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personaggio della mitologia osseta Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Soslan è un personaggio della mitologia osseta, figlio di un pastore e una pietra, uno dei più importanti delle saghe dei Narti. Lo stesso personaggio è presente in diverse declinazioni in altre saghe della regione caucasica. Egli è noto come Sawsyryqu (o Sosryko o Sosruko) presso i circassi, come Sosruko presso i tatari, come Sawsyrqwa presso gli abcasi e infine come Soska Sosla presso i ceceni-ingusci.
Il Ciclo dei Narti narra che un giorno Satana era al fiume a far il bucato quando un pastore la vide e ne rimase affascinato a tal punto da sdraiarsi su una pietra e trarne piacere pensando alla donna. Satana lo vide e tempo dopo prese altre giovani narte, si recò alla pietra e la sgravò di un bimbo che venne chiamato Soslan. Il bambino crebbe e diventato più grande disse alla madre che non sarebbe mai valso niente se non fosse stato immerso nel latte di lupa dall'artigiano celeste Kurdalægon.
Kurdalægon interpellato da Satana fu d'accordo e si mise a scavare la tinozza per immergervi il bambino, ma Syrdon lo confuse e la tinozza fu fatta più corta di quattro dita. Quando fu pronta, vennero portati cento sacchi di carbone e Satana mandò il marito Uryzmæg a procurarsi il latte al crocevia dei sette sentieri, qui l'eroe narte incontrò Silæm, la madre di tutti i cani del mondo che condusse a lui tutte le lupe del bosco da cui Uryzmæg munse il latte necessario.
Una volta pronto tutto Kurdalægon immerse Soslan nella tinozza che essendo più corta costrinse il bambino a tenere le ginocchia piegate, ciò lo rese tutto di acciaio ad esclusione delle ginocchia rimaste di carne.
Secondo C. Vielle (Le Mytho-Cycle Héroïque dans l'aire Indo-Européenne: Correspondances et transformations Helléno-Aryennes, Louvain, 1996) il mito di Soslan è paragonabile a quello dell'eroe greco Achille (ma lo stesso si può dire per un altro eroe greco, il cugino di Achille, Aiace figlio di Telamone), degli eroi indiani Arjuna e Krishna e dell'eroe celtico Cú Chulainn, dell'eroe germanico Sigfrido. Esso appartiene pertanto a un originario archetipo indoeuropeo di eroe, riconoscibile per una serie definita di tratti originari comuni, fra cui ricordiamo solo i più salienti:
Il collegamento fra la saga dei Narti e il ciclo di leggende di Re Artù ha indotto alcuni a vedere in quest'ultimo un cavaliere di truppe ausiliarie caucasiche distaccato in Britannia ai tempi della caduta dell'Impero romano d'Occidente. Tale interpretazione razionalistica e pseudo-storica del mito non ha fondamento reale e la somiglianza fra i miti degli Osseti (di cultura indo-europea, e precisamente indo-iranica) e i miti arturiani va ricondotta alla comune eredità proto-indoeuropea dei Celti e degli Osseti stessi. La saga ossetica dei Narti riceve tuttavia forti influssi di adstrato dalle più antiche popolazioni del Caucaso, che hanno lingua e cultura proprie.
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