Di tanto in tanto il palazzo tremava ancora e la terra brontolava nel ricordo e gemeva come se volesse negare l'accaduto. Dagli squarci nelle pareti entravano raggi di sole che facevano scintillare il pulviscolo sospeso nell'aria. Segni d'incendio sfiguravano pareti, pavimenti, soffitti. Larghe macchie nere chiazzavano le vernici e le dorature screpolate di affreschi un tempo vividamente colorati; un velo di fuliggine copriva fregi raffiguranti uomini e animali che parevano quasi vivi, prima che la furia si calmasse.
Citazioni
Sì, Traditore della Speranza. Questo è il nome che gli uomini mi hanno dato, proprio come a te diedero quello di Drago; ma, al contrario di te, io lo accetto. Mi diedero questo nome per insultarmi, ma li costringerò ancora a inginocchiarsi e a venerarlo. (Ishamael: prologo)
Un tempo eri il primo dei Servi. Un tempo portavi l'Anello di Tamyrlin e sedevi sul Trono Massimo. Un tempo evocavi le Nove Verghe del Dominio. Guarda come sei ora! Un pietoso rottame. Ma non basta. Mi hai umiliato nella Sala dei Servi. Mi hai sconfitto alle Porte di Paaran Disen. Ma ora sono io il più forte. Non ti lascerò morire senza che te ne renda conto. Il tuo ultimo pensiero sarà la piena consapevolezza della sconfitta, completa e totale. Se ti lascerò morire. (Ishamael: prologo)
Ricorda, sciocco! Ricorda il futile attacco al Sommo Signore delle Tenebre! Ricorda il suo colpo di risposta! Ricorda! In questo preciso momento, i Cento Compagni fanno a pezzi il mondo; e ogni giorno altri cento si uniscono a loro. Quale mano ha ucciso Ilyena dai capelli d'oro, Kinslayer? Non la mia. Quale mano ha troncato ogni vita che portasse una sola goccia del tuo sangue? Chiunque ti amava, chiunque era da te amato? Non la mia, Kinslayer. Non la mia. Ricorda e sappi quale prezzo paga chi si oppone a Shai'tan! (Ishamael: prologo)
Non vergognarti, pastore [Riferendosi a Rand al'Thor]. Spaventano anche me. Ho visto uomini, soldati per tutta la vita, restare impietriti come passero davanti al serpente, quando si sono trovati di fronte a un Fade. Nel settentrione, nelle Marche di Confine lungo la Grande Macchia, c'è un detto. Lo sguardo del Senza Occhi è paura. (Lan Mandragoran: capitolo 8)
Così si è ridotto il sangue di Aemon? Gentucola che si disputa il diritto di nascondersi come conigli selvatici? Avete dimenticato chi eravate, ma speravo che nel sangue e nelle ossa vi restasse almeno il ricordo. Un briciolo che vi desse forza per la lunga notte in arrivo. (Moiraine Damodred: capitolo 9)
Per quasi due secoli le Guerre Trolloc avevano devastato il mondo in lungo e in largo; dovunque infuriassero le battaglie, lo stendardo con l'Aquila Rossa di Manetheren era in prima fila. Gli uomini di Manetheren erano una spina nel piede del Tenebroso e un rovo nella sua mano. Cantate di Manetheren, che non avrebbe mai piegato il ginocchio davanti all'Ombra. Cantate di Manetheren, la spada che non si sarebbe mai spezzata. (Moiraine Damodred: capitolo 9)
Piangete per Manetheren. Piangete per ciò che è perduto per sempre. (Moiraine Damodred: capitolo 9)
Il Tenebroso vi cerca, uno solo o tutti e tre; se vi lascio andare, vi prenderà. Se il Tenebroso vuole una cosa, io mi oppongo. Perciò, ascoltatemi bene: non permetterò che il Tenebroso metta le mani su di voi, a costo di distruggervi io stessa. (Moiraine Damodred: capitolo 13)
Sciamerebbero su questa locanda come formiche assassine, basandosi su di una semplice voce, un sussurro. A questo punto arriva il loro odio, l'ansia di uccidere o catturare chiunque appartenga alle Aes Sedai e ai Custodi. E la ragazza? I ragazzi? Tu stessa? Il vostro rapporto con costoro è sufficiente, per i Manti Bianchi, almeno. Non ti piacerebbe il modo come fanno domande, se c'è di mezzo la Torre Bianca. Gli Inquisitori partono dal presupposto della colpevolezza e conoscono una sola sentenza. Non vogliono scoprire la verità: ritengono già di conoscerla. Con ferri roventi e tenaglie vogliono solo ottenere una confessione. (Thom Merrilin: capitolo 16)
Carai an Caldazar! Carai an Ellisande! Al Ellisande! (Mat Cauthon: capitolo 19)
Alcuni mi ritengono toccato dal Tenebroso, perché i lupi comparivano dovunque andassi. Credo d'averlo pensato anch'io, a volte. La gente ha cominciato a evitarmi; e quelli che mi cercavano, non erano del tipo che mi piacesse conoscere, per un verso o per l'altro. Poi mi accorsi che in certi momenti i lupi parevano sapere cosa pensavo, rispondere ai miei pensieri. Fu il vero inizio. Erano curiosi, su di me. I lupi intuiscono le persone, di solito, ma non in questo modo. Erano felici d'avermi trovato. Da molto tempo, dissero, non andavano a caccia in compagnia di esseri umani; e quando dicevano "da molto tempo", mi pareva di sentire un vento gelido che ululasse dal Primo Giorno a oggi. (Elyas Machera: capitolo 23)
Pensi già alla casa, ragazzo? E ti sei appena messo a girare il mondo! Ma il mondo ti prenderà all'amo. Darai la caccia al tramonto, aspetta e vedrai... (Bayle Domon: capitolo 24)
[Riferendosi ai Tuatha'an] Cercano un canto. È il compito del Mahdi. Dicono d'averlo perduto durante la Frattura del Mondo; se lo ritrovano, tornerà il paradiso dell'Epoca Leggendaria. Non sanno nemmeno quale canto sia. Dicono che lo riconosceranno, quando lo troveranno. Né sanno come farà a riportare il paradiso, ma cercano ormai da quasi tremila anni, dalla Frattura. E continueranno a cercare finché la Ruota non si fermerà. (Elyas Machera: capitolo 25)
Dai trofei che le Aiel avevano con sé, era evidente che tornavano dalla Macchia. I Trolloc le avevano seguite, ma, a giudicare dalle tracce, solo pochi erano sopravvissuti, dopo avere fatto strage delle Aiel. In quanto alla ragazza, non permise a nessuno di toccarla, nemmeno di pulirle le ferite. Ma afferrò per la giubba il Cercatore di quella tribù e disse, sono le sue parole: "Perduto, Seccafoglie intende accecare l'Occhio del Mondo. Intende uccidere il Gran Serpente. Perduto, avverti il Popolo. Arriva Bruciaocchi. Di' al Popolo di prepararsi per Colui che Viene con l'Alba. Di' al..." E morì. (Raen: capitolo 25)
Dovrei ringraziarti. [Rivolto a Mat Cauthon] perché mi hai dimostrato quant'è vero l'antico detto....Per quanto gli insegni, un maiale non suonerà mai il flauto. (Thom Merillin: capitolo 26)
Cosa insegnano, a voi cuccioli di villaggio? Artur Paendrag Tanreall, Artur Hawkwing, il Gran Monarca, unì tutte le terre, dalla Grande Macchia al mare delle Tempeste, dall'oceano Aryth al deserto Aiel, e anche alcune terre al di là del deserto. Mandò pure un esercito dall'altra parte dell'Aryth. Le storie dicono che governò sul mondo intero, ma quel che governò in realtà bastava per qualsiasi uomo che non fosse un eroe delle storie. E portò pace e giustizia sulla terra. (Elyas Machera: capitolo 29)
Non c'è tregua, con l'Ombra. Non c'è pietà, per gli Amici delle Tenebre. (Jaret Byar, capitolo 30)
Il Signore delle Tenebre comanda la morte e può dare vita nella morte o morte nella vita, a suo piacimento. (Howel Gode: capitolo 32)
