Edoardo Cacciatore (1912 – 1996), poeta e saggista italiano.
Citazioni
- Chi parla di spoliazione e di iattura | Morte a meraviglia che si fa cultura. | È grido acuto sasso scagliato è uccello | È d'autunno stridío lento di cancello | Elargizione infine di tutto te stesso || Parole che durano in linguaggio connesso | Nuove perché non piú al soldo della vita | Felicemente morfologia inaudita | Non è qui non è lí non è palma di mano | È dolcezza d'autunno con abbraccio umano. (da L'autunno si commuove, p. 14)
- L'amore che di due visi fa uno solo | Ti dà la scienza della distanza infinita | La terza immagine immaginaria attualmente | Realtà è sempre in preda all'alterazione || La lepre apre l'orecchio alla paura | La paura preferisce il cuore dell'uomo | L'uomo cerca quel è ora la diceria | La diceria passa a corsa resa lepre. (da Graduali, p. 47)
- Ritorci su sé l'Energia... sí pensi | Sconnetti il passato scaduto suh vai | Con slanci ch'è nulla ogni spasmo dei sensi | Fra te e il dappertutto non c'è alcun mai | Ma forse è illusione quest'alta pienezza | No è esperienza somatica esplori | Realtà d'ogni giorno quel cuneo ci spezza | Il nero per farne di tutti i colori | È pleroforia il vivere adesso | È vivere gli altri sei multipla folla | Quell'io che ti turba a volte e fa ossesso | È iride tremula su transile bolla | Pensare è adorabile coito d'amore | Tu fosti e contrai futuro anteriore. (Pensare è adorabile coito d'amore, p. 107)
Con labbra aperte ad un grido
Un viso all'altro s'impone
Trofeo di capelli ambíto
Involucro di ogni nome
Rassomiglianza evidente
Bianco di calce che offende
Estirpa gli occhi alle immagini
Sangue violato da un embolo
Commenti dopo uno scempio
Non farne rapporto – Tàcine.
- La "meraviglia" a cui mira Cacciatore non va intesa come effetto esteriore, gratuita sorpresa per gli accostamenti inediti e imprevedibili tra diverse sfere del linguaggio e dell'esperienza: come indica il titolo da lui scelto per questa sua antologia poetica, la meraviglia è l'esito e insieme l'apertura incessante di un Discorso, di un trascorrere della parola sul mondo, di un perpetuo confrontarsi della poesia, del suo linguaggio interno, della sua soggettività, del suo tessuto formale, con qualche cosa di esterno ad essa [...] è piuttosto una sorta di illuminazione totale della realtà, che la parola della poesia aspira a dare ogni volta nella sua totalità, oscurissima e chiarissima al tempo stesso. (Giulio Ferroni)