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Citazioni sulla Lancia LC2.
[«Cosa ricorda della LC2?»] Che avevamo molti più CV delle Porsche, per questo nelle prove stavamo sempre davanti. Purtroppo in gara c'era il rovescio della medaglia, poca affidabilità e anche problemi con i freni. A Norimberga ricordo che l'impianto ha ceduto già dopo dieci giri. La LC2 era una vettura più adatta a gare di sei ore. (Alessandro Nannini)
Mi ricordo una sessione di test a Balocco in vista della 24 Ore di Le Mans. In pratica dovevamo fare una vera e propria simulazione di gara e alle sette della mattina, in fondo al rettifilo più veloce che diventa una semicurva a sinistra, a 350 all'ora cedette la sospensione posteriore destra e decollai letteralmente. La macchina volò per decine di metri. Fortunatamente non si fiondò sull'area dov'era stato allestito il box e dove c'era tutta la squadra ma andò dalla parte opposta. Il primo ad arrivare fu Bob Wollek. Mi chiese se ero ancora vivo e si prese un solenne "vaffa". (Alessandro Nannini)
Non mi ricordavo di avere vinto [la 1000 km di Spa-Francorchamps] con Lancia LC2 nel 1985. L'ho scoperto da un modellino che mi hanno fatto autografare. (Riccardo Patrese)
Al tempo si usava solo il nome Lancia, ma in realtà il telaio era frutto della bravura della Dallara, il motore era Ferrari e l'assemblaggio del tutto spettava alla Lancia, col tecnico Gianni Tonti al timone. In più ci fu un fondamentale ruolo di sviluppo da parte della Pirelli grazie a Mezzanotte e Turchetti. In pista a gestirci, con la bravura di sempre, c'era Cesare Fiorio.
Era nata bene, specie come motore. Per il resto la crescita fu volta all'ottimizzazione dell'effetto suolo, visto che la Lc2 era a tutti gli effetti una wing car priva di minigonne. Davanti aveva il fondo piatto, mentre il profilo alare iniziava all'altezza della schiena del pilota. Molti test furono dedicati a sigillare la vettura da perturbazioni esterne e il salto di qualità si ebbe quando furono introdotte due mezzelune scavate sui fianchi, che aumentavano la depressione e attaccavano la Lc2 all'asfalto, specie in curva. Tanto che al debutto a Monza 1983 mi presentai subito con una stupefacente pole position. L'avremmo vinta, quella gara, battendo tutte le Porsche, se non ci fosse stata un'incomprensione tra Dallara e la Pirelli, che realizzò gomme basandosi su dati di carico minori a quelli reali. In poche parole, le coperture non reggevano le sollecitazioni e dechappavano. Proprio l'esplosione di uno pneumatico mi impedì la vittoria, per il conseguente danneggiamento del cofano. Peccato.
[«I primi vagiti?»] Nell'inverno 1982, a Fiorano. C'era anche l'ingegnere Enzo Ferrari che mi disse subito: "Con il mio motore V8 ti leverai delle grandi soddisfazioni, vincerai delle gare". In effetti, capii subito che la potenza era semplicemente spaventosa. Fino a 4000 giri il motore era morto, poi col biturbo in azione passava improvvisamente da 200 cavalli di potenza a 750, fino a 8000 giri. Si avvertiva una spinta fantastica, uno schiaffo che dava adrenalina e l'orgoglio d'esserne il pilota.
[«La sfida alla Porsche si concretizzò, ma non fu complessivamente vinta. Perché?»] Per due motivi fondamentali. Anzitutto i tedeschi nell'endurance si muovevano con una squadra ufficiale che vantava un quarto di secolo di esperienza, mentre noi con un prototipo chiuso eravamo praticamente al debutto [...]. Noi avevamo utilizzato tre motori tra loro differenti, mentre i tedeschi continuavano a correre di fatto da decenni col solito 6 cilindri piatto. Un vero trattore, affidabilissimo, parco nei consumi, rispetto al nostro. La Lancia avrebbe avuto bisogno di uno sforzo maggiore e di più tempo a disposizione per mettere sull'asfalto tutto il suo vero potenziale. E poi c'è un altro aspetto che non va trascurato: la formula consumo. Il Gruppo C si distingueva da tutte le formule in vigore nell'endurance fino a inizio Anni '80 per privilegiare proprio l'aspetto del consumo di benzina, con quantità limitate di carburante a disposizione a imbrigliare la potenza. Il nostro motore Ferrari V8, invece, non era nato per consumare poco, ma per urlare e spingere. Sai è come se esci la sera con una ragazza bellissima, però i regolamenti gli impediscono di togliersi l'impermeabile. È chiaro che ad averla tra le mani senti di star bene, ma per certi versi avverti pure un po' di sofferenza... E, infine, [...] alla Lancia sono mancati anche i mezzi e l'esperienza della Porsche per rendere la Lc2 una vettura del tutto affidabile. Per il resto era concettualmente più avanti della 956 e della 962, le sue rivali tedesche. Io con le Porsche ci ho poi vinto al Fuji e a Kyalami, ma continuo a preferire di gran lunga le sensazioni e le soddisfazioni che mi ha regalato quella stupenda macchina un po' inespressa che è stata la Lancia Lc2 e il suo fantastico biturbo sfornato dalla Ferrari.