1783.
Suo suocero, Jerónimo Antonio Gil [es], fondatore dell'Accademia di San Carlos a Città del Messico, lo nominò responsabile dei corsi di incisione presso quell'istituto ma, nel 1786, poco prima della sua partenza, scelse rimanere a Madrid per partecipare a vari progetti presso il Royal Printing Office.
Esperto di calcografia ed intaglio, ha partecipato a diversi ambiziosi progetti editoriali; in particolare l'edizione di Don Chisciotte, pubblicata da Joaquín Ibarra nel 1780, con il patrocinio dell'Accademia Reale Spagnola. Ha fornito sette illustrazioni, il frontespizio per la parte I, e alcuni dei titoli dei capitoli e dei paragrafi, dopo i disegni di José del Castillo e Antonio Carnicero, tra gli altri. Ha anche realizzato illustrazioni per The Conspiracy of Catiline di Sallustio (Ibarra, 1772).
Per i Ritratti di illustri spagnoli ha fornito i ritratti di Lope de Vega (su disegno di Rafael Ximeno y Planes), Miguel de Cervantes e Diego de Saavedra Fajardo. Ha anche lavorato alla Storia della conquista del Messico di Antonio de Solís, nell'edizione deluxe in due volumi pubblicata da Antonio de Sancha [sp] (1783-1784); fornendo il ritratto di Hernán Cortés, da un disegno attribuito a Tiziano. Dopo il 1786, ha contribuito all'Atlante marittimo di Spagna. Ciò ha portato a essere criticato per aver abbandonato le opere storiche a favore di quelle tecniche, a cui ha risposto che avrebbe preferito fornire immagini di uso pratico piuttosto che quelle per "deliziare i frivoli".
Per conto della "Compagnia per l'incisione dei dipinti del re", fondata nel 1789, ha riprodotto opere di Anthony van Dyck, Bartolomé Esteban Murillo e Guido Reni, tra gli altri. Nel 1799 fu nominato incisore di corte dal re Carlo.
Nicosia - Novelli
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Nato a Milano il 5 aprile 1526 e morto a Milano l'11 luglio 1593.
Fu attivo fra Palermo ed Alcamo. Fu definito da Gioacchino Di Marzo "il più bravo discepolo" di Vincenzo da Pavia. La sua attività documentata si colloca fra il 1579 e il 1585.
Nacque a Palermo il 18 nov. 1807 da Andrea e da Maria Giuseppa Clemente. Morì a Palermo il 29 marzo 1893 in ristrettezze economiche.
Formazione palermitana presso Giuseppe Patania.
Nel 1834 a 26 anni viaggio Napoli, Roma e Firenze, con rientro a Palermo nel 1840.
A Roma frequenta Camuccini
Nicolò Mirabella (1577-1625), pittore di grande valenza, allievo dello Zoppo di Gangi ed emulo dei grandi maestri toscani,
Li Volsi
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Accardi Carla
Albanese Leonardo
Alberti Antonio (detto il Barbalonga)
Alibrando Girolamo
Alvaro (Occhipinti)
Aniemolo Vincenzo
Ardonio Anna
Armato Vincenzo
Avellino Giulio
Aveni Peppe
Baglieri Palomba Miranda
Balestriero Giuseppe
Ballato Vittorio
Barbalonga Antonio
Bardi Mario
Basile Giuseppe
Bazan Alessandro
Bertolino Giuseppe
Bisagno fra D.Francesco
Bonanno Pippo
Bonanno Totò
Borghese Giovanni
Bova Antonio
Brancato Tano
Brancato Antonino
Bruno Giuseppe
Bruno Giuseppe (Messina 1620- 1682)
Burgio Giuseppe
Calabrese Tonno
Calamech Lorenzo
Calamech Lazzaro
Caldara Polidoro
Calos Nino
Camarda Gaspare
Campagna Placido
Campisi Marinella
Campolo Placido
Cannistraci Nino Tricomi
Canonico Felice
Canzonieri Michele
Cappotto Mauro
Caputo Salvatore
Paolo Caracò
Caracozzo Carmelo
Caracozzo Sebastiano
Cardillo Messinese
Cardillo Stefano
Carli Lorenzo
Carnicelli Oscar
Carpintieri Giorgio
Carpintieri Pasquale
Carta Natale (Messina 1800 - 1888 Montagnano Arezzo)
Cartissani Niccolò
Caruso Bruno
Caruso Ugo
Casembrot Abramo
Casilli Giuseppe
Castro Leo
Catalano Antonino
Catalano Antonio
Catalano Eustachio
Catalano Giuseppe
Catalano Maurilio
Catania Mimmo
Celi Placido
Cesare Da Sesto
Ciaccheri Paolo Francesco
Cirino Pietro
Citti Maurizio
Coci Giuseppe
Coletta Pino
Collura Renzo
Comandè Francesco
Comandè Gio.Simone
Comandè Stefano
Contino Salvatore
Consagra Pietro
Consoli Pippo
Conti Giacomo (Messina 1813 - Firenze 1888)
Cordici Pietro
Cordio Nino
Corona Vittorio
Corrao Calogero
Crestadoro Giuseppe (Palermo 1745 - 1808 Messina)
Crisci Giovanni
Crucitta Giovanni
Cumbo Ettore (Messina 1833 - Firenze 1899)
Cutaia Michele
D’Agostino Giovanni
Dalliotta B.