Sono un buon suddito, come ho detto; ma anche gli sciocchi dicono qualcosa di sensato, di tanto in tanto. Anche un maiale cieco trova a volte una ghianda. Occorre qualche cambiamento. Questo tempo, i raccolti che non spuntano, le mucche che non danno più latte, vitelli e agnelli che nascono morti o con due teste. Corvi sanguinari che non aspettano nemmeno che le creature muoiano. La gente è terrorizzata. Deve dare la colpa a qualcuno. La Zanna del Drago compare sulle porte. Creature strisciano nella notte. Stalle prendono fuoco. Gira gente, come quell'amico di Holdwin, che spaventa le persone. La Regina deve prendere provvedimenti, prima che sia troppo tardi. Lo capite anche voi, vero? (Almen Bunt: capitolo 34)
Vorrei che voi umani non vi comportaste in questo modo. Solo pochissimi si ricordano di noi. Colpa nostra, immagino. Non siamo andati molto fra gli umani, da quando l'Ombra cadde sulle Vie. Ormai sono passate... ah, sei generazioni. Fu subito dopo le Guerre Trolloc. Troppo, troppo tempo. E pochissimi a viaggiare e a vedere. Quasi nessuno. (Loial: capitolo 36)
Certo che ci crediamo. La Ruota del Tempo tesse il Disegno delle Epoche e le vite sono i fili che adopera per tessere. Nessuno può dire come il filo della propria vita, né quello di un popolo, sarà in tessuto nel Disegno. Abbiamo avuto la Frattura del Mondo, e l'Esilio, e la Pietra, e la Nostalgia, e alla fine abbiamo riavuto lo stedding, prima che morissimo tutti. A volte penso che la ragione per cui gli esseri umani sono come sono, sia il fatto che il vostro filo è così corto. Oh, ecco, ci sono cascato di nuovo. Gli Anziani dicono che a voi non piace che vi si ricordi la brevità della vita. Spero di non avere urtato i tuoi sentimenti. (Loial: capitolo 36)
Finché la penombra è svanita, finché l'acqua è svanita, nell'Ombra con i denti snudati, urlando sfide con l'ultimo respiro, per sputare nell'occhio di Colui che Acceca nel Giorno Finale. (Loial: capitolo 36)
Ma a volte la Ruota sceglie per te i cambiamenti. E a volte la Ruota piega il filo o i fili della vita in modo tale che tutti i fili vicini sono costretti a ruotare intorno agli altri; questa azione influenza altri fili, e così via. La prima piegatura per formare la Grinza è ta'veren: non puoi fare niente per cambiarla, finché il Disegno non muta. La Grinza, detta ta'maral'ailen, può durare settimane, oppure anni. Può comprendere una sola città o perfino l'intero Disegno. Artur Hawkwing era ta'veren. E anche Lews Therin Kinslayer, immagino. (Loial: capitolo 36)
Testardo come un mulo. Forse abbastanza testardo da salvare te stesso, alla fine. Ricorda in quali tempi viviamo, fabbro. Ricorda cosa ti ha detto Moiraine Sedai. Oggigiorno molte cose si dissolvono e cadono a pezzi. Antiche barriere s'indeboliscono, antiche mura si polverizzano. Le barriere fra il presente e il passato, fra il presente e il futuro. Le mura della prigione del Tenebroso. La nostra può essere la fine di un'Epoca. Forse vedremo nascere una nuova Epoca, prima di morire. O forse siamo alla fine di tutte le Epoche, la fine del tempo stesso. La fine del mondo. Ma non siamo noi, a dovercene preoccupare, eh, fabbro? Noi combatteremo l'Ombra finché avremo fiato; e se ci sommergerà, sprofonderemo mordendo e graffiando. Voi dei Fiumi Gemelli siete troppo testardi per arrendervi. Non preoccupatevi, se il Tenebroso è comparso nella vostra vita. Siete fra amici, ora. La Ruota gira e ordisce come vuole e neppure il Tenebroso può cambiare questo fatto, con Moiraine che veglia su di voi. (Lan Mandragoran: capitolo 38)
Ci sono dei limiti, al potere del Tenebroso dentro di voi. Cedete anche per un istante, e lui avrà una corda legata al vostro cuore, una corda che potreste non riuscirete mai a tagliare. Arrendetevi, e apparterrete a lui. Sconfessatelo, e il suo potere verrà meno. Non è facile, quando lui tocca i vostri sogni, ma è fattibile. Lui può sempre mandare contro di voi Mezzi Uomini e Trolloc e Draghkar e altre creature, ma non può impadronirsi di voi, se non glielo permetterete. (Moiraine Damodred: capitolo 42)
Padre delle Menzogne è un buon appellativo per il Tenebroso. Ha sempre avuto l'abitudine di seminare il tarlo del dubbio. Rode la mente degli uomini, come un cancro. Credere al Padre delle Menzogne è il primo passo verso la resa. Ricordatelo, se vi arrendete al Tenebroso, gli apparterrete. (Moiraine Damodred: capitolo 42)
Non possiamo restare a Caemlyn; ma, qualsiasi strada scegliamo, Myrddraal e Trolloc ci sarebbero addosso prima che percorriamo dieci miglia. E proprio a questo punto veniamo a sapere di una minaccia nei confronti dell'Occhio del Mondo, non da una sola fonte, ma da tre, ciascuna all'apparenza indipendente dalle altre. Il Disegno forza il nostro sentiero. Il Disegno si avvolge ancora intorno a voi tre, ma quale mano stabilisce l'ordito, e quale controlla la spola? La prigione del Tenebroso si è indebolita abbastanza da permettergli di esercitare un simile controllo? (Moiraine Damodred: capitolo 42)
Considera che cosa ho appreso da Fain. Tre anni fa il Tenebroso è stato obbligato a farlo portare a Shayol Ghul per toccarlo, nonostante fosse un Amico delle Tenebre fino al midollo. Un anno fa poteva comandarlo attraverso i sogni. Quest'anno Ba'alzamon entra nei sogni di chi cammina nella Luce e compare realmente, pur con difficoltà, a Shadar Logoth. Non di persona, certo; ma anche una proiezione della mente del Tenebroso, anche una proiezione che tremola e non resiste a lungo, è molto più pericolosa di tutte le orde Trolloc messe insieme. A Shayol Ghul i sigilli s'indeboliscono disperatamente, lord Agelmar. Non c'è tempo. (Moiraine Damodred: capitolo 47)
Il sangue antico si separò, come un fiume, in mille volte mille rivoli; ma a volte i rivoli si riuniscono per formare di nuovo un fiume. L'antico sangue di Manetheren è forte e puro in quasi tutti questi giovanotti. Puoi dubitare del sangue di Manetheren, lord Agelmar? (Moiraine Damodred: capitolo 47)
Molto, moltissimo tempo fa, sono stato posto di guardia all'Occhio, ma provo disagio ad avvicinarmi troppo. Mi sento come se mi disfacessero: la mia fine in qualche modo è legata a esso. Ricordo quando lo fabbricarono. In parte. Fu il primo giorno della Frattura del Mondo, quando la gioia per la vittoria sul Tenebroso divenne amara, alla scoperta che ogni cosa poteva andare in frantumi sotto il peso dell'Ombra. Cento di loro lo fabbricarono, uomini e donne insieme. Le maggiori opere Aes Sedai erano sempre fatte in questo modo, attingendo al Saidin e al Saidar, come si attinge alla Vera Fonte. Morirono tutti, per renderlo puro, mentre intorno a loro il mondo era lacerato. Sapendo di morire, m'incaricarono di sorvegliarlo in previsione dei futuri bisogni. Non ero stato fatto per questo, ma tutto andava a pezzi, e loro erano soli e non avevano altro. Non ero stato fatto per questo, ma ho mantenuto la parola. Ho mantenuto la parola, fino al momento del bisogno. E ora è la fine. (L'Uomo Verde: capitolo 50)
Alcuni di noi sono liberi. I sigilli s'indeboliscono, Aes Sedai. Come Ishamael, camminiamo di nuovo nel mondo, e presto gli altri verranno. Eravamo troppo vicino a questo mondo, nella prigionia, io e Balthamel, troppo vicino al macinio della Ruota; ma presto il Sommo Signore delle Tenebre sarà libero e ci darà nuova carne e il mondo sarà nostro ancora una volta. Stavolta per voi non ci sarà nessun Lews Therin Kinslayer, nessun Signore del Mattino, a salvarvi. (Aginor: capitolo 50)
