Le tentazioni di Gesù nel cristianesimo si riferiscono alle tentazioni subite da Gesù Cristo da parte del diavolo Satana così come raccontato in ciascuno dei Vangeli sinottici: Matteo 4,1-11[1], Marco 1,12-13[2] e Luca 4,1-13[3].

Disambiguazione – Se stai cercando l'affresco di Sandro Botticelli, vedi Prove di Cristo.
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Miniatura che illustra la terza tentazione di Gesù

Racconto dei Vangeli

Secondo i Vangeli, dopo essere stato battezzato, Gesù digiuna per quaranta giorni e quaranta notti nel deserto. In questo periodo Satana lo tenta per tre volte. La prima tentazione riguarda il cibo:

« Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, di' che questi sassi diventino pane». »   ( Matteo 4,3, su laparola.net.)

La seconda tentazione riguarda l'obbligare Dio ad intervenire:

« Allora il diavolo lo condusse con sé nella città santa, lo depose sul pinnacolo del tempio e gli disse: «Se sei Figlio di Dio, gettati giù, poiché sta scritto: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti sorreggeranno con le loro mani, perché non abbia a urtare contro un sasso il tuo piede». »   ( Matteo 4,5-6, su laparola.net.)

La terza tentazione è una richiesta da parte del diavolo di essere adorato:

« Di nuovo il diavolo lo condusse con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo con la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai». »   ( Matteo 4,8-9, su laparola.net.)

Ogni tentazione è rifiutata da Gesù con una citazione della Bibbia tratta dal libro del Deuteronomio. La prima risposta di Gesù è:

« Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo,

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». »   ( Matteo 4,4, su laparola.net.)

La seconda dice:

« Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non tentare il Signore Dio tuo». »   ( Matteo 4,7, su laparola.net.)

E infine la terza risposta afferma:

« Ma Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto: Adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi culto». »   ( Matteo 4,10, su laparola.net.)

I Vangeli terminano il racconto dicendo che, essendo venuta meno ogni tentazione da parte del diavolo, gli angeli sono intervenuti per portare del cibo a Gesù.

A differenza dei racconti di Matteo e di Luca, che sono molto simili, quello di Marco è molto breve e non riporta per nulla il dialogo tra Gesù ed il demonio, parlando genericamente di tentazioni:

« Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto e vi rimase quaranta giorni, tentato da Satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano. »   ( Marco 1,12-13, su laparola.net.)

L'episodio delle tentazioni di Gesù durante i quaranta giorni nel Deserto della Giudea - avvenuto immediatamente dopo il suo battesimo[Nota 1] e prima di ritornare in Galilea e iniziare il suo ministero - è riportato solo dai vangeli sinottici, mentre è completamente assente nel Vangelo secondo Giovanni. Quest'ultimo precisa in modo esplicito che Gesù - ancora il giorno successivo al suo battesimo - viene visto da Giovanni il Battista presso il Giordano e si recherà tre giorni dopo a Cana, in Galilea, ad una festa di nozze dove inizierà il suo ministero[4][5].
Anche all'interno degli unici due sinottici che riferiscono i particolari dell'episodio vi è una differenza nel racconto: secondo Luca[6], il diavolo prima offre a Gesù tutti i regni del mondo e poi lo sfida a gettarsi dal pinnacolo del Tempio, mentre al contrario, secondo Matteo[7], il diavolo prima sfida Gesù a gettarsi dal pinnacolo del Tempio e solo dopo gli offre tutti i regni del mondo.[8][9][10] Secondo gli esegeti curatori del "Nuovo Grande Commentario Biblico" e quelli dell'interconfessionale Bibbia TOB, Luca inverte le due tentazioni per porre l'ultima proprio a Gerusalemme, città dal profondo significato simbolico, "dove la passione sarà il supremo assalto del diavolo".[11][12]
Ancora gli studiosi della Bibbia TOB rilevano come mentre in Marco la "prova-tentazione" è una lotta che si prolunga durante tutta la permanenza di Gesù nel deserto, invece secondo Matteo e Luca questa "ha luogo soltanto alla fine di tale soggiorno".[13]
Lo storico e teologo Rudolf Bultmann considera non storico l'episodio delle tentazioni nel deserto e ritiene appartengano al modello mitologico della "Tentazione dell'Uomo Santo, che è messo alla prova (dal male) ed emerge vittorioso", rilevando una serie di similitudini precedenti in figure come Buddha e Zarathustra e un uso successivo fatto per i santi Cristiani.[14]

Precedenti e paralleli nel giudaismo

L'idea che il Messia deve stare sul tetto del tempio si trova anche nei testi rabbinici.[Nota 2]

Simbolismo

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Il Monte della Quarantena (Deserto della Giudea), dove, secondo la tradizione, Gesù passò i 40 giorni di digiuno

Il racconto delle Tentazioni di Gesù è fortemente simbolico.

I quaranta giorni di digiuno nel deserto si possono avvicinare ai quarant'anni durante i quali gli ebrei camminarono nel deserto dopo aver attraversato il mar Rosso e prima di entrare nella terra promessa, così come raccontato nel libro dell'Esodo. Quaranta sono anche i giorni che Mosè passò sulla montagna prima di ricevere le tavole della legge. Il deserto è luogo che non avendo in sé vita ci avvicina all'esperienza della morte e quindi all'esperienza di Dio. I riferimenti all'inizio e alla fine del brano delle tentazioni agli animali e alle selve pone Gesù qui in parallelo con Adamo.[15] Gesù, dal momento dell'Incarnazione è ritornato al paradiso terrestre che, distrutto dal peccato e dalle sue conseguenze, è diventato un deserto privo di vita.

Le tentazioni fatte dal diavolo mirano a mettere in secondo piano il primato di Dio per sostituirlo con:

  • i piaceri carnali dell'uomo[15] (prima tentazione, vinta con la virtù della castità),
  • il successo e il potere mondani[15] (seconda tentazione, vinta con la virtù della povertà),
  • l'autonomia dal volere divino[15] (terza tentazione, vinta con la virtù dell'obbedienza).[16]

Questo schema ternario è alla base della triplice rinuncia o promessa battesimale[17][18] rinnovata durante la veglia pasquale,[19] ed è stato ripreso in filosofia mediante le tre metafisiche speciali.

Note

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