D’Anna Alessandro
D'Anna Stefano Santo
D’Anna Vito
De Grandi Francesco
D'Emanuele Orazio
De Maria Bergler Ettore
Denaro Angelo
Di Antonio Antonio
Di Antonio Jacopello
D'Antonio Salvadore
Di Antonio Salvo
Di Arzo Tommaso
Di bella Placido
Di Carpinello Francesca
Di Giovanni Francesco
Di Napoli Cesare
Di Paola Giuseppe
Dipani Basilio
Dixit Michele
Durand Flavia
Durand Giovan Battista
Fava Clemente
Fazio Giuseppe
Ferrante Francesco
Filocamo Antonio, Paolo e Gaetano
Fiume Salvatore
Foti Luciano
Fra Emanuello da Como
Franceschini Edoardo
Franchina Vittorio
Franco Alfonso
Freiles Antonio
Fulco Giovanni
Funduli Giovanni Paolo
Gabrielio Onofrio
Gaetano Antonio
Galvan Loretta
Gambino Giuseppe
Gardillo Francesco
Gemelli Piera
Genovese Rosario
Germanà Mimmo
Giambanco Salvatore
Gianbecchina
Giannetto Filippo
Giannotto Biaggio
Giordano Stefano
Giordano Stefano 2
Giorgianni Carlo
Gotti Vincenzo
Greco Giuseppe
Guardì Silvio
Guargena Domenico
Guinaccia Deodato
Guccione Piero
Guttuso Renato
Imperatrice Jacopo
Indaco Enzo
Iraci Alfredo
Isgrò Iris
Isgrò Emilio
Iaconissa Francesco
Iocino Antonino
Jean Calogero
Joppolo Beniamino
La Falce Antonio
Lazaro Alfonso
Leone Rossella
Leotti Nino
Leto Giovanni
Licata Antonio
Liparoto Stefania
Lo Cascio Franco
Lo Giudice Marcello
Lojacono Francesco
Lombardo Ernesto
Lo Monaco Pino
Lo Monaco Cristoforo
Madiona Antonio
Maffei Michele
Maffei Niccolò Francesco
Maggio Matteo
Maio Alessandro
Maiorana Angelo
Mancuso Fuoco Antonio
Mangione Rosalba
Marchegiani Elio
Marino Santo
Marolì Domenico
Marquet fra D.Francesco
Marsala Serenella
Martorelli Gigi
Matera Emilio
Menniti Mario
Merlino Ettore Maria
Merlino Marcello
Messina Benedetto
Messina Damiano
Messina Lillo
Micalizzi Carmelo
Michelangelo da Caravaggio
Migneco Giuseppe
Milluzzo Sebastiano
Minaldi Carlo Maria (1763 - 1847)
Mirabella Saro
Mittica Salvadore
Modica Giuseppe
Moncada Ignazio
Monosilio Salvadore
Mirelli Antonino
Morici Gino
Murrione
Napoli Enzo
Navetta Angelo
Nocera Franco
Noto Lia Pasqualina
Novelli Pietro
Novelli Pietro senior
Nucci Vincenzo
Oliva Pietro
Palladino Filippo
Paladino Giuseppe
Paladino Litterio
Panebianco Gregorio
Panebianco Michele (1806 - 1873)
Panseca Filippo
Paolini Pio Fabio
Papadia Daniela
Parisi Paolo
Parla Aldo
Paternò Michele
Patti Enzo
Pecoraino Aldo
Pecoraino Mario
Pedone Nino
Perricone Antonino G.
