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lingue sino-tibetane Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Le lingue tibeto-birmane sono lingue sino-tibetane, parlate nell'Asia centrale e meridionale. Derivano, secondo la classificazione classica di James Alan Matisoff (1978), da una separazione del proto-sino tibetano/Trans-Himalayano (la famiglia sinotibetana è nata 7200 anni fa, cioè intorno al 5200 a.C. secondo Laurent Sagart, Guillaume Jacques e Yunfan Lai, 2019) in due branche, il proto-tibeto-birmano e lingue sinitiche (la prima attestata è l'Old Chinese/cinese antico grossomodo al termine del neolitico cinese; le ossa oracolari per la piromanzia più antiche risalgono al 1250 a.C.). Secondo una ricerca di William S-Y. Chang (1998), alcune lingue sino-tibetane hanno iniziato a mostrare segni di separazione intorno al 4000 a.C.
Lingue tibeto-birmane | |
---|---|
Parlato in | Asia centrale e meridionale |
Tassonomia | |
Filogenesi | Lingue sinotibetane Lingue tibeto-birmane |
Codici di classificazione | |
ISO 639-5 | tbq
|
Linguist List | tbur (EN)
|
Le lingue tibeto-birmane sono parlate in Birmania, Tibet, Thailandia settentrionale, Vietnam, Laos, parte della Cina centrale (Guizhou, Hunan), parte del Nepal settentrionale, parte del Bangladesh nord-orientale, Bhutan, Pakistan orientale (Baltistan), e varie regioni dell'India (Himachal Pradesh, Uttarakhand, Sikkim, Arunachal Pradesh, Assam, Nagaland, Manipur, Mizoram, Tripura, Ladakh e il Kargil regioni del Jammu e Kashmir).
Dalla lingua originaria, secondo la classificazione di Matisoff, dal proto-tibeto-birmano (Proto-Tibeto-Burman Language, PTB) deriva in primis il proto-tibetico (ricostruito da Nicolas Tournadre, 2013; da esso deriva l'Old Tibetan/tibetano antico, da cui derivano le lingue tibetiche: si pensi al tibetano classico e moderno) e successivamente il proto-lolo-birmano (Proto-Lolo-Burmese Language, PLB), da cui derivano le lingue lolo e il proto-birmano, da cui deriva l'Old Burmese/birmano antico (il birmano/Burmese si parla nel Myanmar, anticamente detto "Birmania/Burma"). Il proto-tibeto-birmano è stato ricostruito da Paul K. Benedict e la ricostruzione è stata raffinata da James Matisoff. "Burman", rispetto a "Burmese", significherebbe più precisamente "birmanico" e non "il birmano".
La famiglia sinotibetana, secondo il linguista Harald Hammarström, contiene circa 500 lingue, in gran parte lingue minori. Di queste, secondo James Matisoff, circa 250-300 sono tibeto-birmane e quasi metà di esse sono minori (solo 9 lingue hanno oltre un milione di parlanti). Secondo invece Ethnologue sono di più, 441. Il birmano è quella più parlata con circa 32 milioni di persone. Otto milioni di tibetani parlano una delle diverse lingue tibetane. Secondo lo stesso Matisoff, è difficile capire quante siano effettivamente le lingue tibeto-birmane siccome talvolta ne vengono scoperte di nuove e per la difficoltà in dei casi a dividere una "lingua" da un "dialetto".
I tibeto-birmani, secondo un articolo di Bo Wen, Xuanhua Xie et al. (Analyses of Genetic Structure of Tibeto-Burman Populations Reveals Sex-Biased Admixture in Southern Tibeto-Burmans, scritto nel 2003 e pubblicato nel 2004), derivano da una migrazione verso il sud di alcune tribù dalla Cina nord-occidentale. Queste tribù, le Di-Qiang, entrarono in contatto con le tribù native austroasiatiche e Mon-Khmer. Da questo studio genetico emerge che si sono anche mescolati geneticamente tra loro. La migrazione viene datata "nel periodo delle Primavere e Autunni, circa 2600 anni fa" (il periodo va da 771 a.C. al 476 a.C.). Siccome questo periodo è ricordato per le guerre sanguinarie tra 120 feudi, poi riuniti dalla prima dinastia imperiale, la Dinastia Qin, si può ipotizzare che siano avvenute per le guerre (in futuro, molte altre migrazioni avrebbero avuto come protagonisti dei profughi di guerra). L'avvenimento che dà inizio a questo periodo è la caduta della Dinastia Zhou, che è costretta alla fuga in un piccolo territorio, l'unico che controlla saldamente. La tribù che sconfisse gli Zhou, i Qianrong, era del gruppo Qiang e abitava proprio nella Cina nord-occidentale.
