Giulio II° riempì l'Italia di un tumulto e di una attività incessanti e inoltre fu certamente un grande politicante e uomo di Stato, secondo le idee del suo tempo, un tempo nel quale Machiavelli metteva Cesare Borgia a modello del Principe. Egli era prode, deciso, infaticabile. In lui l'anima comandava al corpo, un'anima esuberante di vita e di energia in un corpo sfinito che attingeva forza dall'anima ferma, imperiosa dalla quale era dominato. (Historia, p. 83)
Nella magnificenza del trono pontificale, Giulio II° conservò l'anima del barcaiolo ligure, rude, d'un pezzo, brutale, e grossolano. Il suo carattere era inflessibile, a tal punto che non riusciva a farlo piegare nemmeno dal suo pensiero. Girava con la mano armata d'un bastone che non serviva solo a guidare i suoi passi di sessantenne: quante volte servì a colpire sulle spalle, perfino in testa, un contraddittore inopportuno!... (Historia, p. 83)
Giulio II° voleva portare il papato ad un'altezza sublime, dalla quale apparire ai popoli, non solo come dominatore spirituale della Cristianità, ma anche come sovrano temporale. Decise di cacciare dalla penisola le potenze straniere che vi avevano messo piede: i Francesi dal Milanese, gli Spagnoli dal regno di Napoli, i Tedeschi che vi si erano stabiliti dietro il paravento storico del «santo Romano Impero germanico». Da qui il suo grido celebre: «Fuori i barbari!» (Historia, p. 84)
Era lecito al papa, come principe secolare, indurre degli uomini a fare la guerra; e poteva ugualmente, come Capo supremo della Chiesa, servirsi della scomunica contro coloro che, secondo lui, avevano rotto con l'ortodossia o la morale: ma commetteva un abuso che non era stato mai tollerato, attaccando i suoi avversari contemporaneamente con le armi di un principe secolare e con quelle di un principe della Chiesa. (Historia, 85)
Dopo aver così conquistato, con l'appoggio del re di Francia l'Umbria e il Bolognese, Giulio II° volse il suo sguardo verso la Romagna, della quale Cesare Borgia si era impadronito ai tempi di Alessandro VI° e verso la quale i Veneziani, dopo la caduta di Cesare, avevano indirizzato le loro brame. Ma le forze delle quali disponeva la Serenissima erano superiori in modo schiacciante a quelle che Roma avrebbe potuto mettere in linea: «Ridurrò la vostra Venezia alla capanna di pescatori dalla quale è nata», disse il papa all'oratore Pisani... Al che il Veneziano rispose: «Noi faremo di Vostra Santità un curato di campagna.» (Historia, 85)
Frantz Funck-Brentano, Pontefice e guerriero; in Historia, Mensile illustrato di Storia, Anno VII – N. 66 – Milano – Maggio 1963, Cino del Duca Editore, p. 83-88.