Picking Jhon
Pinelli Pino
Pino da Messina
Piraino Raffaele
Pizzo Pia
Polizzi Franco
Porcelli Giuseppe
Provino Salvatore
Puglisi Giuseppe
Puglisi Giovanni
Pulegio Antonio
Pulvirenti Salvatore
Pupillo Lela
Quagliata Andrea
Quagliata Giovan Battista
Querci Dario ( Messina 1831 - 1918 Roma)
Raffa Pietro
Raffa Pippo
Reale Franco
Resaliba Antonello
Restifo Angelo
Riccio Antonello
Riccio Mariano
Rifici Patrizia
Ripa Francesco
Rizzo Pippo
Rodriquez Alfonso
Rodriquez Giovanni Bernardino
Rodriquez Luigi
Romano Elio
Romeo Mercurio
Russo Nunzio
Russo Salvo
Sacco Ninni
Saltamacchia Placido
Salvo (Salvatore Mangione)
Samonà Mario
Samperi Bruno
Santomarco Nino
Santoro Alfredo
Santoro Tano
Scandurra Placido
Schiavocampo Paolo
Sciacca Augusto
Sciacca Nino
Scilla Agostino
Scilla Saverio
Silvestri Vittorio
Simeti Turi
Solima Pietro
Sozzi Olivio
Spadaro Michele
Spinoccia Pippo
Subba Letterio (Messina 1787 - 1868)
Sucato Giusto
Suppa Andrea
Tancredi Filippo
Terruso Saverio
Togo (Enzo Migneco)
Tornello Mario
Torres La Torre Giovanni
Tricomi Bartolomeo
Tripi Adriana
Tripodi Sergio
Trombadori Francesco
Trombetta Luca Placido
Tuccari Antonio
Tuccari Giovanni
Van houbracken Ettore
Van houbracken Giovanni
Van houbracken Niccolino
Varvaro giovanni
Verderosa Stefania
Viaggio Salvatore
Vignerio Jacopo
Villamaci Luca
Vizzini Andrea
Volanti Turi
Volo Andrea
Zona Giuseppe
Zuccaro Piero
Spettacoli e feste popolari siciliane descritte da Giuseppe Pitrè: Volume unico Di Giuseppe Pitrè
Vara riproducente l'Ultima Cena o Cenacolo, realizzata con tredici manichini abbigliati con tuniche e manti di raso, raffiguranti Gesù e gli Apostoli. Il gruppo ritrae l'evento del giorno degli azzimi, festa della Pasqua ebraica, presso l'abitazione di Maria, madre di Marco evangelista. Apre il convivio il rito della lavanda dei piedi. La scenografia della composizione richiama alla mente l'ambientazione e la disposizione dei personaggi raffigurata nel Cenacolo di Leonardo, spesso l'intera prospettiva addobbata con richiami dell'epoca, ricalca nel complesso l'opera del genio di Vinci. Il personaggio di Giuda è riconoscibile per il volto corrucciato e dalla sacca di denari pendente al suo fianco, ogni commensale è individuabile in base agli elementi desumibili dall'iconografia classica. Da sinistra a destra: Bartolomeo, Giacomo, Andrea, Giuda (col capo reclinato), Pietro, Giovanni, Gesù (al centro con l'aureola), Giacomo maggiore, Tommaso (col dito che indica il cielo), Filippo, Matteo (con le braccia aperta), Giuda Taddeo, Simone.
Sulla mensa apparecchiata con fasto ed opulenza fanno bella mostra le stoviglie, le primizie ortofrutticole, il pane e il vino (elementi dell'eucarestia), le ciambelle con le uova e l'agnello pasquale, quest'ultimo elemento premonitore dell'imminente supremo sacrificio. La vara è patrocinata dalle corporazioni dei carpentieri e falegnami. La particolare conformazione della scenografia comporta uno sviluppo nel senso della larghezza, la vara occupa quasi sempre per intero la careggiata dell'itinerario processionale.
Gruppo di manichini abbigliati raffiguranti Gesù e gli Apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni inizialmente chiamati a vegliare nell'attesa di Giuda. Caduti in un sonno profondo mentre Gesù è in preghiera, sono in seguito richiamati all'ordine dal Maestro. La scena rappresenta l'Orazione presso il Monte degli Ulivi di Getsemani (letteralmente il "torchio d'olio lungo" il corso del Cedron), evento immediatamente precedente alla cattura di Gesù e al rinnegamento di Pietro. Nella particolare rappresentazione dell'agonia di Gesù, appare un angelo dal cielo per rincuorarlo, ambientazione ricca di ulivi, fiori e palme. La vara è patrocinata dalle corporazioni dei villici e sodalizi cattolici.
Gruppo scultoreo di due personaggi raffigurante la Flagellazione di Gesù. L'evento segue la cattura di Gesù e precede quella della condanna a morte da parte di Pilato per accontentare il popolo giudaico. La figura del Cristo, statua lignea amovibile d'antica realizzazione, al di fuori dei riti pasquali è custodita nell'Oratorio delle Anime Purganti presso la chiesa di San Vito. Durante i riti penitenziali e processionali la statua indossa una preziosa cintola ricamata con fili d'oro e trapunta di gemme, tra i decori è presente la riproduzione del Mandylion, altrimenti nota come l'immagine acheropita del Volto di Cristo ottenuta dall'intervento della Veronica durante una caduta della Salita al Calvario. L'impronta è assomigliante a quella post mortem della Sacra Sindone.
Sul piedistallo è collocata l'antica statua lignea amovibile, drammatica figura dalla sofferente espressione raffigurante l'Ecce Homo dopo il processo caratterizzata da escoriazioni, lacerazioni, ecchimosi, lividi. L'evento si inquadra dopo la sentenza di Pilato nel sinedrio, giudizio ad opera di Anna, Caifa ed Erode Antipa, immediatamente prima la flagellazione alla colonna.
