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avvocato e scrittrice statunitense Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Lisa Scottoline (1956 – vivente), avvocato e scrittrice statunitense.
Bennie Rosato rabbrividì quando arrivò in vista dell'edificio: si stendeva per tre isolati ed era alto otto piani. Al posto delle finestre, lastre di vetro antiproiettile punteggiavano la facciata di mattoni. I quattro angoli erano sormontati da torrette sorvegliate e una doppia recinzione di filo spinato attestava il suo status di carcere di massima sicurezza. Esiliato nella periferia industriale, il Centro di Detenzione di Philadelphia ospitava assassini, sociopatici e stupratori. Quelli, per lo meno, che non erano fuori sulla parola.
Cate Fante era l'ospite d'onore della festa, che si andava concludendo in alticcia allegria. Fece un ultimo brindisi con i giudici che celebravano la sua nomina alla corte distrettuale. Domani in tribunale la giornata sarebbe stata lunga. Il cognac non lubrifica certo gli ingranaggi della giustizia.
Mi sporsi dalla tribuna per non perdermi neppure una parola. Eve Eberlein, la nuova amichetta del mio ex amante, stava per essere umiliata in pubblico dal giudice Edward J. Thompson. Se non fossi stata in un'aula di tribunale avrei dato sfogo di persona alla mia gioia.
Tutto ebbe inizio con un lapsus. In un primo momento, Marta Richter pensò di avere frainteso. Quei due mesi di processo per omicidio l'avevano sfinita e non sempre riusciva a sentire le parole del suo cliente attraverso lo spesso schermo di vetro antiproiettile. «Forse voleva dire che lei ha cercato di liberarsi dalla stretta di lui», lo corresse.
Jack Newlin non aveva altra scelta che dichiararsi colpevole di omicidio. Una volta presa la decisione, il suo unico timore era quello di non essere creduto, di non riuscire a mentire nonostante fosse un avvocato.
I detective l'accompagnarono, ammanettato, in una stanzetta senza finestre della Roundhouse, la sede dei servizi amministrativi della polizia di Filadelfia. Al centro del locale, imbullonata al pavimento, c'era una sedia di acciaio dallo schienale alto e diritto; a Jack sembrò molto simile a quella elettrica e così distolse lo sguardo.
«Rosato & Associati», annunciò Mary DiNunzio al telefono, e subito si pentì di avere risposto. A chiamare era infatti Tom Maldipancia, un tizio che voleva citare in giudizio il dipartimento di polizia di Philadelphia, il Congresso degli Stati Uniti e un ignaro ortolano del posto. Chiamava a tutte le ore, e a Mary faceva un po' pena. Era ovvio che non era tutto giusto, e aveva contattato uno dei pochi avvocati della città che non avrebbe mai denunciato un ortolano.
Vicki Allegretti si era sempre chiesta che cosa si provasse a guardare nella canna di una pistola carica, e ora lo sapeva. L'arma era una Glock nera nove millimetri, ed era puntata contro il suo occhio destro. Si rese conto di osservare la scena come distaccata dal proprio corpo, come se stesse accadendo a una ragazza dotata di maggior senso dell'umorismo. Chissà se le pistole nere ti fanno sembrare più magra, si sorprese a pensare.
Nella sua carriera, Bennie Rosato aveva atteso più di cento verdetti, ma non per questo l'attesa era diventata più facile. L'aula era deserta, l'aria immobile. Sentiva il ticchettio dell'orologio alla parete, ma forse era solo la sua immaginazione. Era seduta accanto al suo assistito, Ray Finalil, che si stava mangiando le unghie. Se avessero perso, la società di Ray avrebbe dovuto rifondere danni per tre milioni di dollari. Con tremila bigliettoni ci si compra una montagna di unghie.
La mattina in cui assassinò Angelo Coluzzi, Tony Lucia arrivò in ritardo a dar da mangiare ai suoi colombi. Da quando li allevava, cioè da quasi tutti i settantanove anni della sua vita, non era mai successo che tardasse, e quelli cominciarono a brontolare appena lui aprì la zanzariera. Abbandonati i posatoi, si misero a svolazzare tubando e schiamazzando nelle voliere, con le ali che sbattevano contro la leggera rete metallica smuovendo l'aria nella piccola colombaia cittadina. Per quanto fuori il vento di marzo soffiasse impetuoso, loro fremevano dal desiderio di volare.
Con i lunghi capelli ramati al vento, Anne Murphy attraversò a passo di carica l'affollato atrio del Tribunale Federale William Green. Si preparava a fare una pazzia in aula e non vedeva l'ora di cominciare. Se avesse vinto, sarebbe diventata un'eroina; in caso contrario, sarebbe finita in carcere. Non volle neanche pensare a quella seconda eventualità. Era una rossa, in pratica una bionda terribilmente impulsiva.
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