La salita al potere della sinistra parlamentare fu salutata dal paese come l’alba del giorno della riparazione, chè se il programma che questa deponeva sul banco dei Ministri non segnava le colonne d’Ercole nelle vie della libertà, accennava almeno alla fine di quella Via crucis, che s’andava dirupando sotto i passi degli italiani. Gli uomini che il voto del 18 Marzo avea recati in alto, compresero il senso di quel voto e tosto, dopo il famoso programma di Stradella, si bucinò di un largo piano ricostitutivo dell’ordine amministrativo e si nominarono numerose commissioni incaricate di raccogliere elementi alla compilazione di progetti di legge, che dovevano sostituire la realtà laddove, secondo la frase felicissima del presidente del Consiglio, non v’era che la nuda presunzione legate.
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[...] io vi verrò dimostrando come a queste riforme una sola sia la via seria ed efficace, accordare, cioè nel voto politico una legale rappresentanza agli interessi femminili davanti al potere legislativo, e combatterò tutte le obiezioni che si sollevano contro questa innovazione. E le combatterò senza dissimularmene una, senza sorvolare a nessuna difficoltà, senza svoltare, senza sofisticare, con quella lealtà di controversia dalla quale non ho mai avuto bisogno di deviare perchè convinta della bontà della mia causa. (p. 4)
Nel procedere dei tempi, la progressiva sicurezza delle persone, l’affermazione del dritto di proprietà, l’abuso della forza, il raffinarsi dell’intelligenza che avvertì nella umanità pregi di un ordine più elevato ed una fonte di piaceri più squisiti, sollevò il morale degli uomini, e la forza non essendo più l’unico ideale, l’uomo sentì che fra lui e la donna la sproporzione non era tale quale gli era apparsa dapprima, le si ravvicinò per lo spirito, sentì l’influenza dei pregi di lei e la di lei servitù si cangiò in tutela. (p. 5)
Voi, signori, fate le leggi, e noi non siamo consultate, ci confezionate in ogni maniera di salse, e non ci domandate, neppur per forma, se non ce ne stiamo a disagio. Molti di voi tranquillamente desiderosi del bene e disposti a farlo, senza soverchio calore però, dicono che le donne nel Codice attuale stanno come sante nella nicchia, che hanno ottenuto molto, che di più veramente non si poteva e non si saprebbe fare per loro, e molte altre frasi da gente contenta e che vorrebbe che altri s’accontentasse. – Mi duole davvero di gettar delle nubi su quei rosei cuori, ma non siamo contente affatto e per non importunarvi con troppe cose in una volta, ne cerchiamo una sola, il voto politico. Ottenuto questo verrete voi stessi ad informarvi dei nostri bisogni e non crederete di perdere il vostro tempo. (p. 13)
Se un turco mi dicesse: le donne sono fatte per l’harem e per questo le teniamo rinchiuse, capirei che quello ch’io cerco è incompatibile col loro stato sociale [...] Ma in Occidente, Signori miei, le donne affollano le vie, ingombrano gli alberghi, si stipano nei convogli ferroviariarî, s’incontrano viaggiatrici a tutti i gradi accessibili di latitudine, pubblicano libri e giornali, esercitano industrie e commerci, adornano con le nude bellezze e le trasparenti eleganze tutti i convegni, fino ad esservi abuso di pubblicità, primeggiano nei teatri, dov’è nascosto di loro poco più del pensiero, e quindi mi è lecito concludere che se cotali usi e costumi, che nessuno stima sconvenir loro, non le distrae dalle cure della famiglia per cui esse ancora allevano i figli e dirigono la casa, l’esercizio del voto elettorale le distrarrà infinitamente meno, e me ne appello ai più affacendati affaristi se la loro qualità di elettori fu mai un sovraccarico intollerabile di occupazione ed un dispendio oneroso di tempo per cui il minimo dei loro affari ne abbia sofferto. (p. 15)
Per me, l’opportunità è un concorso di circostanze omogenee o compatibili con l’affermazione dell’oggetto che si considera. – E che cosa vedete voi quì dentro che sia inconciliabile col voto politico della donna? Le circostanze omogenee in questo caso sono, il trovarsi in esse i requisiti che si esigono dagli elettori, la possibilità di seguire nella scarsa misura convenevole gli avvenimenti politici, interessi e bisogni da guarentire, la possibilità materiale di compiere l’atto del voto. – Ora quale di queste condizioni manca alla donna? (p. 22)
La legislazione può dessa astrarre dai principii riconosciuti dalla filosofia?
Il diritto giuridico può egli non essere che convenzionale, epperò insubordinarsi al diritto naturale?
Le leggi civili possono desse appagarsi di tutelare più o meno la proprietà e le persone, senza sollecitarsi del principio da cui parte l'umano consorzio e del fine a cui cammina?