Uno strumento online utilizzabile per consultare le radici in proto-tibeto birmano e altre lingue sino-tibetane è lo STEDT (Sino-Tibetan Etymological Dictionary and Thesaurus), un dizionario curato da James Matisoff dell'Università di Berkley la cui versione finale è stata rilasciata nel 2015. Un paper di Laurent Sagart (2019) indica le correzioni di alcune etimologie sbagliate. Alla creazione dello STEDT hanno partecipato anche Nicolas Tournadre e William Baxter. La ricostruzione in Old Chinese non sembra essere quella più recente del 2014.
Secondo Ethnologue,[1] la classificazione delle lingue tibeto-birmane è la seguente:
Suono | Trascriz.
IPA |
Spiegazione |
---|---|---|
a, a: | /a/, /a:/ | È una "a" di albero. Ha anche una versione dotata di allungamento vocalico, segnalato in IPA da due punti. |
e, e: | /e/, /e:/ | È una "e" di elmo, vocale chiusa. Ha anche la versione con allungamento vocalico. |
i, i: | /i/, /i:/ | È una "i" di piccolo, vocale chiusa. |
o, o: | /o/, /o:/ | È una "o" di occhio, vocale arrotondata chiusa. Una vocale si dice arrotondata se si pronuncia con le labbra arrotondate in un cerchiolino. |
u, u: | /u/, /u:/ | È una "u" di ultimo, vocale arrotondata chiusa. |
w, -w | /w/, /u̯/ | È una "u" di auriga e quaglia, semivocale arrotondata chiusa per formare dittonghi. |
y, -y | /j/, /i̯/ | È una "i" di piatto e aitante, semivocale chiusa per formare dittonghi. |
ə | /ə/ | È una vocale neutra schwa, che si ottiene immaginando di pronunciare le consonanti dell'alfabeto ("a, bi, ci, di, e, effe, gi...") senza il nome completo ("a, b, c, d, e, f, g..."). |
w | /w/ | È il segnale di una consonante labializzata, cioè pronunciata con le labbra già arrotondate. Simili consonanti si trovano pure nella ricostruzione dell'Old Chinese di Baxter-Sagart (2014) |
b | /b/ | È una "b" di balena, consonante sonora. Una consonante si dice sonora se il palmo della mano intorno alla gola sente le vibrazioni delle corde vocali durante la pronuncia. Si paragonino "ffff" e "ssss" con "mmmm" e "vvvv". |
p | /p/ | È una "p" di palla, consonante sorda. |
g | /g/ | È una "g" di gatto, sonora. |
k | /k/ | È una "c" di cane, sorda. |
d | /d/ | È una "d" di dente, sonora. |
t | /t/ | È una "t" di tavolo, sorda. |
h | /h/ | È un'aspirazione sorda come nell'inglese have. |
l | /l/ | È una "l" di leva, sonora. Questa consonante liquida si può trovare anche a fine radice come codina liquida. |
m | /m/ | È una "m" di mano, sonora. Questa consonante nasale si può trovare a fine radice come codina nasale. |
n | /n/ | È una "n" di nave, sonora. Si può trovare a fine radice come codina nasale. |
ng | /ŋ/ | È una "n" di panca, pronunciata con il dorso della lingua sulla zona tondeggiante del palato, come nell'inglese king. Si trova anche come codina nasale. |
r | /r/, /ɾ/ | È una "r" di parco, consonante polivibrante sonora. Si riduce in "r" monovibrante come in arare e nell'inglese statunitense city, better se prevocalica e intervocalica. Questa consonante nasale si può trovare a fine radice come codina liquida. |
s | /s/ | È una "s" di senza, consonante sorda. |
z | /z/ | È una "z" di zero, sonorizzata (cioè con l'aggiunta delle vibrazioni delle corde vocali come nel Norditalia) e senza contatto tra organi. In alternativa, si può immaginare come una "s" sonorizzata e senza contatto tra organi. |
ts | /t͡s/ | È una "z" di zero, sorda. |
dz | /d͡z/ | È una "z" di zero, sonorizzata come nel Norditalia. |
sy | /ɕ/ | È una "sci" di scienza, sorda e palatale, cioè pronunciata con la lingua già in posizione di "gn" di gnomo. |
zy | /ʑ/ | È una "gi" di giorno, sonora, senza contatto tra organi e palatale. In alternativa, si può pensare come la versione palatale di /z/. Come ultima possibilità, si può immaginare semplicemente come la sonorizzazione di /ɕ/. È rara. |
tsy | /t͡ɕ/ | È una "ci" di ciao, sorda e palatale. |
dzy | /d͡ʑ/ | È una "gi" di gelato, sonora e palatale. |
ny | /ɲ/ | È una "gni" di gnomo, sonora. |
ʔ | /ʔ/ | È uno stacco glottale/colpo di glottide (glottal stop), cioè una consonante che si può immaginare come un lieve colpetto di tosse effettuato con una valvola in fondo alla gola, la glottide. Si trova anche in arabo, thailandese, vietnamita moderno e antico, Old Chinese e Primo Cinese Medio, in dialetti cinesi come lo shanghainese, hokkien, fuzhounese, in guanhua, in Tardo Coreano Medio e in svariate lingue tibeto-birmane. |
-p | /p̚/ | È uno stop senza rilascio udibile di suono. Questi suoni sono presenti pure in Old Chinese, Primo Cinese Medio, coreano, vietnamita, thailandese e in svariate lingue tibeto-birmane. Questo preciso stop si pronuncia immaginando di dire "cappello" e interrompendo chiaramente la /a/ serrando entrambe le labbra, senza più pronunciare nient'altro e fare nient'altro. |
-t | /t̚/ | È uno stop senza rilascio udibile di suono effettuato con la lingua che interrompe la vocale o dittongo o trittongo in posizione di /t/ |
-k | /k̚/ | È uno stop senza rilascio udibile di suono che interrompe il suono con il dorso della lingua in posizione di /k/. |
In tabella, si indicano i suoni del proto-lolo-birmano trattati in Matisoff, 2003:
Lettera | Trascriz.