Ba'alzamon darà ricompense superiori a qualsiasi sogno di mortali, a colui che ti porterà a Shayol Ghul. I miei sogni sono sempre stati più grandiosi di quelli degli altri uomini e da millenni mi sono lasciato alle spalle la mortalità. Cosa cambia, se servi il Signore delle Tenebre da morto o da vivo? Niente, per la diffusione dell'Ombra. Perché dovrei dividere con te il potere? Perché dovrei piegare il ginocchio davanti a te? Io, che affrontai Lews Therin Telamon nella Sala dei Servitori. Io, che lottai con tutta la mia potenza contro il Signore del Mattino e ribattei colpo su colpo. Non vedo motivo. (Aginor: capitolo 51)
Un gatto può insegnare a un cane ad arrampicarsi sugli alberi? Un pesce può insegnare a un uccello a nuotare? Conosco Saidar, ma non posso insegnarti niente di Saidin. Chi potrebbe farlo è morto da tremila anni. Ma forse sei ostinato quanto basta. Forse avrai la forza necessaria. (Moiraine Damodred: capitolo 52)
Le Profezie si avvereranno. Il Drago è Risorto. (Moiraine Damodred: capitolo 53)
«Ti aspetti gloria?» disse Ba'alzamon. «Potere? Ti hanno detto che l'Occhio del Mondo sarà al tuo servizio? Quale gloria e quale potere toccano a un burattino? Le stringhe che ti muovono sono state intessute da secoli. Tuo padre fu scelto dalla Torre Bianca, come uno stallone legato alla cavezza e condotto al suo compito. Tua madre non era altro che una fattrice, per i loro piani. E questi piani portano alla tua morte.» Rand strinse i pugni. «Mio padre è un brav'uomo e mia madre era una donna per bene. Non parlare di loro!» Le fiamme risero. «C'è del coraggio in te, dopotutto. Forse sei proprio tu, quello che cerco. Ma il coraggio ti gioverà ben poco. L'Amyrlin Seat ti userà, finché non sarai consumato, proprio come furono usati Davian e Yurian Stonebow e Guaire Amalasan e Raolin Darksbane. Proprio come è usato Logain. Finché di te non resterà niente.» «Non so...» Rand agitò la testa da una parte e dall'altra. Quel solo momento di pensiero chiaro, nato dall'ira, era sparito. I suoi pensieri continuavano a turbinare. Rand ne afferrò uno, zattera nel gorgo. Si costrinse a parlare, con voce man mano più forte. «Tu... sei imprigionato... a Shayol Ghul. Tu e tutti i Reietti... imprigionati dal Creatore fino alla fine del tempo.» «La fine del tempo?» lo schernì Ba'alzamon. «Tu vivi come uno scarafaggio sotto la pietra e pensi che il tuo fango sia l'universo. La morte del tempo mi porterà un potere che non puoi nemmeno sognare, verme.» «Tu sei imprigionato...» «Sciocco, non sono mai stato imprigionato!» I fuochi del suo viso ruggirono con tanto calore che Rand indietreggiò, riparandosi con le mani. Il sudore sul palmo si asciugò per il calore. «Fui a fianco di Lews Therin Kinslayer, quando compì il misfatto che gli valse il soprannome. Fui io a dirgli di uccidere la propria moglie e i propri figli e tutta la propria stirpe e ogni persona che amava o da cui era amato. Fui io a dargli il momento di lucidità perché sapesse che cosa aveva fatto. Hai mai sentito un uomo urlare fino a perdere l'anima, verme? Poteva colpirmi, allora. Non avrebbe vinto, ma poteva tentare. Invece chiamò su di se il suo prezioso Potere, tanto che la terra si aprì e innalzò Montedrago per segnare la sua tomba. Mille anni dopo, mandai i Trolloc a depredare il meridione e per tre secoli essi devastarono il mondo. Quelle stolte e cieche di Tar Valon dissero che ero stato infine sconfitto, ma il Secondo Patto, il Patto delle Dieci Nazioni, era infranto senza rimedio e chi rimase a opporsi a me, allora? Io sussurrai nell'orecchio di Artur Hawkwing e la terra Aes Sedai morì in lungo e in largo. Io sussurrai di nuovo e il Gran Monarca mandò i suoi eserciti al di là dell'oceano Aryth e del Mare del Mondo, e con questo atto sancì due condanne. La condanna del suo sogno di una sola terra e di un solo popolo, e una condanna ancora da venire. Ero al suo capezzale, quando i consiglieri gli dissero che solo le Aes Sedai potevano salvargli la vita. Parlai, e lui ordinò d'impalare i consiglieri. Parlai, e le ultime parole del Gran Monarca furono l'ordine di distruggere Tar Valon. Se uomini del valore di costoro non hanno potuto opporsi a me, quale possibilità hai tu, rospo acquattato accanto a una pozza della foresta? Servirai me, oppure ballerai ai fili delle Aes Sedai, fino alla tua morte. E poi sarai mio! I morti appartengono a me!» (Rand e Ba'alzamon, capitolo 14)
Egwene sbuffò, come per mostrare che cosa ne pensasse, di quei diritti. «Non mi riferivo a questo. Cosa... cosa gridavi, Mat?» Mat scrollò le spalle a disagio. «Non ricordo.» Li fissò, sulla difensiva. «Be', davvero. Ho la testa annebbiata. Non so che grido era, né da dove veniva, né cosa significava.» Ridacchiò. «Non credo che abbia un significato.» «Invece credo di sì» disse lentamente Egwene. «Quando hai gridato, per un momento, solo per un momento, ho creduto di capire. Ma ormai l'attimo è passato.» Sospirò e scosse la testa. «Forse hai ragione. È strano cosa ci si immagina in certe circostanze, vero?» «Carai an Caldazar» disse Moiraine. Si girarono a guardarla. «Carai an Ellisande. Al Ellisande. Per l'onore dell'Aquila Rossa. Per l'onore della Rosa del Sole. La Rosa del Sole. L'antico grido di guerra di Manetheren del suo ultimo re. Eldrene era chiamata la Rosa del Sole.» Il sorriso di Moirane fu rivolto a Egwene e a Mat insieme, anche se forse lo sguardo si era soffermato un po' più a lungo su di lui. «Il sangue della stirpe di Arad è ancora forte, nei Fiumi Gemelli. L'antico sangue canta ancora.» (Capitolo 19)
«La Via della Foglia?» disse Egwene. «Che cos'è?» Aram indicò gli alberi, continuando a guardarla intensamente negli occhi. «La foglia vive il tempo che le spetta e non si oppone al vento che la porta via. La foglia non danneggia e alla fine cade per nutrire nuove foglie. Così dovrebbe essere, per tutti gli uomini. E le donne.» Egwene lo fissò, con un lieve rossore sulle guance. «Ma cosa significa?» disse Perrin. Aram gli rivolse un'occhiata piena d'irritazione, ma fu Raen a rispondere. «Significa che nessun uomo dovrebbe danneggiare un altro per nessun motivo.» Rivolse un fuggevole sguardo a Elyas. «Non ci sono scuse, per la violenza. Mai.» «E se uno ti assale?» continuò Perrin. «Se ti colpisce o cerca di derubarti o di ucciderti?» Raen sospirò, paziente, come se Perrin non vedesse quello che per lui era chiarissimo. «Se uno mi colpisse, gli chiederei perché l'ha fatto. Se volesse colpirmi ancora, scapperei, e farei lo stesso se volesse derubarmi o uccidermi. Preferirei lasciargli prendere quello che vuole, anche la mia vita, anziché ricorrere alla violenza. E mi augurerei che non riportasse grande danno.» «Ma hai detto che non gli faresti male» obiettò Perrin. «Infatti. La violenza fa male a chi la usa quanto a chi la riceve.» Perrin parve dubbioso. «Potresti abbattere un albero, con la tua ascia» continuò Raen. «L'ascia fa violenza all'albero e non ne resta ferita. È così che tu la vedi, no? Il legno è tenero, a confronto del ferro, ma anche l'ascia migliore perde il filo, a furia di tagliare, e la linfa degli alberi la farà arrugginire. La possente ascia usa violenza all'inerme albero, ma ne riporta danno. La stessa cosa vale per le persone, anche se il danno è spirituale.» (capitolo 25)
