Perché ce l'hanno tanto con me? Perché non mi lasciano in pace? (Barone Frankenstein)
Profanatore di tombe: Adesso che ci fa? Barone Frankenstein: Gli estraggo il cuore. Profanatore di tombe: Gli estrae il cuore? Barone Frankenstein: Perché no? A lui non serve più.
Hans: Aveva ragione lei, come sempre. Barone Frankenstein: Non sempre, Hans. Di frequente, ma non sempre.
Hans: Posso chiederle di raccontarmi tutto? Barone Frankenstein: Che cosa? Hans: Di quello che successe quella notte e perché non poteva più tornare ad abitare qui. Barone Frankenstein: Sì, te lo racconterò Hans. Ti racconterò quel che accadde. Sei con me da abbastanza tempo per conoscere lo scopo delle mie ricerche. È mia intenzione confutare le vecchie teorie sulla concezione della vita e dell'origine delle forze vitali, ristabilendo la verità nei suoi termini bio-psicochimici come semplici azioni e reazioni controllate da impulsi esterni. E mi resi conto che l'unico modo di dimostrare le mie teorie era quello di creare nel mio laboratorio qualcosa di veramente vivente. Non te l'ho mai detto, Hans, ma mi riuscii una volta. Il risultato fu piuttosto rozzo, un rudimentale essere vivente malformato con un abbozzo di cervello. Funzionava, Hans. Almeno credo che funzionava. Non ebbi mai il tempo di controllare questo primo risultato. Loro lo distrussero. Hans: E come accadde? Barone Frankenstein: C'era un temporale quella notte, un temporale di inaudita violenza. Si era perparato per giorni, e infine era scoppiato. Nel cielo c'era tutta l'energia che io avessi mai sognato di poter avere a disposizione. Dovevo soltanto raccoglierla. Io ero perfettamente pronto, lo ero per settimane. Avevo anche un cadavere conservato nel ghiaccio per la bisogna. Però, fino a quel giorno non avevo trovato il modo di produrre l'energia elettrica sufficiente per creare la scintilla della vita. Quel temporale era la soluzione, la risposta ai miei sogni più audaci.
Barone Frankenstein: Venni arrestato e accusato di sacrilegio contro Dio e di resistenza ad un ufficiale. Mi ordinarono di lasciare la città. Non avevo denaro. Arrivai a piedi alla frontiera. Hans: E come riuscii a cavarsela? Barone Frankenstein: Lavoravo, Hans. Lavoravo e risparmiavo fino al ultimo soldo in modo da poter ricominciare. Il resto lo sai, un insuccesso dopo l'altro e sempre perseguitato da questi... da questi miscredenti. Ma non sono ancora vinto. È solo questione di tempo, e mosterò la mia teoria.
Barone Frankenstein: Perché vuoi stare con me, Hans? Hans: A dire la verità, anch'io me lo domando spesso. Barone Frankenstein: Stare con me ti procura solo sofferenza. Hans: No, mi procura qualcos'altro: il sapere. Barone Frankenstein: Questo lo apprenderesti anche all'università. Hans: Non quello che possiede lei. Credo che lei abbia scoperto quello che tutti gli altri stanno cercando. Credo che lei abbia trovato il vero segreto della vita.
Barone Frankenstein: Nessuna reazione. Non reagisce! Quei maledetti gli hanno distrutto il cervello con quelle pallottole. Hans: Ma lei l'ha operato. Barone Frankenstein: Ho cercato di rimettere insieme quel che restava, ma la scintilla vitale... La scintilla vitale è andata distrutta. Egli è vivo ma il suo cervello dorme. Qualsiasi cosa che non capiscono, qualsiasi cosa che non si adatti al loro piccolo, stupido conformismo la distruggono! Loro la distruggono. Hans: Non c'è niente che lei possa fare, signore? Barone Frankenstein: Non lo so, ma non mi hanno ancora vinto. Non permetterò che mi vincano!
Barone Frankenstein: Il cervello è intatto, ne sono certo. La struttura cellulare è perfetta, tutto il metabolismo è in ordine. E allora perché? Perché il suo cervello non funziona? Una volta avviato, continuerebbe a funzionare. Ma come? Hans: Forse con qualche choc esterno. Barone Frankenstein: Ho fatto passare l'energia di un fulmine attraverso il suo cranio, non ti sembra abbastanza?!
Prof. Zoltán: Mio Dio! Quello non è un essere umano. È un mostro. Barone Frankenstein: Ciò nonostante, ha un buon cervello e ottimi occhi. Non le dirò dove li ho presi, ma le assicuro che sono perfetti.
Prof. Zoltán: Quella sua creatura non farà quello che gli dirà lei. Barone Frankenstein: Ha una mente, quindi imparerà a capirmi. Prof. Zoltán: Oh, sì che imparerà a capire. Soltanto che non le obbedirà, ecco tutto.
Ubriaco: Ma l'ho visto bene, le dico. Ero vicino a lui come ora sono vicino a lei! Veniva giù da quella montagna. Non avevo mai visto niente di simile. Capo della Polizia: Va bene, va bene. E ora dimmi, com'era fatto? Ubriaco: Era alto come una casa, con due mani grosse come tronchi, e aveva il viso tutto segnato, pieno di cicatrici. Barone Frankenstein: Ora mi crederete, spero. Capo della Polizia: Sì! Sì, certo che le credo. E ora noi troveremo il suo mostro, e quando lo avremo trovato, lo bruceremo, ha capito? Lo bruceremo.
[Mentre osserva il castello di Frankenstein andare in fiamme:] Hanno vinto loro alla fine. (Hans)
Freddie Francis si distacca nettamente dalle raffinatezze intellettuali con cui Fisher aveva affrontato l'argomento in precedenza, tornando ad una «confezione» che punta grosso sullo spettacolare, e sulle citazioni dai films Universal. (Dario Argento)
In La maschera di FrankensteinChristopher Lee incarna un essere totalmente avulso da sentimenti umani, mentre nell'altro film la creatura di Kingston pare riallacciarsi direttamente a quella classica (e insuperata) di Boris Karloff, cioè l'essere grezzo ma dotato di sentimenti, per quanto elementari. (Luigi Cozzi)
La rivolta di Frankenstein è una produzione un po' anacronistica che naviga nella mediocrità assoluta, con parecchie sequenze banali o addirittura scadenti. La tensione è totalmente assente, l'orrore è scarso, gratuito e del tutto implausibile, colpa in gran parte attribuibile alla sceneggiatura del co-produttore Hinds e al fatto che lo stile Universal degli anni Quaranta è ormai del tutto superato. (Luigi Cozzi)
Seguito de La vendetta di Frankenstein, è un film spurio nella serie di Frankenstein della Hammer: Francis non è molto interessato alle dinamiche filosofiche e psicologiche che nei film di Fisher avevano (e avrebbero) dominato la complessa figura di Frankenstein e le sue creazioni. (Rudy Salvagnini)
Uno degli innumerevoli, e fra i minori, capitoli della saga di Frankenstein diretto da un regista che è anche un eccellente direttore della fotografia, ma che dimostrerà quanto vale in altri film. Décor raffinato come sempre per i prodotti Hammer. (Il Mereghetti)