IPA |
Spiegazione |
---|---|---|
a | /a/ | È una "a" di albero. |
e | /e/ | È una "e" di elmo, vocale chiusa. |
i | /i/ | È una "i" di piccolo, vocale chiusa. |
o | /o/ | È una "o" di occhio, vocale arrotondata chiusa. Una vocale si dice arrotondata se si pronuncia con le labbra arrotondate in un cerchiolino. |
ö | /y/~/ø/? | È una "o" con l'umlaut/dieresi/tréma. Nelle lingue in cui si trova, di solito indica /ø/, cioè una /e/ chiusa arrotondata. Secondo un articolo di Graham Thurgood (1974) sulle rime in proto-lolo-birmano, "Lolo-Burmese Rhymes" in birmano scritto questa vocale si indicava con una "i" sopra una "u" per indicare una vocale anteriore arrotondata. Se non era */ø/, poteva essere per esempio */y/, cioè una /i/ arrotondata. In birmano scritto, si romanizza "ui". Esistono molti riflessi di questa vocale nelle lingue moderne, tra cui /i/, /u/, /o/, /ɨ/. |
u | /u/ | È una "o" di occhio, vocale arrotondata chiusa. Una vocale si dice arrotondata se si pronuncia con le labbra arrotondate in un cerchiolino. |
w, -w | /w/, /u̯/ | È una "u" di auriga e quaglia, semivocale arrotondata chiusa per formare dittonghi. |
y, -s | /y/, /i̯/ | È una "i" di piatto e aitante, semivocale chiusa per formare dittonghi. |
s | /s/ | È una "s" di senza, consonante sorda (non è sonora). Una consonante si dice sonora se il palmo della mano intorno alla gola sente le vibrazioni delle corde vocali durante la pronuncia. Si paragonino "ffff" e "ssss" con "mmmm" e "vvvv". |
z | /z/ | È una "z" di zero, sonorizzata (cioè con l'aggiunta delle vibrazioni delle corde vocali come nel Norditalia) e senza contatto tra organi. In alternativa, si può immaginare come una "s" sonorizzata e senza contatto tra organi. |
ts | /t͡s/ | È una "z" di zero, sorda. |
dz | /d͡z/ | È una "z" di zero, sonorizzata come nel Norditalia. |
š | /ɕ/ | È una "sci" di scienza, sorda e palatale, cioè pronunciata con la lingua già in posizione di "gn" di gnomo. |
ž | /ʑ/ | È una "gi" di giorno, sonora, senza contatto tra organi e palatale. In alternativa, si può pensare come la versione palatale di /z/. Come ultima possibilità, si può immaginare semplicemente come la sonorizzazione di /ɕ/. |
tš | /t͡ɕ/ | È una "ci" di ciao, sorda e palatale. |
dž | /d͡ʑ/ | È una "gi" di gelato, sonora e palatale. |
ʔ | /ʔ/ | È uno stacco glottale/colpo di glottide (glottal stop), cioè una consonante che si può immaginare come un lieve colpetto di tosse effettuato con una valvola in fondo alla gola, la glottide. Si trova anche in arabo, thailandese, vietnamita moderno e antico, Old Chinese e Primo Cinese Medio, in dialetti cinesi come lo shanghainese, hokkien, fuzhounese, in guanhua, in Tardo Coreano Medio e in svariate lingue tibeto-birmane. in proto-lolo-birmano si usa come prefisso. |
b | /b/ | È una "b" di balena, consonante sonora. |
p | /p/ | È una "p" di palla, consonante sorda. |
d | /d/ | È una "d" di dente, sonora. |
t | /t/ | È una "t" di tavolo, sorda. |
g | /g/ | È una "g" di gatto, sonora. |
k | /k/ | È una "c" di cane, sorda. |
h | /h/ | È un'aspirazione sorda come nell'inglese have. |
m | /m/ | È una "m" di mano, sonora. Questa consonante nasale si può trovare a fine radice come codina nasale. |
hm | /mʱ/ | È una "m" di mano, sonora e con aspirazione (Matisoff, 2003 non lo specifica, ma probabilmente è sonora). |
n | /n/ | È una "n" di nave, sonora. Si può trovare a fine radice come codina nasale. |
l | /l/ | È una "l" di leva, sonora. Questa consonante liquida si può trovare anche a fine radice come codina liquida. |