«Per troppo tempo ti sei nascosto da me.» Rand si girò di scatto, ansimando. L'attimo prima era da solo, ma ora, fermo davanti alla porta-finestra, c'era Ba'alzamon. Quando parlò, caverne di fiamma presero il posto degli occhi e della bocca. «Per troppo tempo, ma ormai non più.» «Nego che tu abbia potere su di me» disse Rand, rauco. «Nego la tua esistenza.» Ba'alzamon si mise a ridere. «Credi che sia così facile? Ma a dire il vero l'hai sempre creduto. Ogni volta che ci siamo confrontati, hai creduto di potermi sfidare.» «Cosa vuol dire, ogni volta? Ti nego!» «Lo dici sempre. All'inizio. Questo scontro fra noi si è già verificato innumerevoli volte. Ogni volta hai un viso diverso e un altro nome, ma sei sempre tu.» «Ti nego!» Fu un bisbiglio di disperazione. «Ogni volta scagli contro di me la tua misera forza e ogni volta, alla fine, capisci chi è il padrone. Epoca dopo Epoca, t'inginocchi davanti a me, o muori col rimpianto di non avere ancora la forza d'inginocchiarti. Povero sciocco, non puoi mai vincere, contro di me.» «Bugiardo! Padre delle Menzogne. Padre degli Sciocchi, se non sai fare di meglio. Gli uomini ti trovarono, nell'ultima Epoca, l'Epoca Leggendaria, e ti legarono nel luogo cui appartieni.» Ba'alzamon rise di nuovo, di scherno; Rand avrebbe voluto tapparsi le orecchie per non udirlo, ma si costrinse a non muovere le mani. Però gli tremavano, quando infine la risata terminò. «Verme, tu non sai niente. Ignorante come uno scarafaggio sotto una pietra, schiacciato con altrettanta facilità. Questa lotta prosegue dal momento della creazione. Gli uomini pensano sempre che sia una guerra nuova, ma è sempre la stessa, riscoperta. Solo ora il mutamento soffia nel vento del tempo. Stavolta non ci sarà ritorno. Quelle orgogliose Aes Sedai che pensano di potersi opporre a me... le vestirò di catene e le manderò a correre nude per ubbidire al mio volere, o riempirò delle loro anime il Pozzo del Destino, dove urleranno per l'eternità. Tutte, tranne coloro che già mi servono. Loro staranno solo un gradino al di sotto di me. Puoi scegliere di stare con loro, mentre il mondo striscia ai tuoi piedi. Per l'ultima volta, ti offro la possibilità. Sarai al di sopra di loro, al di sopra d'ogni potere e d'ogni dominazione, a parte me. Ci sono state delle volte in cui hai fatto questa scelta e sei vissuto abbastanza a lungo da conoscere il tuo potere.» Negalo! Rand si afferrò a quel che poteva negare. «Non ci sono Aes Sedai al tuo servizio. Un'altra menzogna!» «Così t'hanno detto? Duemila anni fa, con i miei Trolloc, girai il mondo e persino fra le Aes Sedai trovai anime che conoscevano la disperazione, che sapevano che il mondo non poteva opporsi a Shai'tan. Per duemila anni l'Ajah Nera è vissuta fra le altre, invisibile, nell'ombra. Forse comprende perfino coloro che sostengono d'aiutarti.» (Rand al'Thor e Ba'alzamon, capitolo 43)
La Sapiente fissò Lan a lungo, in silenzio; poi riempì di tè una tazza e gliela portò. Lui allungò la mano e mormorò un ringraziamento, ma Nynaeve non lasciò subito la tazza. «Avrei dovuto capire che eri un re» disse pi-ano. Tenne lo sguardo sul viso del Custode, ma la voce tremò un poco. Lan la guardò con uguale intensità. A Rand parve che il viso del Custode si addolcisse davvero. «Non sono un re, Nynaeve. Sono soltanto un uomo. Un uomo che possiede meno del campicello del più misero contadino.» La voce di Nynaeve divenne più ferma. «A volte una donna non chiede terre né oro. Solo l'uomo.» «E l'uomo che le chiedesse d'accettare così poco, non sarebbe degno di lei. Sei una donna notevole, bella come l'aurora, fiera come un guerriero. Sei una leonessa, Sapiente.» «Le Sapienti raramente si sposano.» Nynaeve s'interruppe per inspirare a fondo, come per rafforzarsi. «Ma se andrò a Tar Valon, forse sarò diversa dalle Sapienti.» «Le Aes Sedai si sposano altrettanto raramente. Pochi uomini possono vivere con una moglie in possesso di tanto potere. Si sentono sminuiti dal suo splendore, anche non volendolo.» «Alcuni hanno la forza sufficiente. Io ne conosco uno.» Il suo sguardo rivelò con chiarezza a chi si riferiva, ammesso che ci fossero dubbi. «Ho soltanto una spada e una guerra che non posso vincere ma che devo combattere.» «Ti ho detto che il resto non m'interessa. Luce santa, mi hai già spinta a dire più di quanto non sia corretto. Mi umilierai al punto da costringermi a chiedere?» «Non ti umilierò mai.» Il tono gentile, simile a una carezza, parve bizzarro, sulle labbra dal Custode, ma fece risplendere gli occhi di Nynaeve. «Odierò l'uomo da te scelto perché non sarò io e l'amerò se ti farà sorridere. Nessuna donna merita come dono di nozze la certezza del lutto di vedova; e tu, meno di tutte.» (Nynaeve al'Meara e Lan Madragoran, capitolo 48)
«Sono stufo di scappare» disse, stupito per la calma del proprio tono. «Stufo di vederti minacciare i miei amici. Non scapperò più.» Anche Ba'alzamon aveva un cordone ombelicale: nero, molto più grosso del suo, così grande che avrebbe reso minuscolo il corpo umano e che invece era reso minuscolo da Ba'alzamon. Ogni pulsazione di quella vena nera consumava luce. «Credi che faccia differenza, se scappi o ti fermi?» Le fiamme nella bocca di Ba'alzamon risero. Le facce nel focolare piansero all'ilarità del loro padrone. «Sei fuggito da me in molte occasioni, ma ogni volta ti raggiungo e ti costringo a ingoiare il tuo orgoglio condito di lacrime e di piagnistei. In molte occasioni ti sei fermato a combattere e poi, sconfitto, hai strisciato implorando pietà. Hai questa scelta, verme, e solo questa: mettiti in ginocchio ai miei piedi, servimi bene e ti darò potere sopra i troni; oppure diventa il burattino di Tar Valon e urla mentre vieni sgretolato nella polvere del tempo.» Rand cambiò posizione, con un'occhiata al di là della porta, quasi a cercare una via di fuga. Che il Tenebroso lo pensasse pure. Al di là della porta c'era sempre il nero del nulla, diviso in due dal cavo lucente che partiva dal suo corpo. E c'era anche il cordone ombelicale di Ba'alzamon, così nero da risaltare nella tenebra come sulla neve. I due cordoni pulsavano fuori fase, uno al contrario dell'altro, e la luce resisteva a stento alle ondate di tenebra. «Ci sono altre scelte» disse Rand. «La Ruota, non tu, tesse il Disegno. Sono sfuggito a tutte le trappole che hai predisposto per me. Sono sfuggito ai Fade e ai Trolloc e ai tuoi Amici delle Tenebre. Ti ho rintracciato qui e ho distrutto il tuo esercito. Non sei tu, a tessere il Disegno.» (Rand al'Thor e Ba'alazamon, capitolo 51)
L'uomo che, in quel luogo almeno, si faceva chiamare Bors, ebbe una smorfia di scherno al cicaleccio soffocato che risuonava nella vasta sala dal soffitto a volta. Ma la smorfia fu nascosta dalla maschera di seta nera che gli copriva il viso, simile a quella delle altre cento persone presenti nella sala. Cento maschere nere, cento paia d'occhi che cercavano di scoprire che cosa nascondessero.