L'opera scultorea è abitualmente custodita nell'altare del transetto destro della chiesa di Gesù e Maria. Durante i riti devozionali è abbigliata con preziosi abiti costituiti da cintola e manto regale ricamati in oro e trapunti di gemme, i fianchi sostengono una fascia carica d'antichi gioielli ex-voto, sul capo cinge un'impressionante corona argentea di spine, nelle mani legate regge uno scettro in argento forgiato con sembianze di canna. La vara generalmente addobbata con sfere di garofani poste agli angoli, rose, anthurium, presenta un catino parato a fiori di colore rigorosamente rosso, con rare contaminazioni di iris viola e palme intrecciate, rami gemmati. Il basamento scolpito con grandi volute angolari, presenta dipinti i simboli della Passione
Il simulacro è patrocinato dalla Confraternita di Sant'Eusenzio sotto il titolo di «Gesù e Maria» che lo accompagna in uniforme intonando il canto della Visilla.
Statua lignea abbigliata con tunica in tessuto raffigurante Gesù che porta la croce durante la Salita al Calvario. Le usanze romane prevedevano il solo trasporto del braccio orizzontale, in quanto l'asse verticale era già piantato sul luogo della crocifissione. Per completare le operazioni bastava solo issare con corde il braccio al quale stava appeso il condannato.
Gruppo scultoreo raffigurante l'Incontro di Gesù con le Pie Donne durante la salita al Calvario, rispettivamente Maria, Maria di Cleofa, Maria Maddalena, altrimenti note come le Tre Marie secondo il Vangelo di Giovanni.
La vara è patrocinata dai circoli ricreativi.
Il soggetto della vara è la statua opera di Giuseppe Fiorello del 1911, raffigurante una delle numerose cadute avvenute durante la salita al Calvario, alcune fonti ne enumerano sette. La figura solitaria di Gesù, schiacciata sotto il peso della croce su uno spuntone roccioso, richiama il soggetto principale dell'opera Spasimo di Sicilia o Andata al Calvario di Raffaello Sanzio, dipinto legato alle vicende della chiesa di Santa Maria dello Spasimo e del monastero della Congregazione olivetana, capolavoro oggi custodito nel museo del Prado di Madrid. La scultura si aggiudicò il primo premio e la medaglia d'oro alla Esposizione nazionale del 1911 a Roma per l'intensità espressiva del volto di Cristo, per la commovente e drammatica esposizione scenica dell'evento. Ai vertici del catino sono presenti angeli che recano in mano gli strumenti della Passione. L'opera statuaria è custodita nella chiesa di San Francesco d'Assisi sotto il titolo dell'«Immacolata Concezione».
Gruppo scultoreo raffigurante il Denudamento di Cristo o Spoliazione delle vesti, evento preludio alla contesa della Sacra Tunica col gioco dei dadi da parte dei Centurioni Romani.
Gruppo scultoreo in legno di cipresso realizzato da Giuseppe Rossitto del 1870, raffigurante la Crocifissione di Gesù. La figura di Gesù indossa una cintola preziosamente intessuta in fili d'oro e trapunta di gemme, recante la riproduzione del Mandylion e i Simboli della Passione. Ai piedi del Crocifisso dei putti reggono gli Strumenti della Passione, intorno ruotano le figure Maria, Maria Maddalena e l'apostolo Giovanni destinatario dell'investitura da parte di Gesù. Il gruppo è frutto dell'assemblaggio di manufatti cronologicamente diversi tra loro. Le figure in cartapesta ai piedi della croce sono in realtà aggiunte postume operate da Giuseppe Emma di San Cataldo nel 1978 e già sottoposte a un primo intervento di restauro per il valente impegno di Nino Bauro e Vito Arrico nel 2003. La vara è patrocinata dalla Confraternita del Santissimo Sacramento.
Gruppo scultoreo del 1921 ispirato alla Pietà di Michelangelo Buonarroti raffigurante il Pianto di Maria nei momenti successivi la Deposizione di Gesù dalla Croce.
Gruppo scultoreo del 1981 raffigurante l'Angelo che indica gli Strumenti della Passione: la Croce, la Scala, i Chiodi, la Corona di spine, la Lancia, l'Iscrizione, il Martello, le Tenaglie, il Flagello, il Calice, la Canna e la Spugna, la Colonna, il Sudario, le fasce di lino per la deposizione. Alla vara si associano le figure delle Veroniche e numerose riproduzioni della Sacra Sindone e del Mandylion. Dal nome è l'unico carro allegorico dell'intera manifestazione, infatti non identifica alcuna delle stazioni della via Crucis se non idealmente il Golgota con la Croce. Raffigura il grandioso Mistero della Vita e della Risurrezione attraverso la rappresentazione degli strumenti del Martirio.
