Corrado Vivanti (1928 – 2012), storico, scrittore e docente italiano.
Intervista di Antonio Gnoli, Repubblica.it, 16 gennaio 2009.
- [Fernand Braudel] Insegnava il mercoledì e il sabato mattina al College de France e il giovedì pomeriggio all'école des Hautes Etudes. Finita la lezione ci invitava in un caffè a chiacchierare piacevolmente di tutto. Lì ho fatto amicizia con parecchi storici che poi sarebbero diventati importanti, come Geremek e Hobsbawm. Eric era stato messo al bando da tutte le università inglesi perché considerato un pericoloso comunista. E Braudel, uomo di destra, sincero gollista, lo accolse tranquillamente. Non guardava le idee politiche, ma solo se eri bravo.
- [Dopo la vittoria elettorale della DC nel 1948] Io ero ebreo e di sinistra. La sensazione che l'Italia si avviasse a diventare un paese clericale, simile alla Spagna governata da Franco, era forte. Preferii partire per Israele. Dal 1950 al 1953 ho vissuto e lavorato in un kibbutz.
- Appartengo a coloro che non credono alle radici cristiane dell'Europa unita. Perché proprio dalla sconfitta in Francia delle due confessioni, quella calvinista e cattolica, è scaturita la pace civile. Non dimentichiamo che il papa si rifiutò di firmare la pace di Westfalia del 1648 perché sanciva l'eguaglianza delle religioni.
- [Giulio Einaudi] È stato indiscutibilmente il migliore editore italiano del Novecento. Ma aveva un carattere impossibile. Certe volte incrociavo Ponchiroli che mi diceva: "Sai è una settimana che Einaudi non mi insulta. Starà male secondo te?". Negli ultimi anni della sua vita la parte affettiva nei suoi confronti divenne molto forte. L'ultima volta che andai a trovarlo a Roma, mi fece vedere la sua biblioteca. Dopo quello che era accaduto, la sua estromissione dalla casa editrice e il commissariamento, aveva ricomprato tutte le prime edizioni che l'Einaudi aveva pubblicato.
- Siamo un Paese che rischia di arretrare. C' un pensiero cattolico che tende all'ortodossia e un pensiero laico che fa fatica ad arginare i tentativi della Chiesa di imporre una nuova egemonia. Solo qualche anno fa questa situazione sarebbe apparsa impensabile. Per uno studioso che ha sempre guardato all'illuminismo come a un punto di riferimento, la situazione attuale è fonte di vero sconforto.