Citazioni
E accadrà che l'opera dell'uomo sarà distrutta e l'Ombra coprirà il Disegno dell'Epoca e il Tenebroso poserà ancora la mano sul mondo degli uomini. Donne piangeranno e uomini gemeranno, mentre le nazioni della terra saranno lacerate come stoffa vecchia.E niente rimarrà... Tuttavia un uomo nascerà per fronteggiare l'Ombra, nascerà ancora una volta come nacque in precedenza e come continuerà a nascere fino alla fine del tempo. Sarà il Drago Rinato e alla sua nascita ci sarà pianto e stridor di denti. Di tela di sacco e cenere rivestirà la gente; e col suo arrivo, frantumerà di nuovo il mondo e strapperà tutti i legami che lo tengono unito. Come alba radiosa, ci accecherà e ci brucerà. Tuttavia il Drago Rinato affronterà l'Ombra nell'Ultima Battaglia e col suo sangue ci darà la Luce. Spargete lacrime, popoli del mondo. Piangete per la vostra salvezza. (Prologo)
Il Sommo Signore delle Tenebre è il mio Padrone e con tutto il cuore lo servo fino all'ultimo brandello dell'anima mia. Guarda, il mio Padrone è il Padrone della morte. Senza nulla chiedere lo servo in attesa del Giorno della sua venuta, tuttavia lo servo nella certezza della vita eterna. Di sicuro i fedeli saranno esaltati sulla terra, esaltati al di sopra degli increduli, al di sopra dei troni, tuttavia io lo servo umilmente in attesa del Giorno del suo Ritorno. Rapido giunge il Giorno del Ritorno. Rapido giunge il Sommo Signore delle Tenebre, a guidarci e a regnare sul mondo ora e per sempre. (Bors: Prologo)
Ma la presenza di un Reietto in libertà significava che il ritorno del Tenebroso era vicinissimo. I Reietti, tredici fra i più abili a usare l'Unico Potere, in un'Epoca ricca di uomini in grado di usarlo, erano stati imprigionati a Shayol Ghul, insieme col Tenebroso, dal Drago e dai Cento Compagni, perché stessero lontano dal mondo dell'uomo. Come conseguenza, la metà maschile della Vera Fonte era rimasta contaminata: tutti gli Aes Sedai, i maledetti manipolatori del Potere, erano impazziti e avevano distrutto il mondo, l'avevano frantumato come ciotola di terracotta sbattuta sulle pietre. Così, prima di morire, avevano posto fine all'Epoca Leggendaria. Una morte degna di chi era Aes Sedai, secondo Bors. Addirittura troppo buona. Bors rimpiangeva solo che le Aes Sedai non avessero seguito la stessa sorte. (Prologo)
Non abbiate paura, perché il Giorno in cui il vostro Padrone ascenderà al mondo è molto vicino. Il Giorno del Ritorno si approssima. Il fatto che io sia qui a mostrarmi a voi eletti dovrebbe rivelarvelo. Presto sarà spezzata la Ruota del Tempo. Presto il Gran Serpente morirà e col potere della sua morte, la morte del Tempo medesimo, il vostro Padrone rifarà il mondo a sua immagine, per questa Epoca e per tutte le Epoche a venire. E coloro che servono me, con fede e costanza, siederanno ai miei piedi sopra le stelle del cielo e regneranno in eterno sul mondo degli uomini. Così ho promesso e così sarà. Vivrete e regnerete in eterno (Ba'alzamon, Prologo)
Una spada è pericolosa per chi si trova dalla parte della punta, non per chi è dalla parte dell'elsa. A meno che chi regge la spada non sia uno sciocco, o un imprudente, o un incapace, nel qual caso è doppiamente pericoloso, tanto per se stesso quanto per gli altri. (Ba'alzamon, Prologo)
«L'amore è bizzarro.» A un tratto Lan parve stanco. «La cosa più bizzarra che ci sia al mondo.» (Lan Mandragoran, capitolo 1)
Mia madre me lo diceva sempre: il modo migliore per imparare a trattare un uomo è imparare a cavalcare un mulo; la maggior parte delle volte hanno lo stesso cervello. Le altre, il mulo è più intelligente. (Egwenwe al'Vere, capitolo 3)
Sì, Moiraine, è inutile che me lo ricordi. Conosco quanto te le Profezie. Mai più d'un falso Drago in ogni generazione, dalla Frattura del Mondo; e ora tre nello stesso momento e altri tre negli ultimi due anni. Il Disegno esige un Drago, perché si muove verso la Tarmon Gai'don. (Siuan Sanche: capitolo 5)
Il Tenebroso si agita, Siuan. La sua prigione non può rimanere chiusa in eterno. L'opera dell'uomo non può uguagliare quella del Creatore. Il Tenebroso ha di nuovo toccato il mondo, anche se, grazie alla Luce, indirettamente. Gli Amici delle Tenebre si moltiplicano; quel che solo dieci anni fa chiamavamo il male, pare un semplice capriccio, a paragone di quel che accade ogni giorno. (Moiraine Damodred: capitolo 5)
Nessuno rifiuta un'udienza con l'Amyrlin Seat, pastore. Nemmeno lo stesso capitano comandante dei Manti Bianchi. Durante il tragitto, Pedron Niall studierebbe un piano per ucciderla e filarsela, ma si presenterebbe. (Lan Mandragoran: capitolo 7)
C'è una sola regola per dimostrarsi uomo: qualsiasi cosa si presenti, affrontala in piedi. (Lan Mandragoran: capitolo 7)
Le Profezie devono avverarsi. Ti lasciamo libero, pur sapendo cosa sei, perché altrimenti il mondo che conosciamo morirebbe e il Tenebroso coprirebbe la terra col fuoco e con la morte. Attento: non tutte le Aes Sedai la pensano al nostro stesso modo. Ce ne sono alcune, qui a Fal Dara, che ti ucciderebbero, se sapessero un decimo di quel che sappiamo noi, e non sentirebbero maggior rimorso di quanto non si abbia a sventrare un pesce. D'altro canto, ci sono uomini che hanno riso e scherzato con te, e che farebbero la stessa cosa, se sapessero. Stai attento, Rand al'Thor, Drago Rinato. (Siuan Sanche: capitolo 8)
«Gli Aiel sono duri» disse Ingtar. «Uomini e donne. Ho combattuto contro di loro e lo so per esperienza. Fanno cinquanta miglia di corsa e al termine combattono. Sono micidiali, con qualsiasi arma e a mani nude. Tranne la spada. Per chissà quale ragione, non toccano spada. E non montano a cavallo... ma, tanto, non ne hanno bisogno. Se tu hai la spada e un Aiel è a mani nude, il combattimento è equo... se sei bravo con la spada.» (Ingtar, capitolo 10)
I lupi odiavano solo due cose; le altre, le sopportavano: ma odiavano il fuoco e i Trolloc. Sarebbero passati tra le fiamme, pur di uccidere i Trolloc. (capitolo 14)
Ti conosco, conosco il tuo sangue e la tua dinastia, su fino alla scintilla primordiale della vita, su fino al Primo Istante. Non puoi mai nasconderti a me. Mai! Siamo legati l'uno all'altro, come facce della stessa moneta. Uomini comuni possono nascondersi nelle pieghe del Disegno, ma i ta'veren spiccano come falò sulla cima d'una collina; e tu... tu spicchi come se nel cielo ci fossero diecimila frecce lucenti puntate su di te! Sei mio e sempre a portata della mia mano!(Ba'alzamon, capitolo 15)
Due volte e due egli sarà segnato, due per la vita e sì due per la morte. Prima l'airone per marcar la strada. Quindi l'airone per nomarlo vero. Prima col Drago per chiamar memoria. Quindi col Drago per pagare il prezzo. (Thom Merrilyn, capitolo 26)
