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Il Vangelo armeno dell'infanzia è un Vangelo apocrifo pervenutoci in lingua armena i cui manoscritti sono stati fatti conoscere per la prima volta, integralmente, da padre Isaia Daietsi nel 1828, in due diverse stesure. Ambedue i manoscritti sono recenti e conservati nella biblioteca dei monaci mechitaristi, uno di essi risale al 1824 ed è copia, scritta a mano da padre G.Esaican, di un codice più antico andato poi distrutto in quanto considerata opera eretica [1]. Questo vangelo apocrifo costituisce in sostanza un corposo e prolisso ampliamento degli eventi dell'infanzia di Gesù narrati negli altri vangeli dell'infanzia, integrati da materiale leggendario di provenienza dalla tradizione armena. Mette in particolare in risalto l'aspetto umano di Gesù tradendone un'origine monofisita di cui venne accusata ingiustamente la Chiesa apostolica armena dopo il rifiuto del Concilio di Calcedonia.
A differenza della maggior parte dei testi apocrifi il Vangelo Armeno dell'infanzia non presenta alcuna attribuzione esplicita. Questo può essere ricondotto alla consapevolezza che ne aveva l'autore di un lavoro di revisione e ampliamento del materiale precedente, senza alcuna pretesa di autorevolezza.
Come datazione dello scritto sono proposte dagli studiosi diverse datazioni: si va dal IV secolo al XII secolo. L'esame dei manoscritti pervenutici non aiuta a risolvere la questione: sono tutti recenti, risalendo all'indietro al massimo al XIX secolo. Ci sono pervenuti a dire il vero altri manoscritti più antichi contenenti singoli episodi, ma non è definibile chiaramente se queste leggende siano state tratte dal Vangelo Armeno o se questo abbia redazionato in un'unica narrazione i racconti precedenti.
L'ambiente nel quale sono state compilate le singole leggende e la redazione finale è comunque con sicurezza identificabile nella tradizione monofisita tipica del cristianesimo armeno.
I principali manoscritti usati per la stesura del testo del Vangelo Armeno dell'infanzia sono:
I 28 capitoli del Vangelo armeno dell'infanzia, molto più ampi degli omologhi degli altri apocrifi, possono essere così suddivisi in base al contenuto:
Circa le fonti, a grandi linee i primi 14 capitoli del Vangelo armeno dell'infanzia contengono quasi tutti gli argomenti del Protovangelo di Giacomo attraverso la mediazione dei cc. 1-15 Vangelo dello pseudo-Matteo. I cc. 15-24 ripropongono la fuga in Egitto presente nei cc. 16-25 del Vangelo dello pseudo-Matteo e nei cc. 9-25 del Vangelo arabo dell'infanzia, ampliandone la peregrinazione anche ad altri territori (Sinai, Moab, Siria, Canaan, Galilea). I capitoli finali (25-28) rappresentano materiale autonomo.
Circa le caratteristiche teologiche della narrazione, in particolare nei dialoghi, traspare una attenzione particolare per la natura divina e ineffabile di Gesù, di sapore tipicamente monofisita.
Un particolare che risalta nella lettura è la cronologia della nascita di Gesù al 6 gennaio, conformemente alla tradizione orientale, diversa dalla tradizionale datazione occidentale al 25 dicembre. Il nome dei 3 re Magi, ingenuamente identificati come 3 fratelli re dei principali popoli dell'oriente (Persia, India, Arabia), non rappresenta un elemento originale: già nel V secolo è documentata ad Alessandria d'Egitto la tradizione che li nomina, senza alcun fondamento storico, Caspar, Melchior e Balthasar. Occorre notare che altre tradizioni cristiane (copta, persiana) hanno attribuito loro nomi diversi.
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