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Stile decorativo Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

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Il termine compendiario, in ambito storico-artistico, designa uno stile sobrio e misurato di decorazione ceramica italiana affermatosi nella seconda metà del XVI secolo, originariamente a Faenza.[1][2]

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Piatto traforato Bianco di Faenza, 1550-1600

Lo stile compendiario si distingue per l’uso contenuto del colore e della linea, con motivi essenziali, spesso tracciati a pennellate rapide e sintetiche, che sostituiscono la ricchezza narrativa e il dettaglio minuzioso tipici delle maioliche rinascimentali precedenti. Questa tendenza verso una semplificazione decorativa ed eleganza formale riflette il gusto tardo-rinascimentale per l’armonia e la misura.

Il termine richiama anche la pittura alessandrina di epoca romana, dove figure e colori sono resi in modo essenziale e suggestivo, con pochi tratti e tonalità misurate.

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Descrizione e storia

Riepilogo
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Epoca romana

La pittura dell'età Alessandrina, spesso definita "pittura compendiaria", influenzò il gusto pittorico dell'età imperiale romana, in particolare la decorazione di piatti e di vasi in ceramica. Priva di contorni precisi e marcati, è una decorazione stilizzata, fatta a punta di pennello.

Venne descritta per la prima volta da Plinio il Vecchio che ne attribuì l'ideazione a Filosseno di Eretria.[3]

Sviluppatasi ad Alessandria d’Egitto tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C., tale corrente si distingue per un trattamento compendiario della figura e del paesaggio, dove i contorni sono ridotti all’essenziale e il colore suggerisce più che descrivere, evocando atmosfere spirituali e allusive piuttosto che una resa naturalistica. Questa “maniera compendiaria” della pittura alessandrina esercitò un’influenza duratura su successive concezioni artistiche basate sulla sintesi visiva e sull’espressione immediata dell’immagine.

La maiolica italiana

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Crespina in stile compendiario, a quartieri, con al centro un felino; Montelupo, XVII secolo, Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza

Nella tradizione della maiolica italiana, il termine compendiario indica uno stile e un approccio artistico caratterizzato dalla sintesi decorativa e dalla concentrazione di motivi iconografici essenziali all’interno delle superfici ceramiche. Questo stile si sviluppa soprattutto tra il XVI e il XVIII secolo, quando artisti e botteghe cercavano di condensare temi complessi, sia religiosi sia profani, in spazi ridotti, rendendo le scene immediatamente leggibili e comprensibili. Le opere compendiarie si distinguono per l’uso di forme stilizzate, la semplificazione delle figure, la concentrazione dei colori e l’equilibrio compositivo, privilegiando l’efficacia comunicativa rispetto all’abbondanza decorativa. La maiolica compendiaria si ritrova principalmente in centri come Faenza, Deruta, Castelli, Laterza e Montelupo, dove la tradizione ceramica incorporava schemi iconografici ripetibili e formule estetiche codificate, consentendo una produzione sia artistica sia funzionale, destinata a collezionisti, committenze religiose o mercati locali. Questo approccio sintetico, pur riducendo la complessità narrativa, contribuisce a rendere l’opera immediatamente riconoscibile e stilisticamente coerente, sancendo la compendiabilità come cifra distintiva della maiolica italiana di epoca rinascimentale e barocca.

La superficie bianca che copriva il biscotto doveva risultare lucida e corposa, grazie ad uno smalto molto spesso che dava alla maiolica brillantezza e luminosità. Per la decorazione pittorica, che in genere era riservata alla parte centrale del manufatto, si utilizzavano una tavolozza parca di colori - giallo, blu e ocra - ed un'estrema essenzialità di elementi decorativi. I disegni comprendevano a volte esili e solitarie figure, su fondo bianco, circondate da ghirlande stilizzate. Lo stile compendiario, che era una forma di reazione all'eccesso cromatico della ceramica di scuola urbinate, segnava un bisogno nuovo di semplicità e si serviva come base di uno smalto bianco vellutato, superbo per candore. Le figurette erano in movimento, aeree, ottenute con brevi tocchi di colore, senza minuzie descrittive, senza inutile precisione.

Faenza

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Fiasca bianco di Faenza, 1619-1637, Berlino, Kunstgewerbemuseum

Gaetano Ballardini nel 1929 definì stile compendiario un tipo di pittura su ceramica, con raffigurazioni leggere e stilizzate, ideato a Faenza nel Cinquecento.[4] Nella ceramica faentina, I bianchi del XVI e del XVII secolo rappresentano la tipologia decorativa esemplare di questo stile. Al ceramista faentino Virgilio Calamelli (detto Virgiliotto Calamelli), (1531–1570), al ceramista Leonardo Bettisi (detto Don Pino), (notizie dal 1564 al 1589) e ai Dalle Palle o Giangrandi si deve la nascita dello stile compendiario.[5][6]

Montelupo

La maiolica compendiaria di Montelupo Fiorentino, sviluppatasi tra il XVI e il XVII secolo, si caratterizza per la sintesi decorativa e la chiarezza narrativa delle scene rappresentate. Le superfici ceramiche, spesso piatti, albarelli o piastrelle, mostrano figure stilizzate, motivi geometrici e arabeschi.[7]

Deruta

A Deruta, Nicola Francioli fu tra i primi a dipingere maioliche in stile compendiario. Attivo nella prima metà del XVI secolo, introdusse una decorazione più sobria ed essenziale, con motivi semplificati e uso controllato del colore.[8]

Laterza

Le maioliche di Laterza in stile compendiario sono decorate con schizzi di pochi elementi e di pochi colori - in genere blu e giallo, su fondo bianco[9]. Lo stile istoriato laertino è tipico per la monocromia turchina, data su smalto bianco.[10]

Castelli

La ceramica di Castelli utilizzò lo stile compendiario fino a quando Francesco Grue (1618-1673) sviluppò uno stile istoriato che sostituì quello compendiario.[11]

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Ceramica compendiaria italiana nei musei

Galleria d'immagini

Note

Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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