Sparso il sangue, due volte spunta il giorno. Per pianger l'una, l'altra per spuntare. Scarlatto il sangue macchia Shayol Ghul, ma renderà, nel Pozzo del Destino per sempre franchi gli uomini dall'Ombra. (Thom Merrilyn, capitolo 26)
«Trolloc? Qui?» Parve illuminarsi. «Uno dei segni di cui parlano le Profezie. Quando i Trolloc usciranno di nuovo dalla Macchia, noi lasceremo la Triplice Terra e riprenderemo i nostri antichi territori.» Dagli shienaresi provenne qualche borbottio. Urien li guardò con tale orgoglio che parve guardarli dall'alto in basso. «La Triplice Terra?» disse Mat. Perrin pensò che fosse ancora più pallido; non proprio il pallore d'un malato, ma di chi sta per lungo tempo al chiuso. «Voi la chiamate il Deserto» disse Urien, «Per noi, è la Triplice Terra. Pietra che lascia l'impronta, per fare noi; terreno di prova, per dimostrare il nostro valore; e punizione per il peccato.» (Urien e Mat, capitolo 28)
«Tu sei il Drago Rinato» disse Verin, con calma. «Oh, puoi anche morire, ma non credo che il Disegno ti lascerà morire fin quando con te non avrà terminato. Inoltre, l'Ombra si trova nel Disegno, ora, e chi può dire come questo influenzi la tessitura? Puoi soltanto seguire il tuo destino.» «Io sono Rand al'Thor» ringhiò Rand. «Non sono il Drago Rinato. E non sarò un falso Drago.» «Tu sei quel che sei. Fai una scelta o stai fermo qui finché il tuo amico non muore?» (Verin e Rand al'Thor, capitolo 37)
Fu un soldato. Fu un pastore. Fu un mendicante e fu un sovrano. Fu contadino, menestrello, marinaio, falegname. Nacque, visse e morì come Aiel. Morì pazzo, morì putrido, morì di malattia, d'incidente, di vecchiaia. Fu messo a morte davanti a una folla esultante. Si proclamò il Drago Rinato e sventolò nel cielo il proprio stendardo; si sottrasse al Potere e si nascose; visse e morì senza sapere di poterlo toccare. Tenne a bada per anni la pazzia e il male; cedette nel periodo di due inverni. A volte Moiraine venne a portarlo via dai Fiumi Gemelli, da solo o con i suoi amici sopravvissuti alla Notte d'Inverno; a volte non venne. A volte vennero altre Aes Sedai. A volte quelle dell'Ajah Rossa. Egwene lo sposò; Egwene, dal viso austero, con la stola da Amyrlin Seat, guidò le Aes Sedai che lo domarono; Egwene, con le lacrime agli occhi, gli piantò nel cuore un pugnale e nel morire lui la ringraziò. Amò altre donne, sposò altre donne. Elayne; Min; la bionda figlia d'un contadino incontrata lungo la strada per Caemlyn; donne che non aveva mai visto prima di vivere queste vite possibili. Cento vite. Mille. Tante da non riuscire a contarle. E al termine di ogni vita, mentre giaceva in punto di morte, mente esalava l'ultimo respiro, una voce gli bisbigliò all'orecchio: «Ho vinto di nuovo, Lews Therin». (capitolo 37)
«Sei un uomo migliore di me. Pastore o lord, sei un uomo migliore. Le Profezie dicono: "Chiunque mi suoni, non pensi alla gloria, ma solo alla salvezza". Alla mia salvezza, pensavo. Avrei suonato il Corno, avrei guidato a Shayol Ghul gli eroi delle Epoche. Di sicuro questo gesto sarebbe bastato a salvarmi. Nessuno cammina nell'Ombra tanto a lungo da non poter tornare nella Luce. Così si dice. Sarebbe bastato a cancellare cosa sono stato e cosa ho fatto.» (Ingtar, capitolo 46)
«Dev'esserci un prezzo, Rand. C'è sempre un prezzo. Forse posso pagarlo qui. Ogni uomo ha il diritto, Rand, di scegliere il momento in cui Rinfoderare la Spada. Anche uno come me.» (Ingtar, capitolo 46)
«Con il tuo permesso... lord Rand. Trombettiere, vuoi dare fiato al Corno? È giusto che il Corno di Valere ci canti in battaglia. Portabandiera, vuoi avviarti?» (Arthur Hawkwing, capitolo 47)
«Lui ancora non ci crede, penso. Lo sa, ma non ci crede. Ho guidato i suoi passi, l'ho spinto, l'ho tirato, l'ho allettato. È sempre stato testardo, ma stavolta lo sagomerò io. Ishamael pensa di controllare gli eventi, ma io li controllo davvero.» (Lanfear, capitolo 48)
«Il Disegno si avvolge sempre più strettamente intorno a te» disse Moiraine. «Ora più che mai hai bisogno di me.» «Non ho bisogno di te» replicò Rand, brusco «E non ti voglio. Non voglio avere niente a che fare con questa storia.» Ricordò che l'avevano chiamato Lews Therin... non solo Ba'alzamon, ma anche Artur Hawkwing. «Non voglio. Luce santa, si suppone che il Drago causi di nuovo la Frattura del Mondo, che faccia a pezzi ogni cosa. Non sarò io il Drago.» «Tu sei ciò che sei» disse Moiraine. «Già agiti il mondo. Per la prima volta in duemila anni l'Ajah Nera ha rivelato la propria esistenza. Arad Doman e Tarabon sono sull'orlo della guerra; e sarà ancora peggio, quando giungeranno le notizie di Falme. Nel Cairhien è scoppiata la guerra civile.» «Nel Cairhien non ho fatto niente» protestò Rand. «Non puoi darmene la colpa.» «Fare niente è sempre stata una tattica del Grande Gioco» sospirò Moiraine. «In particolare, come lo giocano adesso. Sei stato la scintilla e Cairhien è esplosa come fuoco d'artificio degli Illuminatori. Cosa accadrà, secondo te, quando le notizie di Falme arriveranno nell'Arad Doman e nel Tarabon? Sono sempre esistiti uomini disposti a proclamarsi in favore di chiunque si dichiari il Drago, ma non hanno mai avuto segni portentosi come questo.» (Rand al'Thor e Moraine Damodred, capitolo 49)
«Devi scegliere, Rand» disse Moiraine. «Il mondo sarà distrutto in ogni caso. La Tarmon Gai'don giungerà e basterà a frantumare il mondo. Vuoi ancora nasconderti e lasciare che il mondo affronti senza difesa l'Ultima Battaglia? Scegli.» (Moraine Damodred, capitolo 49)
E gli uomini implorarono il Creatore, dicendo: O Luce dei Cieli, Luce del Mondo, fa' che il Promesso nasca dalla montagna, secondo le Profezie, come fu nelle Epoche passate e come sarà nelle Epoche future. Fa' che il Principe del Mattino canti alla terra in modo che le piante crescano e le valli generino agnelli, fa' che il braccio del Signore dell'Alba ci protegga dalle Tenebre e che la grande spada della giustizia ci difenda. Fa' che il Drago cavalchi di nuovo sul vento del tempo. (capitolo 50)
Il vento freddo imperversava nella notte, su quella terra coperta di neve dove durante gli ultimi giorni gli uomini si erano massacrati a vicenda. L'aria era frizzante, anche se non gelida come si sarebbe aspettato Lan in quel periodo dell'anno. Il freddo era tuttavia intenso e penetrava al di sotto del pettorale d'acciaio e attraverso la giubba, mentre il fiato si condensava in nuvolette davanti al volto dell'uomo, quando il vento non le soffiava via. L'oscurità che ammantava il cielo stava cominciando ad attenuarsi, e le migliaia di stelle, che ricordavano polvere di diamante gettata in ordine sparso, iniziavano a schiarirsi.