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Ecco le condizioni reali e positive create alla donna dai pregiudizii: ecco l'infelicità e la miseria, che le assegnano per sua porzione quelle leggi, che pretendono sollecitarsi di lei, e dicono d’opprimerla per il suo bene! Non altrimenti nei passati secoli, il Sant'Ufficio pretendeva di salvare le anime torturando i corpi! (p. 16)
Come nel codice da riformarsi, il progettato impone ai coniugi l'obbligo reciproco di coabitazione, di fedeltà e d'assistenza, salvo poi a pesar sulla donna poco men che prima nelle singole applicazioni di quei generali doveri. Ambedue sono obbligati a coabitare, ma la moglie sola è punita in caso di trasgressione. Il marito non è altro mai che assente. (p. 20)
Un'ultima osservazione mi rimane a fare sulla maniera colla quale il progetto ha regolate le sostanze della donna rispettivamente alla famiglia. I principii liberali; che informano il progetto dell'onorevole ministro, l'hanno qui tratto a conclusioni che, se sono coerenti alli antecedenti da lui posti, non sono per avventura molto utili alla famiglia, né si ispirano alla natura. Quando due individui si pongono in società, è impossibile che di ragione e di fatto essi conservino la loro piena autonomia individuale e tanto meno quando, come nella società matrimoniale, sono vincolati all'interesse dei terzi. (p. 26)
La revisione del Codice Civile Italiano per opera del parlamento nazionale mi poneva fra le mani un argomento – La donna, per vieto costume esclusa dai consigli delle nazioni, ha sempre subíto la legge senza concorrere a farla, ha sempre colla sua proprietà e col suo lavoro contribuito alla pubblica bisogna, e sempre senza compenso. Per lei le imposte, ma non per lei l'istruzione; per lei i sacrificii, ma non per lei gl'impieghi; per lei la severa virtú, ma non per lei gli onori; per lei la concorrenza alle spese nella famiglia, ma non per lei neppur il possesso di sé medesima; per lei la capacità che la fa punire, ma non per lei la capacità che la fa indipendente; forte abbastanza per essere oppressa sotto un cumulo di penosi doveri, abbastanza debole per non poter reggersi da sé stessa...
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Negare alla donna una completa riforma nella sua educazione, negarle più ampii confini alla istruzione, negarle un lavoro, negarle una esistenza nella città, una vita nella nazione, una importanza nella opinione non è ormai più cosa possibile; e gli interessi ostili al suo risorgimento potranno bensì ritardarlo con una lotta ingenerosa, ma non mai impedirlo. (p. 6)
La religione fu sempre e dovunque potentissimo mezzo a dominare la donna, e sta bene; ma io vorrei che questo sentimento, ch'è in lei tanto sentito e dominante, non in mano altrui fosse, ma in sua mano; non diretto a farla schiava perpetua dell'altrui avviso, epperò dell'interesse altrui talora cieco strumento, ma sollievo le fosse e guida attraverso i delirii dell'umana mente e gli errori d'una peranco non adulta filosofia. (p. 7)
Tutti i poeti, dai grandi ai piccoli, dagli immortali ai pria morti che nati, la cantarono in ogni tono, e in ogni metro, vedendola ora colle traveggole del delirio amoroso, ora coi lividi occhiali dell'orgoglio e dell'odio per affetti incorrisposti od incompresi. [...] Altri considerando invece che la donna non è atta alla generazione che in una fase relativamente avanzata della sua vita, e vedendola sopravvivere tanto tempo al disimpegno delle materne cure ne derivarono, non fosse con quelle la sua missione esaurita, e pensarono potesse nelle cose del mondo portare la sua influenza, ed intervenire siccome essere intelligente e volitivo, potente di mezzi proprii. Di qui la gelosa insistenza di tutte le leggi sovente ad impedire, e sempre a sfavorire implicitamente sì, ma non meno potentemente, il sapere ed i mezzi del sapere alla donna. (p. 8)
Esclusa dal sapere, la donna, rimaneva esclusa eziandio dal potere; ed eccola ridotta a passività assoluta, cosa e non essere, di maggiore o minor valore relativo, di nessun valore intrinseco, orba d’ogni coscienza di sé, ch'è la prima ragione d'ogni forza. (p. 9)
Famiglia vera non può essere quella, nella quale havvi servo e padrone, tirannia e schiavitú. Non sono questi i rapporti di famiglia! [...] Il matrimonio, anche ridotto ad istituzione religiosa, consacrò nelle sue formole la violenza e lo invilimento della donna. (p.15)
[rivolto all'uomo] Cupido di possesso, si aggiudicò la donna siccome proprietà; e si persuase dovere la buona moglie credersi seriamente cosa del marito; e cosí via di trotto procedendo, egli trovò d'aversi confezionato un tipo femminile di tutta sua convenienza, e su questo tipo elaborò le leggi, i costumi e l'educazione della donna; e questo è tutto il lavoro che la filosofia compí rispettivamente alla donna in sessanta secoli. Né potrebbe dirsi certamente che noi calunniamo l'uomo! (p. 26-27)
Abbenchè da oltre un secolo il pensiero, ridesto da lunga stasi nell'intelletto dei pochi , siasi con rapidissima circolazione diffuso fra le masse: benchè le plebi allora brute siano oggi il nerbo di nazioni sovrane: sebbene i governi, trasformati come più vollero i tempi, sollecitamente provvedano alla diffusione dei lumi, e nella intelligente iniziativa di privati trovino tutto giorno valida concorrenza: pure ,quando le effemeridi dei due emisferi ci giungono sott'occhio gravide di mali, quando gli annali dell'umanità registrano senza posa guerre e dissidii, privilegi e gravami, insurrezioni e repressioni, feudale concussione e servitù di gleba; quando, nello stato più giovine e glorioso della società civilizzata, l'abolizione della schiavitù personale costa tre anni di sangue ed un milione e mezzo d'uomini; noi siamo ancora a domandarci con angosciosa peritanza s'egli è pur vero che molto si faccia, che si faccia abbastanza per isbrutalizzare l'umanità ed avviarla ad immortali destini.