Vara raffigurante la ricomposizione e l'ideale esposizione del corpo di Gesù Cristo nel Santo Sepolcro, rappresentata da un'urna di legno scolpito con cristalli donata da Rosario Basilico recante la data del 4 aprile 1895. Fra decorazioni, fregi e angeli dorati è esposto il Cristo amovibile. L'urna è sormontata da una maestosa palma intrecciata. La conduzione del simulacro è affidata ai Giudei: la scorta dei Centurioni Romani a guisa di Guardia Pretoriana, chiamati impropriamente "Giudei". Al manipolo delle guardie romane è affidato il compito della custodia del Santo Sepolcro, vestono divise rosse sgargianti, indossano corazze metalliche variamente decorate, portano agli avambracci un fitto numero di nastri colorati pendenti, esibiscono un candido fazzoletto plissettato al dito, sono coperti da mantello e armati di lancia. L'abbigliamento comprende un monumentale copricapo in penne di pavone, piume di pennuti e volatili. La guarnigione risponde agli ordini di un comandante che si distingue per l'aspetto truce e marziale, indossa un ampio mantello con gorgiera bianca su una tunica gialla, calza in testa un elmo ornato di piume di gallo cedrone, impartisce gli ordini brandendo la spada, è l'unico a portare lo scutum rotondo. Tutti i copricapi dei soldati sono ornati con lungo codino intrecciato e fiocco rosso terminale. I sedici componenti della formazione rispondono agli ordini del comandante, sono suddivisi in due squadre composte da otto elementi ciascuna. Una guarnigione effettua la scorta, l'altra suddivisa in gruppi da quattro, trascina il simulacro conducendo e direzionando i prolungamenti anteriori e posteriori delle assi della vara. Di forte impatto coreografico il cambio per effettuare la sostituzione delle squadre che si alternano alla guida e nelle postazioni. Un rituale di ordini concitati, il fragore delle pertiche delle lance che percuotono con veemenza il selciato, il passo di corsa, lo spostamento dell'aria, l'attrito e gli ondeggiamenti provocati dai pesanti, instabili e voluminosi copricapi. Gli eccessivi paramenti, il precario equilibrio nelle veloci fasi di avvicendamento comportano una particolare attenzione verso gli elmi piumati che impongono posture e aspetti prepotentemente solenni e ieratici sovente accompagnati da arrogante, civettuola irruenza e spavalderia. Tutto ciò concorre ad alimentare quell'aura di misticismo e di assorta contemplazione circa i personaggi più discussi che ruotano attorno l'ultima stazione dei misteri della Via Crucis. Nella tradizione cristiana il pavone è simbolo di immortalità in quanto era credenza popolare che le carni dell'animale, dopo la morte, non si deteriorassero, fossero quindi incorruttibili.[1] In base alla credenza, il pavone perde ogni anno in autunno le penne che rinascono in primavera, pertanto l'animale è considerato simbolo della rinascita spirituale e quindi della resurrezione, in senso traslato, di consacrazione alla chiesa. Inoltre i suoi mille occhi sul piumaggio iridescente erano considerati emblema dell'onniscienza di Dio.[2]
La statua in cartapesta opera di Michele Grangeri del 1875 raffigura la Madonna Addolorata, il simulacro al di fuori dei riti pasquali è custodito nell'Oratorio delle Anime Purganti presso la chiesa di San Vito. Per i riti devozionali la Mater Dolorosa è ammantata con un ampio drappo di moirè broccato di seta nero bordato, trapunto e ricamato con fili d'oro che pone in risalto l'aureola - stellario d'oro, la mano destra al petto, lo spadino che le trafigge il cuore, sul corsetto un cuscinetto ricoperto di antichi gioielli ex-voto, il candido fazzoletto di trine pendente dalla mano sinistra. È consuetudine che il colore dell'addobbo floreale in segno di lutto sia rigorosamente bianco. La vara è patrocinata dalla Confraternita delle Anime del Purgatorio.
Biblioteche, collezioni d'arti, strumenti scientifici, raccolte naturalistiche. Museo Salnitriano (archeologia, anatomia, pittura, botanica).
Sede per rappresentazioni teatrali e musicali.
Commissione di opere a Pietro Novelli, alla bottega dei Serpotta, Angelo Italia, Francesco Calamoneri
Maggio 1547 Girolamo Domenech spagnol, è condotto a a Palermo da Giovanni de Vega, viceré di Sicilia per volere dell'imperatore Carlo V. Casa del medico Chiaramonte.
A Messina s'insediano nella chiesa di San Nicolò dei Gentiluomini supportati dalla viceregina, donna Eleonora Osorio, per gettare le basi di un Collegio Massimo peloritano
16 aprile 1549, martedì santo, si discute sulla necessità di formare in loco. I primi docenti giunsero 19 settembre ospiti di Sigismondo Platamone. preso la chiesa di Nostra Signora della Misericordia. (Sant'Anna la Misericordia).
23 novembre 1549 con bando del vicerè si reclutarono i primi studenti
il giorno di Santa Caterina con lezioni di grammatica, umanità, retorica, logica e teologia. la cerimonia si svolse presso la chiesa di San Francesco d'Assisi.
Da Sant'Anna si spostarono presso case ereditate adiacenti alla chiesa di Sant'Antonio al Cassero, mantenendo alla Misericordia l'attività delle scuole.