Citazioni
«È nato di nuovo!» gridò la Custode. «Lo sento! Il Drago ha fatto il primo respiro sulle pendici di Montedrago! Sta arrivando! Sta arrivando! Che la Luce ci aiuti! Che la Luce aiuti il mondo! Giace nella neve e grida come il tuono! Brucia come il sole! (Gitara Moroso, Capitolo 2)
E le Profezie dicevano che il Drago Rinato avrebbe portato una nuova Frattura del Mondo. La sua vittoria sarebbe stata preferibile a quella del Tenebroso? Sì, doveva essere così. Anche la prima Frattura aveva lasciato dei sopravvissuti per la ricostruzione. Il Tenebroso avrebbe lasciato solo un ossario. (Capitolo 3)
«Cambia quello che puoi se è necessario, ma impara a vivere con ciò che non puoi cambiare.» (Siuan Sanche, Capitolo 3)
«Ciò che muore nella Macchia, muore per sempre» (Lan Mandragoran, Capitolo 16)
In quella donna c'era qualcosa che le ricordava Siuan, ma amplificato. Siuan era nata per guidare. Cadsuane per comandare. (Capitolo 17)
Moiraine fissò Cadsuane incredula. Non aveva mai visto nulla di simile. Tranne una valanga, una volta. (Capitolo 17)
«Gli Uomini che non c'erano l'hanno chiamata la battaglia delle Mura Lucenti» disse di colpo. «Quelli che c'erano la chiamano Neve Insanguinata. Niente di più. Sanno che si trattava di una battaglia. La mattina del primo giorno ho guidato circa cinquecento uomini. Da Kandor, dalla Saldea, Domanesi. Al tramonto del terzo giorno, la metà erano morti o feriti. Se avessi fatto scelte differenti, alcuni sarebbero vivi e altri sarebbero morti al posto loro. In guerra si recita una preghiera per i morti e si prosegue, perché c'è sempre una battaglia all'orizzonte. Recita una preghiera per i morti, Moiraine Sedai, e prosegui.» (Lan Mandragoran, Epilogo)
Il sole, nella sua ascesa di mezza mattina, allungava le ombre di Galad e dei suoi tre compagni in armatura davanti a loro, mentre conducevano le loro cavalcature al trotto lungo la strada che attraversava la foresta, fitta di querce ed ericacee, pini e alberi della gomma, buona parte dei quali mostravano il rosso della rinascita primaverile. Galad tentò di mantenere la mente sgombra, sveglia, ma piccole questioni continuavano a intromettersi. Il giorno era silenzioso, tranne per lo scalpitio degli zoccoli dei loro cavalli. Nessun uccello cantava sui rami, nessuno scoiattolo squittiva. Troppo silenzioso per quel periodo dell'anno, come se la foresta stesse trattenendo il respiro.
Citazioni
La dolcezza della vittoria e l'amarezza della sconfitta sono analoghe a una lama dei sogni. (Prologo)
«Lan una volta mi ha detto che Malkier vivrà finché un solo uomo porterà l'hadori come impegno di combattere l'Ombra, finché una sola donna porterà il ki'sain come impegno che manderà i suoi figli a combattere l'Ombra. Io porto il ki'sain, mastro Aldragoran. Mio marito porta l'hadori. Anche tu. Lan Mandragoran cavalcherà da solo verso l'Ultima Battaglia?» (Nynaeve al'Meara, capitolo 20)
«La Gru Dorata vola verso Tarmon Gai'don!» (Gorenellin, capitolo 20)
«Una battaglia stupenda è una che non devi combattere» (Mat Cauthon, capitolo 27)
«Senti. [Rivolgendosi a Musenge], vuoi smetterla di chiamarmi a quel modo? Il mio nome è Mat. Dopo quest'oggi, direi che hai il diritto di usarlo.» Mat stesso rimase sorpreso nel porgergli la mano. Quella maschera di roccia andò in pezzi per lo stupore. «Non potrei farlo, Altezza» replicò in toni scandalizzati. «Quando lei li ha sposato, tu sei diventato il Principe dei Corvi. Pronunciare il tuo nome abbasserebbe i miei occhi per sempre.» Mat si tolse il cappello e si grattò con le dita fra i capelli. Aveva eletto a tutti quelli che lo ascoltavano che non gli piacevano i nobili, che non voleva essere uno di loro, ed era stato serio al riguardo. Lo era ancora. E adesso era uno stramaledetto nobile! Fece l'unica cosa che poteva fare. Rise finché non gli dolsero i fianchi. (Mat Cauthon e Musenge, capitolo 37)
«Inoltre, devi ricordarti il vecchio detto: "che il Signore del caos governi."» (Mazrim Taim, Epilogo)
Bayrd premette la moneta tra pollice e indice. Era davvero inquietante percepire il metallo schiacciarsi. Tolse il pollice. Quel duro pezzo di rame ora riportava chiaramente la sua impronta, riflettendo la luce incerta delle torce. Si sentiva gelato, come se avesse trascorso una notte intera in uno scantinato. Gli brontolò lo stomaco. Di nuovo. Il vento del Nord aumentò di intensità, facendo sfrigolare le torce.
Bayrd si sedette contro una grossa roccia vicino al centro del campo militare. Uomini affamati borbottavano nel riscaldarsi le mani attorno alle buche per il fuoco; le razioni si erano guastate tempo fa. Altri soldati nelle vicinanze iniziarono a disporre per terra tutto il loro metallo – spade, fibbie d'armatura, cotte di maglia – come lenzuola messe ad asciugare. Forse speravano che il sole, una volta sorto, l'avrebbe fatto tornare alla normalità. Bayrd rigirò tra le dita quella che era stata una moneta, trasformandola in una pallina. Che la Luce ci preservi tutti, pensò. Luce...
Citazioni
E l'Ombra scese sulla Terra, e del Mondo lacerato non rimase pietra su pietra. Gli oceani fuggirono, le montagne furono ingoiate, le nazioni furono disperse agli otto angoli del Mondo. La luna divenne rossa come sangue e il sole grigio come cenere. I mari ribollirono e i vivi invidiarono i morti. Tutto fu distrutto, tutto andò perduto, tranne la memoria, e un ricordo su tutti: il ricordo di colui che causò la venuta dell'Ombra e la Frattura del Mondo. E costui fu chiamato Drago. (Da Aleth nin Taerin alt a Camora, La Frattura del Mondo. Autore ignoto, Epoca Quarta)
«Il ciclo Karaethon?» chiese Elayne, incuriosita. «"E la luce verrà a mancare, e l'alba non giungerà, e ancora il prigioniero inveisce." Il prigioniero è il Tenebroso?» (Elayne Trakand, Capitolo 1)
«Non lo so. Sapevo che, se avessi creato questo posto, tu ti saresti unito a me qui. Non puoi starmi lontano. Il Disegno non lo permetterà. Siamo attratti, tu e io. Ancora e ancora e ancora. Due navi ormeggiate sulla stessa spiaggia, che cozzano l'una contro l'altra a ogni nuova marea.» (Moridin, Capitolo 4)
«In quei giorni eri pazzo» disse Rand piano, guardando Moridin negli occhi. Poteva quasi vedere dei fuochi ardere lì. «Sei ancora pazzo, vero? Riesci solo ad arginarlo. Nessuno potrebbe servirlo senza essere almeno un poco pazzo.» Moridin fece un passo avanti. «Dileggia quanto vuoi, Lews Therin. La fine giunge. Tutto sarà dato al grande soffocamento dell'Ombra, per essere abusato, squamato, strangolato.» Anche Rand fece un passo avanti, proprio di fronte a Moridin. Avevano la stessa statura. «Tu odi te stesso» sussurrò Rand. «Posso percepirlo in te, Elan. Una volta lo servivi per il potere; ora lo fai perché la sua vittoria – e la fine di tutte le cose – è l'unica liberazione che conoscerai mai. Preferiresti non esistere che continuare a essere te. Devi sapere che non ti lascerà andare. Mai. Non te.» (Rand al'Thor e Moridin, Capitolo 4)
«Dillo al tuo padrone!» ordinò Rand. «Digli che questo scontro non è come gli altri. Digli che sono stanco di sgherri, che ne ho abbastanza di questi meschini movimenti di pedine. Digli che sto venendo per lui!» (Rand al'Thor, Capitolo 4)
La ruota del tempo. Il drago rinato
Pensieroso, Pedron Niall lasciò vagare lo sguardo nella sala privata delle udienze, senza realmente vederla. Ai suoi occhi, gli arazzi sbrindellati, un tempo stendardi dei suoi nemici, si confondevano con i pannelli di legno scuro che coprivano pareti di pietra di notevole spessore perfino lì, nel cuore della Fortezza della Luce.L'unica sedia – massiccia, dall'alto schienale, quasi un trono – era per lui invisibile quanto i tavolini sparsi che completavano l'arredamento. Dalla sua mente era svanito perfino l'uomo dal manto bianco che, in ginocchio sull'intarsio a forma di sole raggiato nelle larghe assi del pavimento, frenava a stento l'impazienza, anche se pochi
l'avrebbero trascurato con altrettanta noncuranza.
La ruota del tempo. L'ascesa dell'Ombra
La Ruota del Tempo gira e le Epoche si susseguono, lasciando ricordi che divengono leggenda; la leggenda sbiadisce nel mito, ma anche il mito è ormai dimenticato, quando ritorna l'Epoca che lo vide nascere. In un'Epoca chiamata da alcuni Epoca Terza, un'Epoca ancora a venire, un'Epoca da gran tempo trascorsa, il vento si alzò nella vasta pianura chiamata il Prato di Caralain. Il vento non era l'inizio. Non c'è inizio né fine, al girare della Ruota del Tempo. Ma fu comunque un inizio.
