Dello sport italiano è stato capo storico e nume tutelare, avendo sempre goduto fuori dei confini di un prestigio personale assai superiore al movimento da lui rappresentato. [...] negli anni bui del declino, l'Italia era comunque una delle prime potenze calcistiche, grazie a questo straordinario dirigente che cavalcava con disinvolta souplesse la tigre dei complicati rapporti di potere, ormai ramificatisi nella gestione della cosa sportiva. (Adalberto Bortolotti)
Non conduceva battaglie, mirava alle pacificazioni, ai completi convincimenti. Se trovava porte sbarrate, lasciava perdere, per riprendere l'argomento in condizioni più mature. Aveva la vocazione dell'insabbiatore per quei fatti, polemiche, voci, contrasti, sospetti, capaci di guastare l'immagine della federazione, l'unica cosa che gli stava a cuore. E nel contempo era il confessore di tutti: in tal modo nulla gli sfuggiva e sempre aveva pronta – meditatissima – la strategia da seguire per qualsiasi evenienza. (Gualtiero Zanetti)