Paolo Cherchi Usai (1957 – vivente), critico cinematografico e saggista statunitense.
- Imparare a vedere il cinema muto significa a un tempo compiere un esercizio di identificazione con una sensibilità visiva perduta e risalire alle origini di un rapporto fra l'immagine e la coscienza davvero infiammabile, anzi esplosivo, se tale rapporto è coltivato con il rigore dello storico e con la passione dello spettatore consapevole di rivivere il passato altrui in un fascio di luce proiettato su uno schermo. (p. 4)
- I metodi di ricerca nelle biblioteche e fra le pagine delle riviste specializzare [...] sono alla portata di chiunque conosca le regole del lavoro intellettuale; accedere alle immagini vere e proprie, e saperle interpretare, richiede altri sforzi e altre regole, [...]. (p. 4)
- I collezionisti sono una specie notturna, che detesta la pubblicità e che preferisce a volte perire con i propri averi piuttosto che abbandonarli. (p. 24)
- [...] l'ignoranza deriva dal non sapere che la Storia del cinema non è soltanto storia delle premesse, dei contenuti e degli effetti della produzione di immagini in movimento sulla cultura di una società, ma è anche storia degli individui che di queste premesse, di questi contenuti, di questi effetti sono stati la causa materiale, diretta. Ciascun esemplare di film ha la sua storia, ed è opportuno ripercorrerla per rendersi conto che le alterazioni subìte da un film nel corso degli anni non sono il frutto di circostanze casuali bensì di progetti, condizionamenti e catastrofi che hanno coinvolto, insieme all'oggetto, le persone che lo hanno voluto, fabbricato e visto. (p. 68)
- Tutti i film visti da uno spettatore consapevole del proprio ruolo dovrebbero ricevere un'attenzione non limitata al contenuto della pellicola, ma estesa alle condizioni tecniche e ambientali della sua presentazione. (p. 88)
- Quando si tratta di vedere un film realizzato ottant'anni prima, tuttavia è necessario un impegno ulteriore: occorre sforzarsi di immaginare che cosa deve aver significato vedere quel film all'epoca in cui esso fu distribuito, e rendersi perciò conto della differenza tra quello stato ormai inattingibile e l'evento attuale. (p. 88)
- Il cinema è sempre stato un'arte dell'effimero; lo è ancora oggi e lo era ancora di più nel 1905, quando la domanda di nuove immagini in movimento si era fatta così frenetica che i film non più sfruttabili commercialmente si buttavano via senza troppo pensarci su [...]. (p. 94)
- Far dire ai film quello che si vuole che dicano, come se fossero oggetti malleabili a piacimento, è un misero esercizio verbale esercitato a spese di immagini che non hanno più i loro artefici a difenderle. Da quando il cinema delle origini e il muto in generale sono diventati argomenti d'interesse accademico, essi hanno dato vita tanto a illuminanti costruzioni teoriche quanto a impalcature concettuali senz'altra giustificazione che la loro stessa esistenza. (p. 98)
- [...] studiare la storia del cinema è come avventurarsi nelle sabbie mobili. (p. 100)
- [...] ciascuna immagine è la cristallizzazione di una società e di una cultura in un istante necessariamente vissuto come un presente, mentre noi conosciamo le conseguenze di quell'istante e disponiamo forse di una migliore comprensione delle circostanze antecedenti. (p. 103)
- Paolo Cherchi Usai, Una passione infiammabile. Guida allo studio del cinema muto, Torino, UTET, 1991. ISBN 8877500433