La ruota del tempo. I fuochi del cielo
Elaida do Avriny a'Roihan stava giocando con fare assente con la lunga stola di sette strisce colorate che aveva sulle spalle, la stola dell'Amyrlin Seat, seduta dietro la grande scrivania. A prima vista quel che colpiva era la bellezza, ma a un secondo sguardo la severità del viso da Aes Sedai senza età si rivelava precaria. Oggi c'era qualcosa in più, un'ombra di rabbia negli occhi scuri. Se qualcuna li avesse notati.
La ruota del tempo. Il signore del caos
Demandred si fece avanti sui declivi scuri di Shayol Ghul e il passaggio, un buco nel fabbricato compatto, scomparve dalla visuale. Sopra di lui, dense nuvole grigie nascondevano il cielo, un mare invertito di onde lente e cineree che avvolgevano il picco nascosto della montagna. Nella spoglia valle sottostante lampeggiavano luci isolate, che mettevano in risalto i forti colori rossi e blu, senza riuscire a disperdere la tetra oscurità che li circondava. I fulmini saettarono in alto verso le nuvole facendo scaturire un tuono tardivo. Lungo il pendio il vapore e il fumo salivano da aperture sparse nel terreno, alcune piccole come la mano di un uomo, altre abbastanza grandi da ingoiare dieci persone.
La ruota del tempo. La corona di spade
Elaida, affacciata alla finestra ad arco a circa ottanta spanne di altezza, quasi in cima alla Torre Bianca, poteva vedere il paesaggio oltre Tar Valon per chilometri fino alle pianure e le foreste ondulate intorno all'ampio fiume Erinin che scendeva da nordovest prima di biforcarsi attorno alle mura bianche della grande città-isola. Le lunghe ombre del mattino dovevano aver già cominciato a screziare la città, ma da lassù tutto sembrava chiaro e luminoso. Nemmeno le leggendarie torri senza cima di Cairhien avevano mai rivaleggiato in altezza con la Torre Bianca. Di sicuro nessuna delle altre costruite a Tar Valon la superava nonostante tutti gli uomini parlassero con ammirazione delle torri e dei ponti sospesi nel cielo di Tar Valon.
La ruota del tempo. Il sentiero dei pugnali
Ethenielle aveva visto montagne più basse di queste Colline Nere, il cui nome insincero nascondeva grandi cumuli di massi quasi sepolti, tra i quali si disegnavano ragnatele di sentieri ripidi e contorti. Molti di quei valichi avrebbero fermato persino una capra. Si poteva viaggiare per giorni attraverso boschi segnati dalla siccità e prati d'erba marrone senza incontrare alcun segno di abitazioni umane, per poi trovarsi all'improvviso circondati da sette o otto piccoli villaggi, tutti ignari di ciò che accadeva nel mondo. Le Colline Nere erano un posto duro abitato da contadini, lontano dalle vie mercantili, un posto diventato ormai ancor più aspro del solito.
La ruota del tempo. Il cuore dell'inverno
Tre lanterne proiettavano una luce tremolante, più che sufficiente a illuminare la stanzetta dalle pareti e dal soffitto bianchi e spogli, ma Seaine teneva gli occhi fissi sulla pesante porta di legno. Illogico, lo sapeva; assurdo, per un'Adunante delle Bianche. Il flusso di saidar che aveva avvolto attorno allo stipite le portava occasionali echi di passi lontani nel labirinto di corridoi al di fuori, sussurri che svanivano non appena li udiva. Un semplice trucchetto, appreso da un'amica nei suoi lontani giorni di noviziato, ma se qualcuno si fosse avvicinato sarebbe stata avvertita con largo anticipo. Comunque, poche persone si spingevano tanto giù, fino al secondo livello sotterraneo.
La ruota del tempo. Crocevia del crepuscolo
Rodel Ituralde odiava aspettare, anche se sapeva che costituiva la maggior parte dell'essere un soldato. Attendere la battaglia successiva, che il nemico si muovesse, che commettesse un errore. Osservava la foresta ammantata dall'inverno ed era immobile come gli alberi. Il sole non era ancora allo zenit e non offriva alcun calore. Il suo respiro si condensava in bianche nuvolette di fronte al suo volto, ricoprendo di brina i suoi baffi tagliati con cura e la pelliccia di volpe nera che orlava il suo cappuccio. Era lieto che il suo elmo pendesse dal pomello della sella. Il suo pettorale tratteneva il freddo e lo irradiava attraverso la sua giubba e tutti gli strati di lana, seta e lino al di sotto. Perfino la sella di Dardo era fredda, come se il castrone bianco fosse fatto di latte congelato.
La ruota del tempo. Presagi di tempesta
Il significato della tempesta.
Renald Fanwar sedeva sotto il portico, riscaldando la robusta sedia di quercia nera intagliata per lui da suo nipote due anni prima. Fissava il nord. E le nubi nere e argento.
Non le aveva mai viste cosi' prima d'ora. Ricoprivano l'intero orizzonte verso nord, alte nel cielo. Non erano grigie. Erano nere e argento. Cupi nuvoloni borbottanti, scuri come uno scantinato a mezzanotte. Con lampi di luce argentea che li attraversavano e fulmini a cui non seguiva alcun suono.
La ruota del tempo. Le torri di mezzanotte
Gli zoccoli di Mandarb scandivano un ritmo familiare su un terreno accidentato mentre Lan Mandragoran cavalcava verso la sua morte. L'aria secca gli inaridiva la gola e la terra era disseminata di bianchi cristalli di sale precipitati da sotto. Distanti formazioni di roccia rossa torreggiavano a nord, dove il contagio le chiazzava. Segni della Macchia, limo strisciante lichene scuro.
Robert Jordan, La ruota del tempo. L'occhio del mondo, traduzione di Gaetano Luigi Staffilano, Fanucci, 2006. ISBN 8834711335
Robert Jordan, La ruota del tempo. La grande caccia, traduzione di Gaetano Luigi Staffilano, Fanucci, 2006. ISBN 8834712188
Robert Jordan, La ruota del tempo. Il Drago Rinato, traduzione di Valeria Ciocci, Fanucci, 2006. ISBN 9788834712191
Robert Jordan, La ruota del tempo. L'ascesa dell'Ombra, traduzione di Valeria Ciocci, Fanucci, 2006. ISBN 9788834712344
Robert Jordan, La ruota del tempo. I fuochi del cielo, traduzione di Valeria Ciocci, Fanucci, 2007. ISBN 8834712870
Robert Jordan, La ruota del tempo. Il signore del caos, traduzione di Valeria Ciocci, Fanucci, 2008. ISBN 9788834713679
Robert Jordan, La ruota del tempo. La corona di spade, traduzione di Valeria Ciocci, Fanucci, 2006. ISBN 8834712323
Robert Jordan, La ruota del tempo. Il sentiero dei pugnali, traduzione di Nello Giugliano, Fanucci, 2007. ISBN 9788834713587
Robert Jordan, La ruota del tempo. Il cuore dell'inverno, traduzione di Gabriele Giorgi, Fanucci, 2008. ISBN 9788834714263
Robert Jordan, La ruota del tempo. Crocevia del crepuscolo, traduzione di Gabriele Giorgi, Fanucci, 2009. ISBN 9788834723234
Robert Jordan, La ruota del tempo. La lama dei sogni, traduzione di Gabriele Giorgi, Fanucci, 2010. ISBN 9788834716267
Robert Jordan, La ruota del tempo. Presagi di tempesta, traduzione di Gabriele Giorgi, Fanucci, 2011. ISBN 9788834716762
Robert Jordan, La ruota del tempo. Le torri di mezzanotte, traduzione di Gabriele Giorgi, Fanucci, 2012. ISBN 9788834718346
Robert Jordan, La ruota del tempo. Memoria di luce, traduzione di Gabriele Giorgi, Fanucci, 2013. ISBN 9788834722442
Robert Jordan, La ruota del tempo. Nuova primavera, traduzione di Valeria Ciocci, Fanucci, 2005. ISBN 8834710835