Nato di onorevole lignaggio, consacravasi da fanciullo alla professione delle armi; amico della legittimità per attaccamento ereditario, e per carattere personale, egli era, in una età commerciale, il rappresentante di quella cavalleria senza paura e senza rimprovero, cui una macchia all'onore era una profonda ferita. [...] Tale era Oglethorpe. Leale e bravo; collerico ma pietoso; versato nelle Belle lettere; affabile tanto da sembrare loquace; lievemente vanitoso e millantatore. Sempre pronto a versar sangue anziché tollerare un insulto; ma più pronto ancora ad esporre la propria vita per chi si appoggiava alla sua protezione.
Monarchista nello Stato, amico della Chiesa stabilita, pareva anche in gioventù, uno che avessesopravissuto a' proprii tempî, – una reliquia di un altro secolo, e di una età più cavalleresca – onde mostrare al mondo moderno quante virtù e quanta carità potessero accogliersi nel cuore di un Cavaliere.
La vita di Oglethorpe prolungavasi fino a circa cento anni, e fin all'ultim'anno di sua vita, veniva esaltato quale «il più bell'uomo mai veduto»; e quale una vera personificazione dell'età venerabile. Le sue facoltà nulla avean perduto della loro lucidezza, né il suo occhio della sua vivacità; «sempre eroico, romantico e pieno dell'antica galanteria», egli potea compararsi al suono della lira, che continua a vibrare, anche dopo trascorso io spirito del secolo che ne agita le corde. Ma siccome egli era l'uomo del passato, non gli fu dato fondare durevoli istituzioni, e dacché non era capace di modellare il futuro, le sue leggi non sopravissero al suo potere.