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Generale di divisione dei Granatieri Presidente del Museo Storico dei granatieri - insignito/a di Medaglia d'oro al valor militare - Data del conferimento: 04/07/1920 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Ugo Bignami (Milano, 4 agosto 1869 – Roma, 8 dicembre 1949) è stato un generale italiano, decorato con la medaglia d'oro al valor militare a vivente nel corso della prima guerra mondiale[2].
Ugo Bignami | |
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Nascita | Milano, 4 agosto 1869 |
Morte | Roma, 8 dicembre 1949 |
Dati militari | |
Paese servito | Regno d'Italia |
Forza armata | Regio esercito |
Arma | Fanteria |
Corpo | Granatieri |
Anni di servizio | 1888 - 1920 |
Grado | Generale di divisione |
Guerre | Prima guerra mondiale |
Campagne | Campagna di Libia (1913-1921) Fronte italiano (1915-1918) |
Battaglie | Battaglia degli Altipiani |
Decorazioni | vedi qui |
dati tratti da Combattenti Liberazione[1] | |
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Nacque a Milano il 4 agosto 1869, figlio di Emilio e Enrichetta Marzorati.[1] Frequentò il Collegio militare di Roma e poi quello di Milano, entrando successivamente nella Regia Accademia Militare di Fanteria e Cavalleria di Modena uscendone nel 1888 dopo con la nomina a sottotenente in forza al 1º Reggimento "Granatieri di Sardegna".[1] Promosso capitano fu assegnato al 2º Reggimento "Granatieri di Sardegna" con il quale, dal settembre 1912 al gennaio 1913 prese parte alle operazioni di consolidamento della conquista italiana in Libia.[1] All'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, partì per la zona di operazioni al comando del I Battaglione.[1] Nel mese di novembre si distinse sul Monte Sabotino, rimanendo ferito e venendo decorato di medaglia d'argento al valor militare.[1] Rientrato in servizio dopo la convalescenza rientrò al I Battaglione e fu promosso a tenente colonnello.[1] Nel corso della strafexpedition austro-ungarica in Trentino del maggio 1916 fu inviato con il suo reparto sull'altopiano di Asiago. Dal 28 maggio prese posizione a sbarramento della Val Canaglia, fra quota 1152 e Cesuna, sostenendo durissimi combattimenti.[2] Il 3 giugno, al termine di un aspro combattimento, combattuto anche corpo a corpo con il nemico, le truppe nemiche minacciarono di occupare il comando di battaglione.[3] Uscito dal rifugio imbracciò un fucile ed iniziò a sparare, uccidendo un ufficiale e quattro soldati bosniaci,[4] mentre il sottotenente Teodoro Capocci che era corso in suo aiuto, cadde ai suoi piedi ucciso da tre proiettili.[3] Fu poi costretto ad arrendersi al fine di evitare una strage in quanto gli austro-ungarici stavano sparando entro una caverna dove si trovavano numerosi soldati feriti che si trovava alle sue spalle,[3] e divenuto prigioniero di guerra rientrò in Italia al termine del conflitto.[1] Con Regio Decreto del 4 luglio 1920 fu insignito della medaglia d'oro al valor militare a vivente.[1] Nell'agosto 1919 fu promosso colonnello assumendo il comando del 1º Reggimento granatieri, venendo collocato in posizione ausiliaria nel corso del 1920.[1] Successivamente fu promosso generale di brigata nel 1925 e poi generale di divisione nel 1938.[1] Fu organizzatore e per molti anni presidente del Museo storico dei Granatieri e dal 23 agosto 1943 al 14 dicembre 1945 presidente dell'Associazione Nazionale Granatieri di Sardegna.[5] Si spense a Roma l'8 dicembre 1949.[1] Hanno portato il suo nome le scuole elementari di Cesuna. Portano il suo nome una via di Milano e una di Roma.
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