Morto in combattimento

militare caduto a causa dell'azione del nemico Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Morto in combattimento

L'espressione morto o caduto in combattimento (in inglese killed in action - KIA) indica una classificazione delle vittime generalmente utilizzata dai militari per descrivere la morte del proprio personale per mano di forze nemiche od ostili al momento dell'azione. Il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti (DOD) precisa che coloro che sono stati dichiarati KIA devono essere stati colpiti da un attacco ostile. L'attribuzione non avviene a causa di incidenti tra veicoli, eventi "non ostili" o terrorismo.[1][2] La definizione non include colui che è deceduto dopo il combattimento a causa delle ferite riportate.[3] Il KIA può essere applicato sia per le truppe che combattono in prima linea sia per le forze aeree, navali e di supporto.

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Il cimitero e monumento alla memoria americano in Normandia, vicino a Colleville-sur-Mer in Francia, onora i soldati americani caduti in Europa durante la seconda guerra mondiale

Infine, il KIA non denota colui che è morto a causa delle ferite mortali ricevute in battaglia (died of wounds o DOW). La NATO utilizza il termine DWRIA (died of wounds received in action), invece che DOW, che viene utilizzato anche per le vittime legate al combattimento che si verificano dopo l'evacuazione medica.

Definizione della NATO

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Tomba temporanea di un mitragliere americano durante lo Sbarco in Normandia

La NATO definisce vittima in battaglia un soldato che viene ucciso o che muore a causa di ferite o altre lesioni prima di raggiungere un impianto di trattamento medico.[4]

Note

Voci correlate

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