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specie di animali della famiglia Tarsiidae Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il tarsio pigmeo (Tarsius pumilus Miller & Hollister, 1921) è un primate aplorrino della famiglia dei Tarsidi.
Inizialmente classificato come specie a sé stante, venne poi relegato a sottospecie di Tarsius spectrum (T. spectrum pumilus), dal quale è assai probabile che discenda per speciazione allopatrica, e solo negli ultimi quindici anni ha riacquistato lo status di specie.
La specie è endemica dell'isola di Sulawesi, in Indonesia, dove occupa la parte centrale, in particolare le aree di foresta pluviale montana fra i 1800 ed i 2500 m, caratterizzata da vegetazione piuttosto rada e composta da poche specie principali, temperature fresche ed umidità fra l'85 ed il 100%.
Misura circa 27–30 cm, di cui più della metà spettano alla lunga coda, per un peso medio di 120 g.
Il pelo è lungo, denso e d'aspetto setoso: il colore è grigio-bruno o bruno-rossiccio, con una macchia chiara dietro le orecchie, che in questa specie sono molto piccole. Anche la coda è ricoperta di pelo nella parte dorsale (mentre quella ventrale è per un terzo glabra, probabilmente per la sua funzione posturale) e di colore bruno-scuro o nerastro.
Gli occhi sono, come in tutti i tarsi, grandi e fissi. Le zampe sono dotate di mani più piccole rispetto agli altri tarsi, il che indica che l'animale probabilmente tende ad utilizzarle più per la locomozione che per catturare e tenere ferme le prede.
Tutte le dita sono dotate di polpastrelli solo leggermente rigonfi ed unghie compresse lateralmente ed appuntite: questa specializzazione è stata evoluta per l'esigenza dell'animale di avere un appiglio solido mentre utilizza supporti verticali per il movimento e l'alimentazione. Unico fra le specie del proprio genere, il tarsio pigmeo presenta le radici delle unghie piantate oltre l'inizio del polpastrello, anziché dopo di esso.
Si tratta di animali notturni ed arboricoli: durante il giorno, riposano in cavità degli alberi o nel folto del fogliame, restando in posizione eretta con l'aiuto della coda, che viene anche puntellata contro i supporti su cui questo animale si muove in verticale. Non si costruiscono mai dei nidi. Durante il sonno, i muscoli del collo si rilassano, lasciando cadere la testa (che può essere ruotata di quasi 360°) all'indietro sulle spalle.
Nonostante tenda a muoversi lungo i rami camminando piuttosto che saltando (diventa difficile saltare con precisione nella nebbia densa del suo habitat), ciò non toglie che alla bisogna questi animali possano spiccare balzi che sfiorano i due metri di lunghezza ed il mezzo metro d'altezza.
Non sono finora mai state riportate vocalizzazioni di alcun tipo in questa specie: visto che però tutti gli appartenenti al genere utilizzano le vocalizzazioni a scopo territoriale, ci sono buone probabilità che anche T. pumilus sia territoriale e ricorra a vocalizzazioni.
Questo animale si nutre principalmente di artropodi dall'esoscheletro ricco di cheratina, che cattura spiccando salti fulminei e staccando loro la testa con un morso dato spostando in modo caratteristico la mandibola lateralmente.
Questi animali si trovano principalmente in coppie, che sono assai salde e durano solitamente 15 mesi. Solitamente le femmine portano avanti due cucciolate l'anno, una all'inizio ed una al termine della stagione delle piogge (maggio e novembre-dicembre. L'unico cucciolo nasce dopo una lunga gestazione ed è già ben sviluppato, con occhi aperti e ricoperto di pelo: già dopo un mese è in grado di saltare di ramo in ramo, mentre a un mese e mezzo può dirsi svezzato. La maturità sessuale viene raggiunta attorno all'anno d'età.
Si pensa che questi animali vivano in media attorno ai 10-12 anni.
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