Tabula Cortonensis
manufatto etrusco in bronzo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La Tabula Cortonensis è un manufatto in bronzo ritenuto dell'inizio del II secolo a.C. e ritrovato a Cortona in località Le Piagge nel 1992.
Tabula Cortonensis | |
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Faccia A della Tabula | |
Autore | sconosciuto |
Data | II secolo a.C. |
Materiale | bronzo |
Dimensioni | 45,8×28,5×0,25 cm |
Ubicazione | MAEC, Cortona |
Coordinate | 43°16′31.71″N 11°59′04.83″E |
Storia
Nel 1992 vennero consegnati al comando dei Carabinieri di Camucia sette frammenti in bronzo, destinati a diventare famosi sotto l'unico nome di Tabula Cortonensis. Sottoposti ad una pulitura piuttosto drastica, furono dati come rinvenuti in località le Piagge, presso Camucia; tuttavia, alla luce del fatto che ulteriori ed approfondite ricerche nella zona non portarono al ritrovamento di altre testimonianze archeologiche, si dubita fortemente del luogo di rinvenimento. Questi sette frammenti costituiscono una tabula di forma rettangolare sulla quale vi è un'iscrizione incisa tramite un'affilatissima sgorbia. Sulla sommità, si nota un manubrio a due ganasce con un pomello sferoidale. Molto probabilmente, la tabula, forse parte di un archivio notarile privato, un tabularium posto nella parte più sacra della casa o forse esposta per qualche tempo in un luogo pubblico, era appesa mediante questo manubrio ad un binario che ne consentiva la lettura fronte-retro. Dopo essere stata asportata dal luogo della sua originaria collocazione, venne rotta in otto pezzi — l'ottavo non ci è pervenuto, ma questo non pregiudica in alcun modo dal momento che il pezzo era situato nell'estremità inferiore destra della tavola e si ritiene contenesse solo nomi di persona di una lista trascritta alle righe 24-32 della prima faccia e prolungata sulla prima riga della seconda faccia — e destinata all'occultamento. Probabilmente l'ottavo pezzo andò perduto durante le vicissitudini che portarono alla frantumazione della tavola.
Descrizione
Conservata in un ambiente umido, la tabula riporta macchie e incrostazioni dovute alla compresenza di oggetti in ferro. L'incisione è stata evidentemente facilitata dal fatto che il bronzo utilizzato fosse alquanto tenero, perché contenente una percentuale piuttosto consistente di piombo. L'iscrizione è opistografa, occupa, cioè, tutta una faccia, con 32 righe di scrittura (recto), per proseguire sull'altra faccia con 8 righe (verso). Le lettere risultano essere state incise con grande peculiarità; l'alfabeto è quello usato nel cortonese tra la fine del III e il II secolo a.C. Dunque, nel complesso il documento presenta 40 righe di testo per 260 parole, guadagnandosi così il pregio di essere il terzo testo etrusco per lunghezza, dopo quello della Mummia di Zagabria e della Tabula Capuana. Misura 28,5×45,8 cm ed è spessa circa 2–3 mm.
Si riconoscono chiaramente due mani diverse: uno scriba principale ha inciso le prime 26 righe del recto e le otto del verso; a un secondo scriba si attribuiscono le ultime sei righe del recto. Nel testo della tabula si riconosce unanimemente un importante atto giuridico, cosa desumibile dalla presenza del zilath mechl rasnal, ovvero il pretore di Cortona, sommo magistrato della città.
La faccia A della tavola contiene 32 righe di testo, mentre la faccia B ne contiene solo 8. Si pensa che ad incidere la tavola siano stati due scribi, il primo autore delle righe 1-26 delle faccia principale (faccia A) e dell'intera faccia opposta (faccia B), il secondo invece responsabile delle righe 27-32 della faccia A. Entrambi gli scribi usano un alfabeto particolare, proprio di Cortona, nel quale il segno per E retrogrado occorre in sillaba iniziale o finale per sostituire un antico dittongo.
Interpretazione
L'iscrizione fa particolare riferimento ad una compravendita di terreni tramite rivendicazione pubblica fatta dall'acquirente sulla cosa alla presenza del venditore e del pretore che ne sanzionava, a fine processo, la transazione. Di fatto, si testimonia la cessione da parte di Petru Scevas, uomo di umili origini ma arricchitosi con la mercatura, di terreni collinari affacciati sul lago Trasimeno ai membri di una famiglia aristocratica, i Cusu, in cambio di un miglioramento della posizione sociale. Come si desume dalla Tanella di Pitagora, la figlia di Petru Scevas avrebbe effettivamente sposato un membro della famiglia Cusu.
Testo
Bibliografia
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