Ella ancora giovanetta sentiva che a reggere Stati non bastano le serene virtù dell'animo, se all'uopo non vanno congiunte colla sapiente vigoria dell'armi: ond'ella piaceasi nell'apprendere le cose di guerra, e ragionandone accendevasi in volto di ardore militare.
Tanta era l'inclinazione sua alle armi, che, secondo si ritrae dal biografo di lei don Giovanni Cupello di Oristano, non ancora quattordicenne si finse oppressa da mal di capo, e rimasta sola nel suo palagio, avvicinossi al soldato di guardia con maniere dolci ed amabili richiedendogli la lancia; ma negandola lui, la richiese con voce più severa, e niegatale ancora la seconda e la terza volta, gli diede un pugno sì forte nella mano, che lasciò scappare la lancia. La prese ella tosto, e a lui voltasi gli chiese perdono dell'insulto; e mostrando gran contento ed allegria di stringere quell'arme si fé a pregarlo che volesse ammaestrarla a ben maneggiare lancia e spada, non senza minacciarlo della sua indegnazione se ogni giorno di nascosto non la istruisse.
Una peste letale nel 1404 desolava la Sardegna coprendola di orrenda strage, e la morte entrata in Oristano mieteva moltitudine di vittime. Allora la guerriera e la legislatrice tutta fu intesa a provveder spedali, ad accorrere con medici e farmachi dove più il morbo infieriva e qui assisteva ai miseri appestati, là ricoverava gli orfani, largheggiando di affetti e di soccorsi, e tale divenne che oggi sarebbe sembrata una delle più zelanti suore di carità che vanno fra gl'infermi dei due mondi, angeli della misericordia a confortare le miserie umane.