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istituto religioso della Chiesa Cattolica Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La Società dei Missionari Indiani (in latino Societas Missionariorum Indiae Orientalis, in inglese The Indian Missionary Society) è un istituto religioso maschile di diritto pontificio: i membri di questa congregazione clericale pospongono al loro nome la sigla I.M.S.[1]
La congregazione venne fondata a Benares il 3 novembre 1941 da Gaspar Pinto (1905-1976) per formare una compagnia di missionari indigeni per evangelizzare la popolazione indiana.[2]
Ottenuto il nihil obstat della congregazione di Propaganda Fide (22 novembre 1944), il francescano Angelo Poli, vescovo di Allahabad, eresse la fraternità in società di vita comune senza voti; il 25 gennaio 1953 Joseph Emil Malenfant, prefetto apostolico di Benares-Gorakhpur, trasformò la società in congregazione religiosa.[2]
La Società dei Missionari Indiani venne approvata dalla Santa Sede il 19 aprile 1999.[2]
Finalità dell'istituto è l'evangelizzazione delle popolazioni dell'India, mediante i metodi più adatti alla cultura locale: giuridicamente, dipende dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.[1]
I religiosi della Società operano essenzialmente in India e contano alcune comunità all'estero;[3] la sede generalizia è a Varanasi.[1]
Al 31 dicembre 2008 la congregazione contava 68 case e 292 religiosi, 160 dei quali sacerdoti.[1]
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