Un filosofo è un uomo che confronta fra di loro le cognizioni e le credenze degli uomini per indagarne i rapporti; perciò noi vogliamo sapere come un Platone o un Leibniz ha concepito questi rapporti; inoltre, poiché un filosofo non è un veggente cui la verità si riveli come in un lampo, ma un ricercatore paziente che riflette, critica, dubita, esita, e si arrende solo a ragioni evidenti, noi vogliamo sapere per quale via metodica, per quali osservazioni e ragionamenti il nostro autore è giunto alle proprie conclusioni. Infatti non si tratta qui d'un lavoro incosciente e meccanico del suo cervello, ma d'uno sforzo consapevole e voluto per superare i limiti della propria personalità, per pensare in maniera universale, e scoprire il vero.
Citazioni
[...] la storia della filosofia ha per oggetto le dottrine concepite dai filosofi, non la filosofia in generale nell'insieme del suo sviluppo, né l'evoluzione psicologica di ciascun pensatore in particolare; quindi l'ufficio essenziale, cui gli altri sono subordinati, consiste nel penetrare e comprendere le dottrine, spiegarle nel miglior modo possibile, come farebbe l'autore in persona, esporle secondo lo spirito e, fino a un certo punto, nello stile del suo autore. (cap. I, pp. 7-8)
La condanna che Socrate pronuncia dell'antica fisica, ha la sua causa prima nel fondo di idee proprie alla sua nazione. La Grecia non poteva riconoscersi interamente in quelle speculazioni sui principii delle cose ove si erano spinti i fisiologi. Senza dubbio la forza del ragionamento, l'ingegnosa sottigliezza, il meraviglioso senso dell'armonia usati da questi profondi indagatori, erano suo patrimonio; ma l'applicazione immediata di queste qualità spirituali agli oggetti materiali tanto estranei all'uomo, era contraria al genio di una razza essenzialmente politica, amante specialmente di bei discorsi e di belle azioni. (cap. II, p. 22)
Il Boutroux [...] crede di criticare la scienza e critica invece un fantoccio di logica formale, quasi che la potenza logica del pensiero si esaurisca nel principio d'identità, A è A; ma per converso instaura un dommatismo peggiore di quello scientifico (perché filosofico) col considerare tutta la realtà come un a posteriori dell'esperienza. (Guido De Ruggiero)
Le leggi scientifiche, dice il Boutroux, risultano dalla collaborazione dello spirito e delle cose; esse sono il prodotto dell'attività dello spirito che si applica a una materia estranea; e rappresentano lo sforzo che lo spirito fa per stabilire una coincidenza tra le cose e sé stesso. Ma che coincidenza è mai questa, dove non è noto ciò con cui il pensiero deve coincidere? Egli giustamente dice che non si possono risolvere le forme più alte del reale in quelle più basse; ma poi risolve in quelle più basse... proprio il pensiero, quel pensiero cioè che, solo, può farci intendere il progresso dal basso in alto. Per conseguenza, il progresso si annebbia nel vuoto della contingenza, e tutte le forme del reale divengono delle cose in sé, che il pensiero non può far altro che adombrare nei suoi concetti, cercando invano di adeguarvisi. (Guido De Ruggiero)
Il nucleo principale intorno al quale si svolge il pensiero del Boutroux è costituito dal problema della scienza e del significato delle leggi naturali. Dal 1874, anno della sua tesi: De la Contingence des lois de la Nature, sino alla sua morte, e cioè per pochi anni meno di mezzo secolo, il Boutroux ha sviluppato ed elaborato la sua critica della scienza insistendo sempre in essa, e su di essa fondando le sue teorie sulla libertà e sulla religione, che formano, si può dire, la parte positiva della sua filosofia. (Ugo Spirito)
Nel continuo sviluppo della natura e dello spirito, per il Boutroux è impossibile fissare qualche cosa di definitivo che abbia valore eterno. L'uomo, quindi, che è il maggiore esponente del progresso non sa verso che cosa tendi il suo progredire; non sa perciò, propriamente, se il suo sia vero progresso. Tutto scompare nell'indeterminato, nel confuso, e la conclusione scettica si presenta incalzante. Ma invece no: il Boutroux, come già il James, giunto a questo punto non si perde nella negazione e vuole salvarsi dallo scetticismo. E allora la negazione stessa si muta in affermazione. Proprio l'indistinto, il confuso ha in sé la ragione della vita: in esso è l'amore, la fede, l'ideale: in esso è quel potente impulso che fa muovere il poeta, l'artista, lo stesso scienziato, ché la scienza non sarebbe senza una fede. Ma la religione così raggiunta è una religione vuota, e l'ideale così posto è un ideale che sfuma nel nulla. (Ugo Spirito)
Egli soleva dire che un sistema filosofico è un pensiero vivente; e, in verità, la sua filosofia non l'insegnò soltanto, ma la visse, la sentì, la diffuse e la difese nei libri e con la parola, in Europa e in America, non curando i disagi, con tutto l'ardore di un missionario.
La cattiva salute, che venne sempre peggiorando con lo scorrere degli anni, lo costrinse fino dalla gioventù a rinchiudersi in se stesso, a cercare nel proprio spirito la fonte migliore delle proprie gioie. Pochi penetrarono nella sua intimità morale. Ma al solo vederlo così, alto, pallido, magro, emaciato, era facile intuire quale ricca interiorità si racchiudesse in quel gracile corpo, e come il mondo dello spirito dovesse rappresentare, per lui, il solo mondo reale.
Per molti anni il clero della parrocchia di Saint-Etienne-du-Mont serbò il ricordo di quel pallido adolescente, che non mancava mai agli uffici divini e adempiva con zelo tutte le pratiche religiose. A sua volta il Boutroux non dimenticò mai la chiesa della sua prima comunione, la chiesa nella quale il suo spirito s'era nutrito e fortificato in quelle convinzioni religiose, che dovevano poi formare la base e il coronamento delle sue vedute filosofiche. Fatto adulto vi ritornò più di una volta, a rievocare il dolce ricordo dei suoi giovani anni e a meditare sulla tomba di Biagio Pascal.