Invitare i lettori a non leggere gli articoli di Wikipedia e a preferire loro la Treccani, la Britannica o un'altra enciclopedia, cartacea o online, ma comunque provvista di un comitato editoriale è una cosa; convincerli davvero a farlo è un'altra. Di fatto, il problema dell'autorevolezza si pone a chiunque cerchi un'informazione. E dato che chiunque cerchi un'informazione ha molte probabilità di farlo usando Google, se un articolo di Wikipedia si trova in cima alla pagina di risposta di Google, come spesso capita, allora è inevitabile che si vada poi a guardare l'articolo di Wikipedia. La battaglia da combattere quindi non è invitare a non consultare Wikipedia o cercare di convincere che sarebbe meglio non guardare Wikipedia, quanto cercare di migliorare la qualità di quello che vi si trova, dato che è lì e non altrove che è probabile che i vostri amici, figli, colleghi e studenti finiranno per guardare, e dato che Wikipedia può venir editata. Invitare ad intervenire su Wikipedia non è certo esente da rischi; innumerevoli possibilità di inquinamento si profilano all'orizzonte: persone che scrivono elogi ai propri beniamini (inclusi se stessi) e filippiche contro i propri nemici, interventi pubblicitari, vandalismo tribale o religioso, incapacità di mettere due parole in croce, impertinenza, dilettantismo e via dicendo. Ma non c'è nulla di nuovo sotto il sole. L'aneddotica invita a una certa cautela anche nel caso di enciclopedie cartacee di vecchio pelo. L'impareggiabile Edwards, luminosa enciclopedia di filosofia degli anni '60 dello scorso secolo, avendo subappaltato le voci sulla filosofia italiana, offre al lettore una voce sull'assai marginale 'Gallarate movement' che tradisce la volontà del subappaltatore di dar lustro alle sue amicizie. Il Lexicon der Renaissance pubblicato nella ex Germania Orientale poco prima del crollo del Muro di Berlino può servire per un corso sulla cultura di regime della ddr e molto meno per ottenere informazioni sul Rinascimento. Più banalmente le enciclopedie, capitolazioni al tentativo di mettere ordine nel sapere imponendo l'unico registro classificatorio su cui nessuno ha obiezioni, ovvero l'ordine alfabetico, sono inevitabili specchi del loro tempo; non esistono enciclopedie perfette né metodi consensuali per generarle; non esiste un loro lettore da cima a fondo – e quando esiste, è un po' eccentrico; sono collezioni di frammenti, legati a logiche decisionali che muovono da piani grandiosi e producono compilazioni di liste della spesa. E se servono, come servono, più a chi le scrive che a chi le legge, in quanto aiutano a mettere in forma semplice e concisa un sapere, o in quanto creano o cristallizzano identità culturali; allora la funzione addizionale di Wikipedia è che aiuta molti a chiarirsi le idee; non leggendo, ma scrivendo. (cap. Ha senso fare la guerra a Wikipedia?)
Wikipedia, dopotutto, mostra in maniera non sorprendente che la qualità dipende dalle persone. Uno degli effetti secondari di un'enciclopedia libera è di aver creato implicitamente una grande scuola di curatori editoriali. Il che, mi sia permesso di dirlo, è anche un contributo alla democrazia. Ma è essenziale, perché questa funzione sia svolta intelligentemente, che resti una traccia delle correzioni (la «discussione» di Wikipedia). Correggere è un'arte, ma soprattutto una responsabilità. (cap. Perché non correggete anche voi Wikipedia?)
Ripeto dunque il mio invito ai docenti delle superiori, giustamente preoccupati dal copia-e-incolla acritico e inutile da Wikipedia nelle ricerche scolastiche assegnate agli studenti, di incoraggiare invece i loro studenti a scrivere una voce di Wikipedia. Non è un'idea sovversiva: è un modo diretto di entrare a far parte del meccanismo della conoscenza. Vedere la propria voce rifiutata, leggere la discussione, capire gli interventi editoriali di altri utilizzatori, è un modo di ricordare che conoscere non è soltanto ricevere informazioni che esisterebbero sul web al modo in cui l'aria è disponibile intorno a noi o che verrebbero distillate dai fatti grazie a qualche forma di aggregazione magnetica. (cap. Come risolvere i litigi su Wikipedia?)
Roberto Casati, Contro il colonialismo digitale: istruzioni per continuare a leggere, Laterza, Roma-Bari, 2013. ISBN 978-88-5810-731-7