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trattato cinese di strategia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
I trentasei stratagemmi sono un trattato di strategia militare cinese che descrive una serie di astuzie usate in guerra, in politica e nella vita sociale, spesso tramite mezzi non ortodossi e ingannevoli. Il testo è stato scritto probabilmente durante la Dinastia Ming (1366-1610) e rappresenta il culmine di secoli di pensiero strategico cinese. Compilati durante la dinastia Ming (1368-1644), questi principi affondano le loro radici in epoche ancora più remote, attingendo alla saggezza accumulata durante il turbolento periodo degli Stati Combattenti (475-221 a.C.).[1]
Nel 1939 in un mercato dello Shaanxi nella Cina del nord, un ufficiale del Kuomintang (o Guomindang) scopre un libro di ricette sull'immortalità. Alla fine dell'opera si trova un breve trattato di strategia militare intitolato I trentasei stratagemmi. Il testo fu pubblicato da un editore locale nel 1941, ma divenne di dominio pubblico con la revisione pubblicata dal Partito Comunista Cinese sul giornale Guangming Daily (光明日報/光明日报) il 16 settembre 1961. Fu quindi ristampata e distribuita con popolarità crescente.[2]
La prima edizione stampata dei 36 Stratagemmi è del 1941, stampata dalla Xinghua Printing House. Questa edizione, un modesto libretto di sole 32 pagine, non presenta né autore né data. La sua origine risale a una copia manoscritta scoperta nella Contea di Bin, Shaanxi (all’epoca conosciuto come Contea del Duca). L’opera guadagnò notorietà quando, nel 1961, il signor Shuhe la scoprì in una bancarella a Chengdu e ne parlò nel supplemento Dongfeng del Guangming Daily. Successivamente, nel 1962, Wugu (Yao Wei) tradusse e commentò l’opera, basandosi su questa ristampa, e la sua versione fu pubblicata dalla Casa Editrice del Popolo di Jilin nel 1979. Interessante notare che, sebbene la Regione Militare di Wuhan abbia pubblicato una propria traduzione moderna dei 36 Stratagemmi nel 1973, citando come fonte una “sintesi di diverse versioni”, le origini rimangono comunque incerte. Confrontando la traduzione e il commento dei 36 Stratagemmi di Wugu con la traduzione moderna di Wuhan, emergono significative discrepanze, il che suggerisce l’esistenza di ulteriori versioni non ancora nascoste.[3]
Il nome della raccolta deriva dal settimo volume del Libro dei Qi: biografia di Wáng Jìngzé (王敬則傳/王敬则传).[4] Wáng era un generale della Dinastia Qi del Sud (479-502). In seguito ad una ribellione, l'erede al trono era fuggito. Wáng commentò che «dei trentasei stratagemmi di Tán, la ritirata era il suo meglio». Il riferimento era a Tan Daoji (?-436), un generale al servizio della Dinastia Liu Song (420-479) che fu costretto alla ritirata dopo aver fallito un attacco contro i Wei del nord. Wáng lo cita come esempio di codardia.[5]
I trentasei stratagemmi sono stati attribuiti a Sun Tzu del Periodo delle primavere e degli autunni (770 a.C.-495 a.C.), oppure a Zhuge Liang del Periodo dei Tre Regni (220-280), ma non sono considerati i veri autori. L'opinione prevalente è che in origine il testo fosse una raccolta scritta e orale, con molte versioni differenti create da differenti autori durante il trascorrere dei secoli. Alcuni stratagemmi si riferiscono al tempo di Sun Bin, circa 150 anni dopo la morte di Sun Tzu.[2]
La raccolta è ispirata a I Ching o Libro dei mutamenti e alla filosofia legista. Il testo presenta influenze profonde di altre opere di primo piano della letteratura cinese come le favole di Han Fei Zi, la Storia dei Tre Regni e i proverbi Chengyu che fanno da titolo ai capitoli del trattato.
Il testo si apre con una breve introduzione intitolata "Sei per sei: trentasei" (o “Sei volte sei: trentasei”) ed è diviso in sei capitoli a loro volta suddivisi in sei sottocapitoli. I primi tre capitoli descrivono stratagemmi per situazioni favorevoli, gli ultimi tre descrivono stratagemmi per situazioni sfavorevoli. Ogni proverbio è seguito da un breve commento che descrive come il proverbio sia applicabile alle tattiche militari. I trentasei proverbi sono collegati a trentasei battaglie della storia e del folclore cinese, in prevalenza del Periodo degli stati combattenti e dei Tre Regni.
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