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scrittore, sceneggiatore e regista statunitense Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
William Peter Blatty (1928 – 2017), scrittore, sceneggiatore e regista statunitense.
Iraq settentrionale
L'avvampare del sole spremeva goccioloni di sudore dalla fronte del vecchio, tuttavia egli strinse il bicchiere di tè bollente e dolciastro tra le mani, come a scaldarle. Non riusciva a scrollarsi di dosso il presentimento. Gli si era appiccicato sulla schiena come gelide foglie fradice.
Gli scavi erano terminati. Uno strato dopo l'altro, il suolo era stato setacciato; gli oggetti trovati nelle sue viscere, esaminati, etichettati, erano già stati spediti. Le collane e i ciondoli, le gemme incise, i falli, i mortai di pietra viva dipinti con l'ocra, i vasi bruniti. Niente di eccezionale. Un cofanetto assiro d'avorio, con l'occorrente per la toletta. E resti umani. Ossa umane. Gli avanzi friabili dell'angoscia cosmica che in un tempo lontano lo avevano indotto a chiedersi se la materia non fosse Lucifero brancolante verso i cieli per tornare al suo Dio. Ma ormai aveva perso le illusioni. La fragranza delle piante di liquirizia e dei tamarischi attirò il suo sguardo sulle alture coperte di papaveri, sui canneti delle piane, sul tratto di strada scabra e sassosa che si tuffava a capofitto nell'orrido. A nord-ovest c'era Mossul, a est Erbil, a sud Bagdad e Kirkuk e la fiammeggiante fornace di Nabucodonosor.
Questo è un libro gioioso. È la risata del sicomoro nell'ottobre color arancio. È frizzante pioggerella dopo una notizia meravigliosa. Palloncini rossi e abbracci circonfusi di sole su lidi mattutini spumeggianti d'oro liquido. Oh, sì, qualcosa di triste nel libro c'è: quella parte che è mendace. Là dove l'argomento è la colpa. O il rimorso. O la morte. Ma la parte genuina è gioiosa, decisamente allegra, tant'è vero che persino ora, mentre scrivo queste parole, in cuor mio sorrido.
Mia madre vi piacerà.
Una povera immigrata sprovvista di tutto, tribolata, amorosa, ignorante, intrepida, un leone, un gigante.
Pensava alla morte e alle infinite sofferenze che l'accompagnavano. Agli Aztechi che strappavano il cuore ancora palpitante dal corpo delle vittime; al cancro; ai bambini di tre anni sepolti vivi. Si chiese se Dio fosse un'entità straniera e spietata. Poi si ricordò della musica di Beethoven, della infinita varietà delle cose, del lato divertente di esse e dell'"Evviva Karamazov!" e della dolcezza. Levò gli occhi al sole che spuntava alle spalle del Campidoglio striando di riflessi aranciati il Potomac e poi li riabbassò sull'orribile violenza che giaceva ai suoi piedi. Tra l'uomo e il suo creatore qualcosa doveva essere andato storto: la prova eccola lì, su quella banchina dinanzi a quella rimessa per le imbarcazioni.
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