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scrittore statunitense Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
David Baldacci Ford (1960 – vivente), scrittore statunitense.
Sedevano in un ampio locale sprofondato nel sottosuolo, al quale si accedeva solo tramite un unico ascensore ad alta velocità. Era stato costruito in segreto nei primi anni Sessanta, durante la presunta ristrutturazione dell'edificio privato soprastante, e destinato a funzionare da "superbunker" nel caso di un attacco nucleare. Non era a disposizione delle massime autorità del governo americano, bensì di coloro che, trovandosi a un livello che potremmo definire "trascurabile", probabilmente non sarebbero riusciti ad allontanarsi in tempo, ma ai quali era stata comunque riservata una protezione non accordata al cittadino comune. Anche in un contesto di distruzione totale, nel quadro politico doveva continuare a regnare l'ordine.
Con le mani appoggiate al volante, a luci spente, lasciò che la spinta inerziale dell'automobile si esaurisse. Le ruote macinarono le ultime manciate di ghiaia, poi calò il silenzio. Si concesse un attimo per ambientarsi, quindi estrasse un binocolo per la visione notturna, vecchio ma ancora in perfette condizioni. Piano piano mise a fuoco la casa. Si accomodò meglio nel sedile; accanto a lui era posata una sacca. L'interno dell'automobile era scolorito, ma pulito.
L'automobile era rubata, ma sarebbe stato difficile indovinarne la provenienza.
Tom Langdon era un giornalista, uno che girava il mondo perché così era nel suo DNA. Laddove gli altri vedevano soltanto instabilità e paura, lui si sentiva toccato dalla grazia di un'indipendenza assoluta. Tom aveva trascorso gran parte della sua carriera all'estero a raccontare guerre, insurrezioni, carestie, pestilenze, in pratica ogni disperazione sulla faccia della terra. Il suo fine era abbastanza semplice: voleva cambiare il mondo richiamando l'attenzione sulle sue storture. E amava l'avventura.
Avvolto dalla silenziosa oscurità della campagna, il Chevy Suburban correva lungo una strada della Virginia. Adnan al-Rimi, quarantun anni, scrutava i tornanti chino sul volante; quella zona era abitata da cervi e lui non aveva alcuna voglia di ritrovarsi all'improvviso le corna insanguinate di un esemplare infilzate nel parabrezza. Non ne poteva proprio più di doversi difendere dalle emergenze. Tolse dal volante la mano inguantata e la posò sulla pistola dentro la fondina ascellare: per lui un'arma non era una semplice comodità, ma una necessità.
All'improvviso udì un rumore sopra la sua testa e guardò fuori dal finestrino.
Roger Seagraves uscì dal Campidoglio al termine di un interessante incontro che, contrariamente al solito, aveva avuto poco a che fare con la politica. Quella sera rimase a lungo seduto, tutto solo, nel soggiorno della sua modesta casetta appena fuori città dopo avere preso un'importante decisione. Doveva uccidere qualcuno, e quel qualcuno era un bersaglio di particolare importanza. Una prospettiva tutt'altro che scoraggiante per Seagraves, il quale al contrario la considerava una specie di onorevole sfida.
Jackson era in agguato.
Sapeva che la sua preda sarebbe apparsa, era solamente questione di tempo. Sapeva che a un certo punto l'avrebbe vista aggirarsi nell'ampio corridoio del centro commerciale: una figura slanciata fra madri incolori che spingevano carrozzine stracariche, e gruppi di pensionati usciti a fare due passi e una chiacchierata.
Jackson scrutò verso l'ingresso nord. Era da lì che sarebbe arrivata. La fermata dell'autobus si trovava appena fuori delle porte a vetri, e quello era l'unico mezzo di trasporto di cui lei disponeva.
Fu soltanto una frazione di secondo, anche se a Sean King, agente del Servizio segreto, sembrò la frazione di secondo più lunga della sua vita.
Era il periodo della campagna elettorale e si trovavano in un anonimo hotel per l'incontro del candidato alla presidenza con i suoi sostenitori, in una località così fuori mano che per telefonare alla più vicina area rurale bisognava fare un'interurbana. Alle spalle del suo protetto, King scrutava la folla e ascoltava nell'auricolare il ronzio di informazioni sporadiche e prive di importanza. Faceva un caldo afoso nella grande sala piena di gente eccitata che agitava cartelli con la scritta VOTA CLYDE RITTER. Molti bambini venivano sollevati e tesi verso il candidato sorridente, cosa che King odiava perché dietro ognuno di loro poteva nascondersi facilmente un'arma da fuoco. Ma la presentazione dei piccoli continuava, Clyde li baciava tutti e, osservando quello spettacolo potenzialmente pericoloso, a King sembrava quasi di sentire formarglisi delle ulcere nello stomaco.