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Gli è per questo concetto, che non perdiamo di vista, che vorremmo, innanzi di presentare al pubblico un progetto ( che potrebbe da taluno estimarsi inopportuno ) a favore dell'istruzione femminile, dando una rapidissima occhiata allo stato intellettuale della donna nelle contrade civilizzate, sottoporgli, compendiosamente adunati, quei dati che ci fanno credere alla somma opportunità di una simile iniziativa, e saremo ben lieti se questi dati condurranno il nostro lettore alle nostre medesime conclusioni. (p. 7)
Il sollevamento morale e intellettuale della donna è innegabilmente uno dei bisogni più sentiti e più confessati del tempo nostro - Gli spiriti logici vedono esser questo uno dei più potenti corollari dell'uguaglianza predicata dalla filosofia, e la necessaria conseguenza di quella rivoluzione che la società civile ha tutta accettata, e che ha impresso a tutte le istituzioni sociali e politiche e religiose una rapida trasformazione. (p. 8)
Dal rapido sguardo dato alla donna d'Italia e di Francia appare evidente che,se l'individualità giunge ad ogni tratto ad affermare le attitudini del sesso gentile ad ogni produzione dello spirito, le masse sono tuttora inconscie ed ottenebrate dalla vita vigorosa dell'oscurantismo e dalle civili e politiche istituzioni per nulla affatto pressate di spingerle avanti. (p. 34)
Molti e molti parlarono della donna, i quali anche pretesero parlarne seriamente, ma io non istimo che il difficile problema ch'ella presenta, all'uomo, alla famiglia, alla Società, svolto al dottamente e finamente da tanti, in epoche diverse, e svariate località, abbia tutti interi raccolti i dati onde completi ne risultino i criterii; oserei anzi asserire, che niun scrittore forse trovossi, parmi, fin qui che, se uomo, sapesse appieno dimenticar le passioni, se donna, gl'interessi, onde sarei per dire desiderabile cosa nell'ardua tesi un criterio neutro affatto che, non punto interessato ad esagerare i vizii o i pregi del sesso femminile, né a coprirli, ce ne desse la pittura parziale e con essa i dati e gli estremi ove basare un solido raziocinio, a derivarne poi analoghe ed assennate le istituzioni che debbono moderarne le condizioni e gli interessi.
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Secondo me, la ragione per cui le condizioni della donna non poterono fin qui migliorare si è perché ella non fu fin qui considerata dagli uomini, né si considera ella stessa, se non in base e dal punto di vista di costumi e di istituzioni[...] (p.33)
Fare ad altrui del bene non solo è dovere per tutti, è anche per tutti un diritto, ed un diritto che l'anima generosa si divora nell'impotenza di compiere; ed oh quale ingiustizia se al sol denaro fosse possibile questa suprema gioia del cuore! (p.122)
Considerando quindi la donna nella famiglia, e vedendovela ricca e forte di una potenza, che ha la sua segreta ragione nei cuori stessi di quelli che la circondano, eppure vedendo questa stessa potenza rinnegata dalle istituzioni, paralizzata dagli interessi, soffocata dallo abuso del muscolo, e dalla donna stessa sconosciuta e deprezzata per l'inscienza deplorevole del proprio valore, mi sorge spontaneo il voto, ch'ella si desti finalmente al sentimento dei propri mezzi, ed alla loro doverosa e lata applicazione.(p.14)
Anna Maria Mozzoni, Del voto politico delle donne, estratto dal giornale La Donna, anno IX, 30 marzo 1877, n. 290, Bologna.
Anna Maria Mozzoni, La liberazione della donna, a cura di Franca Pieroni Borlotti, Gabriele Mazzotta Editore, Milano, 1975.