hl | /lʱ/ | È una "l" di leva, sonora e con aspirazione (Matisoff, 2003 non lo specifica, ma probabilmente è sonora). |
ŋ | /ŋ/ | È una "n" di panca, pronunciata con il dorso della lingua sulla zona tondeggiante del palato, come nell'inglese king. Si trova anche come codina nasale. |
-p | /p̚/ | È uno stop senza rilascio udibile di suono. Questi suoni sono presenti pure in Old Chinese, Primo Cinese Medio, coreano, vietnamita, thailandese e in svariate lingue tibeto-birmane. Questo preciso stop si pronuncia immaginando di dire "cappello" e interrompendo chiaramente la /a/ serrando entrambe le labbra, senza più pronunciare nient'altro e fare nient'altro. |
-t | /t̚/ | È uno stop senza rilascio udibile di suono effettuato con la lingua che interrompe la vocale o dittongo o trittongo in posizione di /t/ |
-k | /k̚/ | È uno stop senza rilascio udibile di suono che interrompe il suono con il dorso della lingua in posizione di /k/. |
Il proto-lolo-birmano, secondo Matisoff, aveva due tipi di intonazione della vocale. Secondo la sua ricostruzione, sono una neutra e una tale per cui era accompagnata da un'aspirazione ("breathy voice"). Questa intonazione era contrastiva, cioè distingueva due sillabe identiche e con significati diversi. Vengono segnalate con i numeri 1, 2 come apice se non si riesce a ricostruire di preciso il loro valore e con le lettere H e L.
Da un veloce confronto con il proto-tibeto-birmano, come differenze si notano la mancanza di *ny-, la nascita di due liquide aspirate, una nuova vocale anteriore arrotondata, la mancanza della vocale neutra schwa, la caduta della labializzazione e degli allungamenti vocalici e la tonogenesi. Dal punto di vista della trascrizione, cambiano solo 4 lettere palatali con lo stesso pattern per la scrittura.
Nell'esposizione succinta delle caratteristiche del proto-tibeto-birmano (Matisoff, 2003) e mutazioni principali, le semivocali ("glides") sono trattate fugacemente e le rime (cioè i nuclei di sillaba, le vocali nella sillaba) sono anch'esse trattate fugacemente. Matisoff spiega che la ricostruzione di Benedict, che lui stesso ha editato e pubblicato in un libro con annotazioni a partire dal manoscritto, si basa sul tibetano scritto (WT, Written Tibetan), birmano scritto (WB, Written Burmese), Jianghua, Lushai e Garo (sporadicamente cita l'Old Chinese nella ricostruzione di Karlgren e Baxter, 1992, che però è vecchia e diversa da quella più recente e innovativa, la Baxter-Sagart 2014. Siccome quella di Karlgren è molto diversa da quella di Baxter 1992, che a sua volta è molto diversa da quella del 2014, si accenna alle varietà di cinese antico ma senza trattarle in modo approfondito, come fa in dei casi Matisoff. Karlgren, nel ricostruire l'Old Chinese, non ha usato i dialetti cinesi, come ad esempio il Min, non aveva a disposizione la ricostruzione del Proto-Min, non ha ipotizzato la presenza di *-s da cui nasce un tono siccome l'ha proposta Pulleyblank riprendendo l'idea da Haudricourt, ha lavorato alla ricostruzione prima delle importanti scoperte nelle grotte di Guodian, non ha proposto la faringalizzazione per spiegare la differenza tra sillabe di tipo A e B e usa un complesso sistema di vocali, oggi ridotte a sole sei in tutte le ricostruzioni. Lo stesso STEDT, rilasciato in versione finale nel 2015, contiene una ricostruzione Baxter non aggiornata. Pertanto, le comparazioni di Matisoff andrebbero perlomeno aggiornate con una ricostruzione diversa da quella di Karlgren. Come già detto, qui non vengono trattate)[2].
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