L'appartamento era piccolo e squallido. Eppure, nonostante un sentore di muffa e di abbandono, era pulito e rivelava attenzione nella scelta e nella disposizione degli oggetti. Il tavolo e le sedie di mogano erano antichi, così come alcuni quadri. Una libreria di acero occupava per intero una parete del piccolo salotto, massiccia e sproporzionata. C'erano molti libri, sistemati con cura. Per la maggior parte trattavano argomenti di natura finanziaria, soprattutto politica monetaria internazionale.
L'uomo con l'impermeabile camminava un po' curvo e ondeggiante, con il respiro affannoso, madido di sudore da capo a piedi. Il peso che stava portando in spalla, sebbene non eccessivo, lo affaticava, e il terreno era dissestato. Non era mai facile trasportare un cadavere nei boschi in piena notte. L'uomo spostò il corpo dalla spalla destra alla sinistra e proseguì arrancando. Le suole delle sue scarpe non recavano marchi distintivi; non che avesse importanza, dopotutto, visto che la pioggia battente dilavava qualsiasi traccia di impronte. Aveva controllato le previsioni meteorologiche: era la pioggia il motivo per cui si trovava lì. Il maltempo era il migliore alleato che potesse augurarsi.
Web London stringeva un SR75 semiautomatico fabbricato appositamente per lui da un armaiolo che era ormai una leggenda. L'SR non si limitava a dilaniare carne e ossa, ma le disintegrava. Web non sarebbe mai uscito di casa senza quel pezzo di artiglieria perché il suo habitat naturale era pieno zeppo di violenza. Era sempre pronto a uccidere, e lo faceva in maniera efficiente e infallibile. Dio gli era testimone che se mai si fosse preso una vita per sbaglio, si sarebbe mangiato la pallottola assassina per il rimorso. Era solo il suo modo un po' particolare di guadagnarsi il pane quotidiano. Non poteva dire di amare il suo lavoro, ma era un'attività in cui eccelleva.
In questa prigione le porte non sono solo spesse, rivestite d'acciaio. Arrivate lisce dalla fabbrica, hanno ora la superficie grigia disseminata di ammaccature, segni di colpi inferti da teste, ginocchia e gomiti, tacche di denti, tracce di sangue. Geroglifici carcerari: dolore, paura, morte, trascritti lì per sempre, o almeno fino all'arrivo di una nuova lastra di metallo. Le porte hanno un'apertura rettangolare all'altezza degli occhi, che serve alle guardie per guardare dentro, per puntare fasci di luce violenta sulla mandria umana in loro custodia. Gli sfollagente vibrano contro il metallo senza preavviso, con colpi secchi come detonazioni. I veterani li sopportano bene e abbassano gli occhi al pavimento, a studiare il nulla, vale a dire la loro esistenza, in un sottinteso atto di sfida a cui nessuno bada. I nuovi arrivati quando riecheggia il colpo o sono investiti dalla luce s'irrigidiscono ancora; c'è chi si piscia addosso e sente il liquido caldo colare lungo i calzoni di cotone, per vederlo infine gocciolare sulle scarpe basse e nere. Gli passerà presto, anche loro tireranno una botta a quella porta odiosa, ricacceranno indietro lacrime puerili, domineranno il travaso di bile. Se vorranno sopravvivere.
L'aria era umida, la pioggia imminente preannunciata da nubi gonfie e grigie e dal rapido recedere dell'azzurro del cielo. La Lincoln Zephyr quattro porte del 1936 percorreva la strada tortuosa a un'andatura discreta, seppure contenuta. L'abitacolo era invaso dai profumi invitanti del pane caldo lievitato naturalmente, il pollo arrosto e le pesche alla cannella nella cesta da picnic insinuata come una tentazione tra i due bambini sul sedile posteriore.
Esistono quattro modi per andarsene all'altro mondo. Si può morire per cause naturali, comprese le malattie; si può morire in seguito a un incidente; si può morire per mano altrui; si può morire per mano propria. Se però abiti a Washington esiste un quinto sistema di tirare le cuoia: la morte politica. Diverse possono essere le cause di questo tipo di morte.
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