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I savoiardi, in origine savojardi,[2] sono biscotti dolci e leggeri dalla consistenza molto friabile e spugnosa che prendono il nome dalla regione storica della Savoia. La forma, un cilindro schiacciato con gli spigoli smussati, ricorda un grosso dito e per questa ragione in inglese vengono chiamati lady fingers[3][4] ("dita di dama"), in turco vengono chiamati kedi dili ("lingua di gatto"), mentre in Francia vengono chiamati biscuits à la cuillère ("a forma di cucchiaio"[5]) se morbidi, o boudoirs se secchi.

Disambiguazione – Se stai cercando il dolce francese conosciuto come "biscotto di Savoia", vedi Torta savoiarda.
Fatti in breve Origini, Altri nomi ...
Biscotto savoiardo
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Origini
Altri nomiPrestofatti
Luogo d'origine
RegioneSavoia
DiffusionePiemonte[1]
Molise[senza fonte]
Sardegna[1]
Sicilia
Dettagli
Categoriadolce
RiconoscimentoP.A.T.
SettorePaste fresche e prodotti della panetteria, biscotteria, pasticceria e confetteria
Ingredienti principalifarina, zucchero, uova[1]
Chiudi

I savoiardi sono uno degli ingredienti principali di dolci al cucchiaio come il tiramisù e la charlotte.

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Biscotti savoiardi all'interno di una porzione di tiramisù
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Storia

Alcune fonti fanno risalire l'origine degli odierni biscotto a un dolce avente il medesimo impasto, il gâteau (o biscuit) de Savoie, creato intorno alla metà del XIV secolo dallo chef (maître queux) di Amedeo VI di Savoia[6], in onore della visita dell'imperatore Carlo IV di Lussemburgo.[7][1][8]

In seguito, grazie al successo riscosso, i biscotti vennero denominati Savoiardi e adottati ufficialmente da Casa Savoia.[9][10]

I savoiardi in Italia

I savoiardi sono conosciuti in tutte le regioni italiane che hanno subito l'influenza dei Savoia. Per tale motivo sono diffusissimi e tipici in Sardegna e in Piemonte, dove venivano prodotti in passato nelle famiglie (anche con il nome di "pistoccus de caffè") e dove fanno tuttora parte della tradizione dolciaria artigianale.

Sono diffusi anche in Sicilia, il cui Regno fu governato dal re sabaudo Vittorio Amedeo II di Savoia nel Settecento, dove la ricetta è stata reinterpretata dalla tradizione pasticcera isolana[11], in particolare a Caltanissetta dove vengono chiamati raffiolini e sono venduti insieme alla carta da forno.[12]

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Note

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Bibliografia

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

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