Intervista di Arianna Finos, Repubblica.it, 8 novembre 2017.
In un'epoca che non necessita più di parole mi piace l'idea di delegare il racconto all'immaginazione, alla sceneggiatura, alla possibilità per l'attore di evocare le cose, non solo compierle.
Silvio Muccino ha ancora una fiamma bella accesa, vorrei avere la sua passione nei confronti del mestiere.
Essendo cresciuto senza fratelli maschi ho investito molto nell'amicizia e le più grosse delusioni le ho provate lì. Ma di amici ne ho tanti. Anche se devo imparare a chiedere aiuto. Nelle proprie difficoltà ci sentiamo unici e inaccessibili, e invece bisogna avere coraggio di aprirsi, affidarsi.
Le cose più pazze della mia vita le ho fatte per amore: prendere aeroplani senza soldi e senza pensare che può cadere, stare giorni senza soldi e la paura di non poter mangiare e bere per correre dietro a un amore impossibile. Per amore forse sarei disposto a tantissime cose ma adesso che ho un figlio, è tutto amore.
[Sulla commedia all'italiana] Quello era uno sguardo di un tempo in cui essere cinico e super sarcastico era molto più semplice. Oggi è più complicato.
Io nel cinismo non ci credo più. È stato parte di me con grande orgoglio consapevole per tanti anni. Ma quando ti nasce un figlio smetti di essere cinico. Il sarcasmo invece non me leva nessuno.
Il rigore non è mai negativo ma non deve diventare il metro di giudizio e comportamento ed esclude la voglia di lasciarsi andare diventa un limite.