anarchico, giornalista, avvocato, poeta, scrittore e compositore italiano Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Pietro Gori (1865 – 1911), anarchico italiano.
[...] la dinamica rivoluzionaria non può avere un obiettivo, che si restringa nella orbita angusta delle antiche frontiere politiche; non può limitarsi alla demolizione pura e semplice dei vecchi ceppi economici e politici, onde la borghesia avvince, da oltre un secolo, il proletariato. Non può, in una parola, significare, avvento al potere del quarto stato. Questa rivoluzione dovrà essere trasfigurazione immensa e profonda di tutti i rapporti sociali, o non sarà. Se non vorrà arrestarsi ad un'altra forma di tirannide, forse peggior dell'antica, alla signorìa demagogica, dovrà – nel rimescolìo infinito dei vecchi atomi sociali in movimento per la costruzione nuova – trovare la resultante di conciliazione fra gli interessi dell'individuo e quelli, supremi, della specie; dovrà cementare la spontanea e naturale armonia del benessere e della libertà. (dalla prefazione al Manifesto del Partito Comunista)
Questa calunnia, che i dizionari hanno sanzionata, è che anarchia significhi disordine.
Ma, di grazia, ordine è forse questo che non reggerebbe neppure un giorno se non fosse sostenuto dalla violenza, questo che i governi difendono con tanta brutalità di mezzi polizieschi e militareschi? È ordine forse la società in cui viviamo, nella quale il benessere, anzi l'orgia dell'esistenza è permessa soltanto a pochi privilegiati che non lavorano e che quindi nulla producono, mentre la moltitudine dei lavoratori, condannati alla fatica ed agli stenti, poco o nulla possono godere di tante ricchezze soltanto da essi create? Se ordine fosse, perché la forza delle armi, delle manette, della prepotenza governativa in una parola per mantenerlo?
I governanti fanno credere, e il pregiudizio è antico, che il governo sia strumento di civiltà e di progresso per un popolo. Ma, per chi bene osservi, la verità invece è che tutto il movimento in avanti dell'umanità è dovuto allo sforzo dei singoli individui, della iniziativa anonima delle folle, dell'azione diretta del popolo.
Raramente un fanciullo apatico diviene un uomo energico; raramente uno buono riesce cattivo e viceversa: il carattere, che è in germe nella prima età della vita, non fa altro che perfezionarsi ed estrinsecarsi di più cogli anni, come i pampani ed i grappoli, che provengono dall'acino, come la querce robusta che scaturì dalla ghianda ecc., ecc.
Alarico Carli, che aveva sortito dalla natura il desiderio di fare, la tenacia di riuscire e un animo battagliero e ribelle ai freni di schiavitù, dimostrò anche da fanciulletto, queste sue qualità, e si dipinse, in pochi tratti, così:
«I primi miei anni li vissi come tutti gli altri ragazzi, ma ricordo ancora che ero prepotente coi miei compagni, che si dovevano soggiogare alla mia volontà, Ostinato, se mi mettevo in capo di fare un balocco qualunque, non mi davo pace finché non mi era riuscito, e molte volte disfacevo e tribbiavo oggetti buoni per avere il necessario per compiere quello che avevo immaginato di fare».