Vello d'oro
oggetto mitologico greco antico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Vello d'oro, o Toson d’oro[1], è un oggetto presente nella mitologia greca che si dice avesse il potere di curare ogni ferita o malattia. Si tratta del manto dorato di Crisomallo, un ariete alato capace di volare che Ermes donò a Nefele. La pelle del vello fu in seguito rubata da Giasone. Esso diede inoltre il nome all’omonimo Ordine.

Mito
Atamante ripudiò la moglie Nefele per sposare Ino; quest'ultima odiava Elle e Frisso, i figli che Atamante aveva avuto da Nefele, e cercò di ucciderli per permettere a suo figlio di salire al trono[2]. Venuta a conoscenza dei piani di Ino, Nefele chiese aiuto ad Ermes che le inviò Crisomallo, il quale caricò in groppa i due fratelli e li trasportò, volando, nella Colchide[3]. Elle a causa di un addormentamento cadde durante il viaggio in uno stretto braccio di mare, che prese il nome di Ellesponto, mentre Frisso arrivò a destinazione e venne ospitato da Eete[4]. Frisso sacrificò quindi l'animale agli dei donando il vello a Eete, che lo nascose in un bosco inchiodandolo a una quercia.[2]
Giasone e gli Argonauti
Il Vello venne rubato da Giasone e dai suoi compagni, gli Argonauti, con l'aiuto di Medea, figlia di Eete.[5]. Il mito sembrerebbe rifarsi ai primi viaggi dei mercanti-marinai proto-greci alla ricerca di oro, di cui la penisola greca è assai scarsa[6]; da notare è il fatto che tuttora, nelle zone montuose della Colchide e delle zone limitrofe, vivono pastori-cercatori d'oro seminomadi che utilizzano un setaccio ricavato principalmente dal vello di ariete, tra le cui fibre si incastrano le pagliuzze di oro[7]. Altri studiosi ritengono che si tratti di una metafora dei campi di grano, scarso in Grecia, e che gli antichi Elleni si procuravano sulle coste meridionali del Mar Nero.[8]
Note
Altri progetti
Collegamenti esterni
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