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repulsione verso ciò che è percepito estraneo o strano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La xenofobia ("paura dello straniero"; composto da ξένος, xenos, "straniero" e φόβος, phobos, "paura"), o senofobia, è un'avversione generica, di varia intensità, verso gli stranieri e ciò che è straniero,[1] o che viene percepito come tale.[2]
A differenza dell'etnocentrismo non comporta necessariamente una valutazione positiva della propria cultura[3]. Il termine è anche usato in etologia per indicare l'avversione animale legata al territorio.
Il termine appare in letteratura nel 1901 nel romanzo di Anatole France Monsieur Bergeret à Paris, l'ultimo della tetralogia della "Storia contemporanea", e viene citato nel dizionario francese Nouveau Larousse Illustré del 1906, in relazione all'affare Dreyfus.[2]
Per la xenofobia ci sono due oggetti principali verso cui si manifesta la fobia:
L'isolazionismo, un sospetto generico verso governi e stati stranieri, non è propriamente descritto dalla xenofobia.
A livello europeo, la Cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale (rappresentante il terzo pilastro dell'Unione europea) riconosce come uno degli obiettivi primari quello di prevenire e reprimere il razzismo e la xenofobia, il cui istituto di riferimento è "Osservatorio europeo per i fenomeni di razzismo e xenofobia" ("European Monitoring Centre on Racism and Xenophobia" - EUMC), sostituito e trasformato, nel 2007, dall'"Agenzia dell'UE per i diritti fondamentali".
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