Il 16 agosto 1550 il Sant'Ignazio di Loyola scrisse al Domenech per la possibilità di aprire a Palermo un’Università, e il 22 aprile dell'anno successivo il Viceré chiese al Senato che si perpetuassero le duecento onze, richiesta approvata attenta la opera bona e pia chi produci lu ditto Collegio di li patrj di li scoli.
Prima dell'arrivo dei gesuiti, ad eccezione delle scuole per religiosi, l’unica istituzione che si occupava di pubblico insegnamento era lo Studio pubblico delle scienze presso il convento di San Domenico, con insegnanti nominati dal Viceré e pagati dal Senato;
altra struttura dedita all'istruzione sarà, dal 1569, il Convitto del Santo Rocco, gratuito per gli orfani di padre palermitano e a pagamento per gli altri studenti.
Nel 1551 furono portate presso Sant'Antonio anche le scuole, sistemandole in una casa prossima alla chiesa e con separato ingresso, per interessamento dell'arcivescovo Pietro Tagliavia d'Aragona.
Carlo V a concedere ai Padri palermitani l'antichissima Abbazia di Santa Maria della Grotta. fu comunicata da Innsbruck il 30 gennaio 1552
i titoli dell’Abbazia ai Gesuiti veniva riconosciuto anche il diritto a sedere (al ventunesimo posto) nel braccio ecclesiastico del Parlamento del Regno, anche se gli antichi rettori si astennero dal partecipare in persona ai comizi del regno, costumarono di mandarvi un procuratore.
Nel 1564 si avviò la costruzione della nuova chiesa negli spazi già dell'abbazia «per la troppa angustia dell'antica inglobando anche quella dei Santi Filippo e Giacomo»
prima pietra del Collegio Massimo fu posta il 27 novembre 1586, alla presenza del Viceré, Diego Enriquez de Guzman, e la benedizione fu impartita da Don Luigi Amato Vicario Generale
il portone del Collegio si aprì, per la prima volta, il 15 agosto 1588, per la Festa dell’Assunzione.63 Il 18 ottobre (Festa di San Luca, come sempre sarà nei Collegi della Compagnia) s’inaugurò solennemente l’anno scolastico, con la rappresentazione di Salomone e la felicità del suo regno
Chiesa di san Pantaleone Pagina 21 collegamenti con Mozia e Naxos
Biblioteca Comunale di Casa Professa
Antonino Vescosi, (? 1744 - ? 1824), sacerdote, pittore.
Figlio di Filippo Vescosi, probabilmente si formò a Roma, il suo stile è improntato alla pittura romana del Settecento. Attivo nell'ambito della pittura religiosa e nel contesto sacro.
Sue opere si trovano nella chiesa madre di Saponara, a Gualtieri Sicaminò, a Barcellona nella chiesa di Gesù e Maria e affreschi a San Vito, tele a San Sebastiano, nella chiesa dell’Idria, a Novara e Basicò.
Barette 5 gruppi statuari di Pozzo di Gotto
del Vescosi:
nelle cui chiese sono numerose le opere che portano l'impronta stilistica del pittore.
Dipinti di Giuseppe Crestadoro Saponara
Nta Commons s'attròvanu àutri mmàggini rilativi a Effems/Sandbox. |
Padre del sacerdote e pittore Antonino Vescosi.
Altri dipinti nella chiesa sono attribuiti ad alcuni pittori locali quali Antonino, Filippo e Vito Vescosi, Giuseppe Russo, Antonino Buongiorno, Sebastiano, Francesco, Michele e Gaetano Bonsignore, qualcuno attivo fino al secolo XIX.
Giuseppe Russo, (Barcellona Pozzo di Gotto 1744 circa - 1824), pittore.
Giuseppe Russo, documentato tra il 1770 e il 1805.
dopo Roma
Tele di Mercurio in Cattedrale di Lipari 135 e 136 Pag 82
la Sacra Famiglia con S. Elisabetta e S. Giovannino (1647 ca.) è attribuita a Giuseppe Tomasi da Tortorici (San Marco d'Alunzio)
Nato secondo alcune fonti a Lipari, e secondo altre, più sicure, a Barcellona. Studiò per sette anni a Roma, poi visse a Milazzo, dove si trovano molte sue opere.
Punto di partenza per la conoscenza di questo pittore è stato il ritrovamento, nel 1991, dopo un furto, della Sacra Famiglia e Trinità.
Pittore dal linguaggio pittorico popolareggiante, prolifico e non sempre di grandi capacità espressive.
Antonino Buongiorno, Sebastiano, Francesco, Michele e Gaetano Bonsignore,
I tried to follow the procedure for communicating with the Italian bar.
I'll summarize quickly. In yesterday's text I report and list 4 different massive photographic shortages discovered in the last month alone.
It is true that over time about ten photos have been removed and deleted because the content is still subject to copyright.
In this context I want to instead denounce the disappearance of dozens of free photos without any restrictions.
