Il bambino era malato dalla nascita, colpito da una malattia della quale possono liberarsi solo gli uomini più vitali; voglio dire la povertà, fra le malattie la più mortale e la più imperiosa.[1]
L'unica vita viva è nel passato e nel futuro... il presente è un interludio... uno strano interludio in cui chiamiamo il passato e il futuro a testimoniare che siamo vivi! [...] Sì, la nostra vita è soltanto uno strano, buio interludio nell'elettrico spettacolo di Dio padre. (Nina Leeds, da Strano interludio[2])
Non ho mai conosciuto mio nonno, crescendo mi entusiasmai per i suoi drammi. Ricordo quando con alcuni amici assistetti a teatro alla rappresentazione di uno dei suoi drammi, lo spettacolo mi aveva terribilmente emozionato e dissi ai miei amici che mio nonno nella sua pièce aveva voluto descrivere la nostra grande e complicata famiglia. Ma uno di loro replicò: Non montarti la testa, Eugene O'Neill ha scritto questa pièce per la famiglia di ognuno di noi. Ritengo che questa frase spieghi perché Eugene O’Neal sia considerato il padre della drammaturgia americana. (Geraldine Chaplin)
Esterno del palazzo dei Mannon, in un tardo pomeriggio dell'aprile 1865. In primo piano il viale a ferro di cavallo che porta al palazzo dai due ingressi sulla strada. Dietro di esso, il bianco portico in stile greco, con le sue sei colonne, occupa tutto lo sfondo della scena. Sul prato all'orlo del viale, presso l'angolo destro dell'edificio, si erge un grosso pino, il cui tronco sembra una colonna nera, in vivo contrasto con le bianche colonne del portico. Sull'orlo del viale, in primo piano a sinistra, vi è un folto cespuglio di lillà, di fronte ad esso, sul prato, una panca, e chi vi sieda è parzialmente riparato alla vista di chi guardi dal palazzo.
↑ Da Nebbia; citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894
↑ Citato in Franco Perrelli, Le origini del teatro moderno: Da Jarry a Brecht, Laterza, Roma-Bari, 2016, p. 170. ISBN 9788858126301