Spesso mi chiedevano se mi sentissi sfruttata perché portavo sempre la minigonna. No, era una fase della liberazione della donna.
Quando incontrai Gene Roddenberry, notò il libro che stavo leggendo, Uhuru, un magnifico saggio sull'Africa. Uhuru in swahili significa "libertà". Mi disse: "Stavo pensando alla tua patria, alle tue radici. Invece di essere originaria degli Stati Uniti d'America, che ne diresti di venire dagli Stati Uniti d'Africa, da una tribù avanzata?". Così, decidemmo che la mia lingua madre sarebbe stata lo swahili, la mia tribù di provenienza i bantù, i miei genitori un fisico e un'artista. Poi aggiunse: "Mi piace quella parola uhuru, se ne può tirar fuori un nome". E così, alla fine, dissi: "Uhura". E lui: "È fantastico!". Ed ecco che nacque Uhura. Quando Star Trek era in fase di sceneggiatura, mi chiamò lo sceneggiatore e mi disse: "Non riesco a trovare un nome di battesimo per Uhura. Secondo te, come si chiama? Avrei un nome in mente, mi sono ispirato allo swahili. Che ne dici di 'Nyota'?". Io dissi: "Mi sembra magnifico. Che cosa significa?". E lui: "In swahili vuol dire 'stella'". E io: "Ha aggiudicato! Fantastico!". Così ho sempre pensato a lei come una "stella libera" o "stella della libertà", oppure "stella in libertà".
Uhura era un personaggio fantastico. Non solo era una donna membro dell'equipaggio di comando, ma era una donna di colore. Gli spettatori per la prima volta vedevano sullo schermo un segnale di uguaglianza senza bisogno di sottolinearlo troppo. Solo il fatto che fossi lì era una dichiarazione.
Ci avevo pensato bene, poi andai da Gene Roddenberry e gli dissi che alla fine del primo anno avrei lasciato la serie. Lui ci restò molto male. Quel fine settimana, partecipai a uno spettacolo di beneficienza e mi si avvicinò qualcuno che disse: "Miss Nichols, c'è una persona che vorrebbe vederla, un suo ammiratore". Io mi aspettavo di trovarmi davanti a un ragazzino, invece mi voltai e mi trovai di fronte al dottor Martin Luther King. Rimasi di sasso. Lui disse: "Sì, io sono un suo gran ammiratore. Anzi, in casa mia nessuno si perde mai una puntata". Io lo ringraziai e gli dissi che avevo intenzione di lasciare la serie alla fine della stagione. Lui rispose: "Non può!". Io ero sconcertata e gli chiesi perché. E lui: "Si rende conto di chi è lei? Di quello che ha? Non sa che lei è entrata nella storia? Lei ha aperto una porta e non bisogna permettere che venga richiusa. Lei fa parte dell'equipaggio dell'Enterprise, e in un ruolo di comando in esplorazione pacifica. Lei ha cambiato per sempre il volto della televisione. Ha dato vita a un personaggio che possiede dignità, bellezza e intelligenza. Non può andarsene! Lei è un punto di riferimento, e non intendo solo per i bambini neri. Il ruolo più importante ce l'ha nei riguardi di coloro che sono diversi da noi e che per la prima volta ci vedono per quello che siamo: uguali, esseri umani uguali in esplorazione pacifica. Nichelle, lei non può andarsene". Io ero semplicemente raggelata e dissi: "Grazie, Dottor King". Il lunedì, andai da Gene Roddenberry a raccontargli quello che mi aveva detto il Dottor King, e aggiunsi: "Se mi vuoi ancora, resterò". Non lo dimenticherò mai. Gene mi abbracciò e con le lacrime agli occhi mi disse: "Grazie a Dio c'è qualcuno d'importante che capisce quello che sto cercando di fare".
Non avevamo realizzato che fosse il primo bacio interrazziale della televisione, dato che le razze si baciavano dai tempi dei tempi. Solo che quella era la prima volta che lo si emetteva in televisione. Dopo quell'episodio ricevemmo molte più lettere del solito. Gene me ne mandò una di un uomo del Sud che scriveva: "Non credo nella coppia mista, ma se un giovane americano come il capitano Kirk si trova una bella ragazza come il tenente Uhura tra le braccia, non può certo tirarsi indietro". Questa fu la reazione al primo bacio interrazziale!
Era un condensato di ciò che potrebbe essere il nostro futuro: armonia, rispetto, progresso, avventura, intelligenza, esplorazione pacifica con IDIC: Infinite diversità in infinite combinazioni. È ciò che rende questo universo meraviglioso, per cui valga la pena viverci. È l'eredità che Gene Roddenberry ha lasciato al nostro mondo.