Salve, ho partecipato a numerose iniziative fotografiche. A tal proposito ho preparato un itinerario per domenica 14 07 2024 a Palermo e Monreale in occasione del 400° Festino di Santa Rosalia per poi partecipare al Wikipedia Pages Wanting Photos 2024. Peccato che nel pomeriggio 11 07 2024 nel verificare e continuare a categorizzare centinaia di nuove foto, ho constatato che legate al mio account personale, per la Cattedrale di Monreale la:
Sempre nell'ambito della pianificazione del tour ho ritrovato l'originale fotografico del Giovanetto di Mozia, la verifica delle pagine relative (Isola di Mozia e Stagnone di Marsala) ha riservato la constatazione della:
Di questi massivi dissolvimenti avevo avuto già contezza il 01 11 2023 pianificando una nuova escursione nel Parco archeologico di Selinunte. In definitiva foto di 2 tour nella costa trapanese, effettuati nel 2012 e 2014, sono scomparse nel nulla senza motivazione e/o preavviso:
Nell'ambito della stessa data e per località differenti sono state soppresse tutte le foto inerenti siti archeologici. Sono state risparmiate altre località turistiche famose per il Barocco siciliano.
07 10 2017 Mozia - Marsala. (Monte Erice visto da Mozia, Erice vista dall'imbarcadero di Mozia sono scampate alla strage perché diversamente categorizzate (Criterio di ricerca DATA e Mozia)).
01 10 2012 Selinunte - Eraclea Minoa - Agrigento Valle dei Templi - Ragusa. Anche in questo caso l'epuratore del circondario trapanese non immaginava che nella stessa giornata avrei effettuato foto in 2 località differenti: Selinunte e Ragusa. Una trentina di fotografie scattate a Ragusa sono state quindi risparmiate. Pertanto scomparse tutte quelle di Selinunte, Eraclea Minoa, una panoramica dei Templi di Agrigento.
50 o 100 o 200 o 500 le foto soppresse per svariati altri soggetti. Categorie soppresse. Legami soppressi. Categorie svuotate e ripopolate con foto personali, a piacimento, per favoritismi. Tutto molto strano, arbitrario (altro che Enciclopedia Libera, di Libero sembra esserci solo l'operato assoluto e capriccioso) e discutibile. Specie dove ci sono utenti che urlano, sbraitano perché trovano il loro unico scatto fotografico con categoria variata o categorizzato per la prima volta (nel caso di Napoli, Piazza del Plebiscito e monumenti adiacenti - caso recentissimo - dove tutto il materiale partenopeo - moltissimi i miei scatti - era immutato, intonso ed intoccato da almeno 6 anni a questa parte).
Nelle ultime settimane per Sicilia, Napoli, Cattedrale di Palermo e Cattedrale di Monreale ho eseguito una consistente revisione e definizione di nuove categorie. Alcune sottocategorie sono popolatissime. Non sempre le foto sono di ottima qualità, utili, perfette. La maggioranza è sfocata, sgranata, o troppo chiare, scure, inclinate, storte, sghembe, insensate, ripetitive, monotematiche, controluce, con ombre e piedi mozzi, decapitate o decentrate. Senza esclusione alcuna e nell'ambito delle categorie esistenti (quasi sempre definite grossolanamente, un universo scriteriato senza capo ne coda, disorganico e non sistematico), tutto è stato regolarmente categorizzato.
Mentre chiedo lumi a Dario Crespi di WIKIMEDIA che sponsorizza Wikipedia Pages Wanting Photos 2024, carico le foto relative la gita a Palermo del 14 07 2024.
Il 27 luglio una serie di foto sono scategorizzate in seguito al maldestro tentativo da parte di ignoto d'inserire un inutile commento.
Festino di Santa Rosalia - Edizione 400 - Anno 2024
Vorrei poter credere che l'utente volesse aggiungere solo il testo che si evince dal confronto delle versioni (a mio giudizio comunque infantile, cacofonico, ridondante, ortograficamente e tipograficamente scombinato). Questa aggiunta ha comportato la scomparsa di una sottocategoria, che comprendeva nello specifico, le 7 foto di un carro trionfale. Scategorizzati, gli scatti sarebbero caduti nel dimenticatoio, nel limbo dell'oblio.
La cosa è recentissima, fosse successa fra qualche mese me ne sarei accorto solo un altr'anno.
Utenti anonimi, IP strambi o correzioni improvvise da cellulari andrebbero rigettati, come i testi in questione dai discutibili redattori. Nel frattempo Dario Crespi o chi per lui, tempestivamente messo al corrente, ha ripristinato lo status ante. Era un'operazione che avrei potuto effettuare anch'io, ma avrei alterato la scena del misfatto. In seguito tenterò di esprimere con termini adeguati il contorto concetto inserito.
