Citazioni sulla desistenza e sul desistere.

  • Nel diffuso e spesso forzato mutamento degli originari significati, la desistenza gioca un (negativo) ruolo primario. Essa, infatti, dal senso specifico di ravvedimento o di rinunzia, ha di recente assunto la curiosa valenza tutta politica di benevola astensione, di velato consenso, di disimpegnato – ma sempre più o meno interessato – lasciar correre e permissivo tirà a campà. Una volta si desisteva dalle querele, ora non c'è il rischio di venir querelati per desistenza. "Insistere, persistere, resistere", i verbi che in un passato non tanto remoto qualificavano la decisa volontà di raggiungere uno scopo o pervenire a un successo: al presente non è affatto da escludere che con un mirato "desistere" si possano conseguire confortevoli benefici, con buona pace di ogni coerenza e dignità. (Renato De Falco)
  • Oggi le persone benpensanti, questa classe intelligente così sprovvista di intelligenza, cambiano discorso infastidite quando sentono parlar di antifascismo. [...] Finita e dimenticata la resistenza, tornano di moda gli «scrittori della desistenza»: e tra poco reclameranno a buon diritto cattedre ed accademie.
    Sono questi i segni dell'antica malattia. E nei migliori, di fronte a questo rigurgito, rinasce il disgusto: la sfiducia nella libertà, il desiderio di appartarsi, di lasciare la politica ai politicanti. Questo il pericoloso stato d'animo che ognuno di noi deve sorvegliare e combattere, prima che negli altri, in se stesso: se io mi sorprendo a dubitare che i morti siano morti invano, che gli ideali per cui son morti fossero stolte illusioni, io porto con questo dubbio il mio contributo alla rinascita del fascismo.
    Dopo la breve epopea della resistenza eroica, sono ora cominciati, per chi non vuole che il mondo si sprofondi nella palude, i lunghi decenni penosi ed ingloriosi della resistenza in prosa. Ognuno di noi può, colla sua oscura resistenza individuale, portare un contributo alla salvezza del mondo: oppure, colla sua sconfortata desistenza, esser complice di una ricaduta che, questa volta, non potrebbe non esser mortale. (Piero Calamandrei)
  • Per decifrare i miasmi che dalla decomposizione del fascismo si avventavano sul presente della nuova Italia repubblicana, egli coniò l'immagine straordinariamente efficace della «desistenza». [...] Calamandrei usa il termine in contrapposizione a «resistenza», mettendo a confronto quelle che essenzialmente sono due diverse concezioni della politica, oltre che due modi diversi di vivere la realtà della guerra e del dopoguerra. (Giovanni De Luna)
  • Si è scoperto così che il fascismo non era un flagello piombato dal cielo sulla moltitudine innocente, ma una tabe spirituale lungamente maturata nell'interno di tutta una società, diventata incapace, come un organismo esausto che non riesce più a reagire contro la virulenza dell'infezione, di indignarsi e di insorgere contro la bestiale follia dei pochi. Questo generale abbassamento dei valori spirituali da cui son nate in quest'ultimo ventennio tutte le sciagure d'Europa, merita di avere anch'esso il suo nome clinico, che lo isoli e lo collochi nella storia, come il necessario opposto dialettico della resistenza: "Desistenza". Di questa malattia profonda di cui tutti siamo stati infetti, il fascismo non è stato che un sintomo acuto: e la Resistenza è stata la crisi benefica che ci ha guariti, col ferro e col fuoco, da questo universale deperimento dello spirito. (Piero Calamandrei)

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