- Tutte le foto in questione fin qui elencate sembrerebbero cancellate, a meno che:
In data 29 07 2024 verifico la scomparsa di una foto di una targa marmorea il cui dettaglio è la nuova foto:
San Vito (Barcellona Pozzo di Gotto) 05 06 2024 01.jpg
In pratica negli ultimi 2 mesi sono scomparsi i vecchi originali dell'iscrizione risalenti a qualche lustro fa, la foto della colonna recante la data dell'ultima riedificazione del tempio, le lastre tombali degli arcipreti del duomo. Dai ripetuti attacchi al testo wikipedia negli anni, in questo caso, avrei qualche vago sospetto circa l'autore dello sfregio. La scomparsa e/o cancellazione delle foto delle targhe, colonne, lastre potrebbe avvalorare la malsana tesi di presunte copiature di testi, nominativi, date, tutto materiale da sempre immediatamente disponibile ai visitatori del monumento. Una data di morte o un cognome su una pietra tombale restano una data e un cognome. Una data su un capitello la leggono tutti. Una targa marmorea murata su un prospetto possono leggerla e fotografarla tutti. Ma nonostante ciò c'è qualche detentore di turbe che deve recare fastidio.
Dario Crespi inizialmente disponibile alla soluzione di questi ultimi e recenti quattro casi, mi ha invitato a rivolgermi al seguente link:
https://commons.wikimedia.org/wiki/Commons:Administrators%27_noticeboard
Preferisco rivolgermi al Bar Italiano.
Attendo chiarimenti.
Saluti
Michele Sebastiano Ferullo (effems)
Gaetano, nato nella seconda metà del Settecento, autore di parte degli affreschi della chiesa di San Giovanni (volta della navata, pareti laterali, controfacciata principale), e di due opere datate: la Madonna di Porto Salvo in gloria, del 1828, a Reggio Calabria, e Il martirio di San Bartolomeo, del 1834, a Novara di Sicilia. Ha poi illustrato la figura del figlio Michele, Tenente della Gendarmeria, nato nel 1788, ma non si conosce la data di morte, e di Gaetano, il nipote, sarto di professione, che attraverso la sua opera manoscritta finita di comporre nel 1922 e pubblicata postuma nel 2015 (La stirpa inicua), ci fornisce preziose informazioni sui suoi antenati e su alcuni momenti storici della città di Barcellona tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.
“La stirpa inicua” di Gaetano Bonsignore, il nipote omonimo. Nel documento l’autore riferisce che il padre Gaetano, professore di figura e d’ornato, in quel periodo eseguiva dei lavori, con gli altri due figli, Filippo e Giuseppe, nella chiesa di San Giovanni. I recenti restauri degli affreschi della chiesa di San Giovanni, curati dalla dottoressa Marianna Saporito, hanno fatto luce sugli autori. La volta e la fascia alta della due pareti laterali sarebbero attribuiti a G. Bonsignore, mentre per l’abside, datata 1786, sarebbe rintracciabile l’intervento di Giuseppe Russo (che potrebbe essere stato il cognato del Bonsignore).
Gioacchino Vitagliano (* 1669 in Palermo; † 27. April 1739 ebenda) war ein italienischer Bildhauer des Barocks auf Sizilien.
Gioacchino creò non solo sculture in marmo, ma anche figure in stucco, probabilmente fu addestrato nel laboratorio di Giacomo Serpotta, suo cognato, di cui spesso progettava i disegni.
Gli scultori Nicolò Vitagliano e Vincenzo Vitagliano (Gioacchino Vitagliano junior) sono probabilmente figli di Gioacchino. Da quest'ultimo, la scultura in marmo Santa Rosalia (1744) si trova sul piazzale del Duomo di Palermo.
 chiesa di San Dumìnicu sorgi vicinu û quatteri Vuccirìa, mannamentu Loggia, a secunna chiesa ppî grandizza e Pantheon dî pirsunaggi Illustri di Sicilia.
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 chiesa è Pantheon dei pirsunaggi Illustri di Sicilia, ntô 1840 Agostino Gallo principiò a sistimari tombi, lapidi e tagghi ppî cummemurari e cilibbrari granni pirsunalità dâ riliggioni, pulitica, studiusi, militari e rapprisintanti dill'arti.[3]
All'internu ci sunnu scurturi e munumenti di Binidittu Civiletti, Rosariu Bagnascu, Girolamu Bagnascu, Ignaziu Marabitti, Leonardu Penninu, Valeriu Villareale, Rosolinu La Barbera, Salvatore Valenti, Rosariu Anastasi, Domenicu De Lisi e Binidittu De Lisi, Vitu D'Anna, Antonellu Gagini, Gaspari Serpotta, Ernestu Basili, Gaspari Bazzano spissu, sprissioni artistichi priggiatissimi.
Ricenti inumazzioni:
Primitive sepolture documentate:
Altre personalità sepolte o celebrate nel Chiostro:
Sepolture:
Quarta istituzzioni dell'Ordine dî frati predicaturi in terra di Sicilia funnata ntô 1300.
Nta Commons s'attròvanu àutri mmàggini rilativi a Effems/Sandbox. |
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